Cronaca

Fase 2, Fondazione Gimbe: “Pochi tamponi e troppi nuovi casi. Lombardia, Piemonte e Liguria non sono pronte a riaprire”

Se nelle tre Regioni il numero di tamponi effettuati rimane poco sopra o poco sotto la media nazionale, si nota che queste presentano i numeri più alti per tamponi diagnostici positivi e per 'incidenza di nuovi casi per 100mila abitanti

Lombardia, Liguria e Piemonte non sono pronte a riaprire i propri confini il 3 giugno. Lo si legge nell’ultimo rapporto pubblicato dalla Fondazione Gimbe che studia in maniera indipendente i dati relativi alla pandemia di coronavirus fin dalla sua comparsa in Italia. Diversi gli elementi che hanno portato a dire che, in queste aree del Paese, la curva del contagio è tutt’altro che sotto controllo: “In queste Regioni si rileva la percentuale più elevata di tamponi diagnostici positivi, il maggior incremento di nuovi casi, a fronte di una limitata attitudine all’esecuzione di tamponi diagnostici”. E aggiungono che “in Emilia-Romagna una propensione ancora minore potrebbe distorcere al ribasso il numero dei nuovi contagiati”.

Mentre scienziati e amministratori si dividono sulle iniziative del governo in vista del 3 giugno, in attesa degli ultimi dati che saranno diffusi il 29 maggio e sui quali si baserà la decisione del ministro della salute, Roberto Speranza, del comitato tecnico scientifico e del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, la Fondazione sottolinea che, “tenendo conto delle notevoli eterogeneità regionali nell’esecuzione dei tamponi e della limitata affidabilità dell’indice Rt (l’indice di trasmissibilità di una persona infetta, ndr)”, è importante prendere in considerazione due indicatori: l’incidenza di nuovi casi e il numero di tamponi “diagnostici”, escludendo quelli eseguiti per confermare la guarigione virologica o per necessità di ripetere il test.

E il risultato, basato sull’analisi dei dati del periodo post-lockdown (4-27 maggio), evidenzia tre aspetti che lanciano un allarme sulle tre Regioni indicate. Per quanto riguarda la percentuale di tamponi diagnostici positivi, questa “risulta superiore alla media nazionale (2,4%) in 5 Regioni. In maniera rilevante in Lombardia (6%) e Liguria (5,8%) e in misura minore in Piemonte (3,8%) Puglia (3,7%) ed Emilia-Romagna (2,7%)”.

Se si passa invece a considerare i tamponi diagnostici per 100mila abitanti, “rispetto alla media nazionale (1.343), svettano solo Valle d’Aosta (4.076) e Provincia Autonoma di Trento (4.038). Nelle tre Regioni ad elevata incidenza dei nuovi casi, la propensione all’esecuzione di tamponi rimane poco al di sopra della media nazionale sia in Piemonte (1.675) che in Lombardia (1.608), mentre la Liguria (1.319) si attesta poco al di sotto”, con l’Emilia-Romagna che ha numeri ancora inferiori (1.202).

Infine, viene esaminata anche l’incidenza di nuovi casi per 100mila abitanti: “Rispetto alla media nazionale (32), l’incidenza è nettamente superiore in Lombardia (96), Liguria (76) e Piemonte (63). Se il dato del Molise (44) non desta preoccupazioni perché legato a un recente focolaio già identificato e circoscritto, quello dell’Emilia-Romagna (33) potrebbe essere sottostimato dal numero di tamponi diagnostici (1.202 per 100mila abitanti)” troppo basso.

Questi dati, spiegano dalla Fondazione Gimbe, potrebbero essere addirittura più ottimistici rispetto alla situazione attuale, visto che “riflettono quasi interamente le riaperture del 4 maggio, ma non quelle molto più ampie del 18 maggio che potranno essere valutate nel periodo 1-14 giugno, tenendo conto di una media di 5 giorni di incubazione del virus e di 9-10 giorni per ottenere i risultati del tampone. A 23 giorni dall’allentamento del lockdown, dunque, la Fondazione Gimbe dimostra che la curva del contagio non è adeguatamente sotto controllo in Lombardia, Liguria e Piemonte”.

Gli scenari davanti ai quali si troverà il comitato tecnico scientifico, commenta il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, sono tre: “Il primo, più rischioso, di riaprire la mobilità su tutto il territorio nazionale, accettando l’eventuale decisione delle Regioni del Sud di attivare la quarantena per chi arriva da aree a maggior contagio. Il secondo, un ragionevole compromesso, di mantenere le limitazioni solo nelle tre Regioni più a rischio, con l’opzione di consentire la mobilità tra di esse. Il terzo, più prudente, di prolungare il blocco totale della mobilità interregionale, fatte salve le debite eccezioni attualmente in vigore”.