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Alba Parietti ricorda Ezio Bosso con una lettera: “Non era facile amarlo, con lui non ho mai potuto decidere niente, sono stata alle sue regole”

Ezio sapeva sdrammatizzare e sapeva portarti immediatamente lontano dal pensiero della sua condizione. Non amava farsi commiserare, aveva alcune durezze nel carattere che oggi suonano come una forma di difesa, per sé e per gli altri“. Con queste parole Alba Parietti ricorda il maestro Ezio Bosso, scomparso a 48 anni a causa di una malattia degenerativa. Tra i due c’era un rapporto durato anni. E Parietti ha voluto ricordarlo con una lettera pubblicata su Chi: “Sapeva che, chi si fosse affezionato a lui, avrebbe sofferto. Bosso era fragile fisicamente ma fortissimo di carattere, era un uomo che metteva in dubbio ogni tua certezza, conoscerlo è stato un dono raro. Perché parlo di lui? Perché sono abituata a manifestare i miei stati d’animo e perché voglio rendere omaggio a una persona che ha lasciato un segno nella mia vita e anche in quella di chi non lo conosceva. Voglio che il mio sia un omaggio sincero, scevro da qualunque lettura maliziosa“. Alba racconta di aver iniziato a seguire ogni suo concerto dopo l’apparizione sanremese nel 2016. “Sapeva ammaliarti, portarti in un altro mondo, sentire un suo concerto era una cosa che ti faceva volare quando uscivi dal teatro, non era più la persona di prima“, scrive. Non commenta la natura della relazione con Bosso ma chiarisce: “Avevo imparato a conoscerlo e non era facile, non era facile essergli amico, non era facile amarlo, con lui non ho mai potuto decidere niente e ho sempre e solo accettato le regole che lui stabiliva. Per questo ho trattato Ezio come trattavo tutti, e questa è la mia più grande colpa e il più grande sollievo. Perché non avevo filtri, mi piaceva provocare le sue reazioni, avevamo un rapporto schietto e questa è stata la cosa più bella. Ho sempre volato sopra gli stereotipi, la banalità le condizioni fisiche, sopra qualsiasi cosa. Certo, a volte abbiamo anche discusso, perché era “inafferrabile”, sfuggente. Lo trattavo come una persona sana e lui diceva che, quando non sbroccavo, ero una persona meravigliosa. Ammetto di aver sbroccato, e forse lui si divertiva perché era uno che aveva una sua vanità, e vorrei che la gente non lo dipingesse come un povero ragazzo sfortunato perché era un uomo pieno di charme, di donne che avrebbero fatto qualsiasi cosa per stare con lui, consapevole dei suoi poteri“.