Società

Coronavirus, nel lockdown sono calati i fumatori, ma solo quelli di sigarette. E chi non ha smesso ha aumentato

I dati dell’Istituto Superiore di Sanità presentati nella Giornata Mondiale senza tabacco e raccolti con un questionario anonimo nel mese di aprile. Nello stesso periodo gli operatori del Telefono Verde contro il fumo hanno gestito una media di 31 chiamate al giorno (52 nel periodo pre lockdown) ma la durata di ciascuna telefonata è raddoppiata

Meno sigarette, più svapo. Durante il lockdown i fumatori di sigarette tradizionali sono diminuiti, ma sono aumentati i consumatori di tabacco riscaldato e sigaretta elettronica, alto anche il numero di chi li ha provati per la prima volta proprio durante questo periodo. Tra i fumatori di sigarette tradizionali chi non è riuscito a smettere, ha invece fumato più bionde. Lo dicono i dati dell’Istituto Superiore di Sanità realizzati in collaborazione con l’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri, l’Università Vita-Salute S. Raffaele, l’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete Oncologica (ISPRO) e la Doxa, presentati il 29 maggio in occasione della Giornata Mondiale senza tabacco. L’indagine, svolta con l’obiettivo di cogliere gli effetti del lockdown sulle abitudini al fumo degli italiani, è stata effettuata nel mese di aprile con un questionario anonimo online.

Numeri alla mano, durante il lockdown la prevalenza dei fumatori è passata dal 23,3 al 21,9%, 1,4 punti percentuali in meno che corrispondono a circa 630mila fumatori in meno (circa 334mila uomini e 295mila donne). Rispetto alle fasce d’età, hanno cessato il consumo di sigarette circa 206mila persone tra i 18 e i 34 anni, 270mila tra 35 e 54 anni e circa 150mila tra 55 e 74 anni. Inoltre un altro 3,5% della popolazione pur non cessando completamente il consumo dei prodotti del tabacco ha diminuito la quantità consumata. “I dati dell’indagine – sostiene Roberta Pacifici, direttore del Centro Nazionale Dipendenze e doping dell’ISS – ci dicono che il fumatore fortemente motivato ce la può fare a smettere e che situazioni di particolare emergenza sanitaria possono diventare una grande opportunità di salute“.

Purtroppo però il 9% della popolazione la cui stima è di circa 3,9 milioni di persone ha aumentato o iniziato il consumo di tabacco. L’8,55 ha aumentato il numero di sigarette fumate al giorno e 218mila persone sono diventate nuovi fumatori. Precisamente il consumo medio di sigarette al giorno è passato da 10,9 a 12,7 con un incremento del 9,1 per cento.

Particolarmente alta la percentuale di incremento delle sigarette consumate al giorno nelle donne che è stato del 15,2% rispetto al 3,6% riscontrato negli uomini. Gli utilizzatori di sigaretta elettronica (occasionali e abituali) prima del lockdown erano l’8,1% della popolazione di età compresa tra 18 e 74 anni. Durante il lockdown tale percentuale è salita al 9,1% con un incremento degli utilizzatori di sigaretta elettronica di circa 436.000 persone. Tra gli utilizzatori di sigaretta elettronica che hanno aumentato il consumo durante il lockdown, il 38,9% ha incrementato il numero di puff, il 18% ha ripreso regolarmente a utilizzarla, il 17% era un consumatore occasionale ed è diventato abituale (tutti i giorni), il 13% la utilizzava raramente (1-2 volte nella vita) ed è diventato un consumatore abituale, il 13% non l’aveva mai provata prima del lockdown.

Prodotti a tabacco riscaldato: la metà degli utilizzatori che hanno incrementato i consumi durante il lockdown ha iniziato a utilizzare il prodotto per la prima volta, mentre 1 consumatore occasionale su 5 è diventato abituale, soprattutto giovani. Gli utilizzatori di prodotti a tabacco riscaldato (occasionali e abituali) prima del lockdown erano il 4,1% degli italiani, ovvero circa 1.787.600 persone. Durante il lockdown tale percentuale è salita al 4,4% con un incremento degli utilizzatori di sigaretta elettronica di circa 130.800 persone.

La percentuale di chi utilizza i prodotti del tabacco e la sigaretta elettronica è significativamente più elevata tra coloro che hanno dichiarato di avere un consumo di alcol “a rischio”, di consumare cannabis o di praticare il gioco d’azzardo.

Durante il periodo del lockdown gli operatori del Telefono Verde contro il fumo hanno gestito una media di 31 telefonate al giorno (52 nel periodo pre lockdown) ma la durata di ciascuna telefonata è raddoppiata passando da circa 8 a 15 minuti. Sono aumentate le telefonate di fumatori con patologie fumo correlate e fumatori incentivati a smettere per la paura di essere più vulnerabili al Covid-19. Da parte degli operatori del TVF è aumenta in maniera esponenziale l’offerta di percorsi per smettere di fumare (dal 3 al 18%; da 150 percorsi attivati in 9 mesi a 172 nel periodo del lockdown) e sono raddoppiati l’offerta di informazioni sulla salute (dal 33 al 63%) e il sostegno psicologico (dal 4 all’8%).

Non sono mancate telefonate di familiari di fumatori che si sono trovati a subire il fumo passivo in casa o di genitori di adolescenti che si si sono accorti dell’utilizzo dei prodotti da fumo da parte dei loro figli.