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Milano, i Sentinelli a Sala: “Via la statua di Montanelli”. Capogruppo Pd contrario: “Tentativi di moralizzazione della memoria”

Secondo il movimento, il giornalista "fino alla fine dei suoi giorni ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale. Quella statua un'offesa alla città". Oltre al capogruppo Pd, anche Forza Italia si oppone e invita il sindaco a prendere le distanze

Una lettera-appello dei Sentinelli di Milano al sindaco Giuseppe Sala e al Consiglio comunale per invitarli a rimuovere la statua di Indro Montanelli, simbolo del giornalismo italiano, dai giardini di Porta Venezia.

La pubblicazione, sulla pagina Facebook del movimento, è arrivata dopo le proteste e i cortei che si sono tenuti anche a Milano, per l’uccisione di George Floyd a Minneapolis. E nel Regno Unito le manifestazioni sono culminate, a Oxford, con la richiesta di rimozione della statua di uno dei simboli del colonialismo britannico.

Secondo i Sentinelli, in scia all’iniziativa d’Oltremanica, il giornalista “fino alla fine dei suoi giorni ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale” (la citazione non è letterale, Montanelli non usò mai l’espressione “schiava sessuale”, qui un articolo sul Corriere in cui ricostruiva quella vicenda, ndr). Per questo, si legge nella lettera, “riteniamo che sia ora di dire basta a questa offesa alla città e ai suoi valori democratici e antirazzisti” e quindi di rimuovere il monumento e di intitolare i giardini “a qualcuno che sia più degno di rappresentare la storia e la memoria della nostra città Medaglia d’Oro della Resistenza”.

La richiesta ha raccolto pochi consensi in Consiglio comunale. Se alcuni consiglieri del Pd si sono dimostrati favorevoli a discuterne in aula, il capogruppo dem Filippo Barberis ritiene “incomprensibile dedicare tempo all’argomento in Comune in questa delicatissima fase dove dovremmo avere ben altre priorità e progetti”. “Sono molto lontano culturalmente da questi tentativi di moralizzazione della storia e della memoria che trovo sbagliati e pericolosi – dice Barberis – Atteggiamenti che hanno a che fare più con la categoria della censura che della riflessione critica e che hanno ben poco a che vedere con la sensibilità della nostra città”. Per il capogruppo di Forza Italia, Fabrizio De Pasquale, Montanelli è “simbolo del giornalismo libero italiano” e “di chi sa andare controcorrente contro la peggior censura, quella del conformismo”. Quindi la richiesta a Sala affinché prenda “le distanze dai Sentinelli, campioni dell’intolleranza e dell’odio politico”. Matteo Forte di Milano Popolare ha invece bollato I Sentinelli come “talebani dell’antifascismo”. “Siamo in tempo di esami di maturità, ripassino la storia e scopriranno – aggiunge – che nella città medaglia d’Oro della Resistenza il giornalista fu fatto prigioniero e condotto a San Vittore dai nazisti per poi essere liberato da patrioti cattolici”. Nel dibattito è intervenuto anche Matteo Salvini, leader della Lega e a lungo consigliere comunale a Milano: “Giù le mani dal grande Indro Montanelli! Che vergogna la sinistra, viva la libertà”, ha scritto sui suoi profili social.