Mondo

Usa, Twitter segnala un nuovo post di Trump sul caso Floyd. Ma la Casa Bianca lo ritwitta. Biden: “Ne ho abbastanza, incita alla violenza”

L'ultimo tweet incriminato è stato postato circa tre ore fa e fa riferimento agli scontri degli ultimi giorno a Minneapolis dopo la morte del 46enne afroamericano George Floyd soffocato da alcuni agenti di polizia durante un controllo. Il tycoon: "Inviata la Guardia Nazionale se il sindaco della sinistra radicale, Jacob Frey, non farà qualcosa per placare le proteste"

Twitter non si fa intimidire e segnala un altro post del presidente americano Donald Trump, in cui minaccia di inviare la Guardia Nazionale a Minneapolis, città teatro di scontri e violenze dopo dopo la morte del 46enne afroamericano George Floyd soffocato da alcuni agenti di polizia durante un controllo se il sindaco della “sinistra radicale”, Jacob Frey, non farà qualcosa per placare le proteste. Nel messaggio, il presidente ha scritto che “in caso di saccheggi si inizia a sparare”. Secondo la piattaforma, però, il post del tycoon “viola gli standard sull’esaltazione della violenza“, per questo è stato segnalato, anche se è ancora visibile agli utenti. Nonostante ciò, anche il profilo ufficiale della Casa Bianca ha ritwittato il messaggio del presidente. E il candidato democratico alla presidenza, Joe Biden, si scaglia contro il suo avversario alle elezioni di novembre: “Sono furioso, Trump istiga alla violenza“.

Continua così il botta e risposta tra il social preferito da Trump e il presidente americano stesso che solo poche ore fa ha firmato un ordine esecutivo per ridurre l’immunità di cui godono i social per i contenuti dei loro siti che li protegge da eventuali cause. Il tycoon, infatti, non ha apprezzato che la piattaforma dell’uccellino ha bollato come “potenzialmente fuorvianti” alcuni suoi tweet su possibili brogli dovuti al voto per posta negli Usa, ma l’intervento del presidente degli Stati Uniti non ha intimidito Twitter che, anzi, continua a verificare i contenuti diffuse sulla propria piattaforma, tra cui anche quelli del tycoon.

L’ultimo post incriminato è stato postato circa tre ore fa e fa riferimento agli scontri degli ultimi giorno a Minneapolis. “Non posso stare indietro e guardare quanto accade in una grande città americana – ha scritto sul suo profilo Twitter il presidente americano – Una totale mancanza di leadership. O il debole sindaco della sinistra radicale, Jacob Frey, si mette in azione e mette sotto controllo la città, oppure invierò la Guardia Nazionale e farò il lavoro giusto”. Trump ha anche definito “teppisti che disonorano il ricordo di George Floyd” le persone che negli ultimi giorni hanno protestato, saccheggiando supermercati e dando fuoco a macchine e palazzi, tra cui anche la centrale della polizia degli agenti licenziati e accusati dell’omicidio del 46enne afroamericano. “Non lascerò che ciò accada – ha aggiunto il presidente americano – Ho appena parlato con il governatore Tim Walz e gli ho detto che i militari sono con lui fino in fondo”. Insieme, infatti, ha sottolineato Trump sono pronti ad intervenire e ad assumere il controllo, perché “quando inizia il saccheggio, inizia la sparatoria“.

Biden coglie l’occasione per attaccare di nuovo il suo rivale alle prossime Presidenziali: “Ne ho abbastanza. Il presidente fa un appello alla violenza contro cittadini americani in un momento di grande dolore per molti – ha twittato – Sono furioso, e dovreste esserlo anche voi”. Biden condanna anche l’arresto di un giornalista afroamericano della Cnn con la sua troupe: “È stato arrestato mentre faceva il suo lavoro, mentre il poliziotto che ha ucciso George Floyd resta ancora libero”.

Intanto, il presidente continua la sua battaglia per limitare l’immunità dei social network. Lo fa con un tweet in cui ha scritto “Revoke 230!”, in riferimento alla Section 230 del Communications Decency Act, la legge del 1996 che negli Usa regola la diffusione dei contenuti su Internet. La Section 230, che protegge i provider da eventuali responsabilità penali e civili per i contenuti pubblicati sulle loro piattaforme, è quella alla quale Trump ha voluto mettere mano con l’ordine esecutivo firmato ieri.