Calcio

Kitikaka – Il 1982, la Rai, l’Aic. Parla Marco Tardelli: “Per la ripresa del calcio avrei voluto 5 cambi. La Domenica Sportiva mi manca”

Piccolo stupidario del fine settimana calcistico (che non c'è), con il titolo che vuole essere un tributo (a modo nostro) alla fortunata trasmissione Mediaset - In questa puntata l'intervista al campione del mondo, tra le serate in tv da opinionista, la nostalgia del pallone e l'idea di diventare presidente dell’Associazione Italiana Calciatori

“Sto mangiando un gelato, facciamo domani”. Marco Tardelli versione Pupo il primo giorno di libertà post Covid-19. Il 65enne azzurro, campione del mondo ’82, opinionista della Domenica Sportiva, la pazza idea di diventare presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, racconta un po’ di vita e di calcio durante il lockdown, come di quel giorno dell’urlo dopo il gol ai Mondiali del 1982. Dandosi rigorosamente del lei.

La quarantena è finita…
Finalmente.

La prima cosa fatta senza lasciapassare prima del gelato…
Sono andato a trovare degli amici.

Tardelli il “congiunto”. Il 3 di maggio dal suo profilo Twitter rilanciò il tweet della sua compagna Myrta Merlino: “Io ho un compagno non convivente, un’unione d’amore ma non civile, per me più che un affetto stabile, ma il poliziotto che mi controlla che ne sa?”
Beh, alla fine ce la siamo cavata. Abitiamo a trecento metri di distanza. Qualche volta ci siamo visti. Lei passava sotto casa mia, io sotto casa sua. Abbiamo anche fatto la spesa insieme.

La Bundesliga è ripartita. La Liga riprenderà (con un turnover massacrante): la serie A che fa?
Mi auguro possa ricominciare. Con controlli severi, ma il calcio deve ripartire. Anche se i tifosi non amano la soluzione a porte chiuse. Siamo un’emergenza e il Campionato va fatto ripartire per salvare tante cose. Se l’hanno fatto in Germania possiamo farlo anche noi.

Ha usato il verbo salvare…
La Serie A salva tante squadre, è il movimento del calcio, è quella che distribuisce la solidarietà e gli aiuti non solo per leghe minori del calcio, ma anche per gli altri sport.

Playoff e playout addio…
Non ci ho mai creduto. Un campionato non si può decidere così. Bisogna arrivare in fondo per decidere scudetto e retrocessione. Il calcio che ci sarà non sarà di primissima qualità.

Chi vince lo scudetto?
Difficile, se la giocano Lazio e Juve. Non riusciamo a capire quali saranno le condizioni fisiche e psicologiche dei ragazzi. Non sappiamo ancora cosa comporterà un torneo ristretto con tempi di recupero brevissimi. Una cosa: avrei preferito ci fossero cinque cambi in partita.

E chi vince tra Calcagno e Tardelli (i due nomi ipotizzati per succedere a Damiano Tommasi all’AIC)?
Vedremo chi si candiderà.

Lei si candida?
Ho tempo un mese prima dell’assemblea e anche lui. Oltretutto non mi risulta che Calcagno si sia candidato. Io l’avevo già fatto per l’assemblea del 27 aprile, ma è stata rimandata. Vedremo a breve.

Sui social si è speso molto per il Fondo Mutuo Soccorso di otto milioni di euro per i giocatori in difficoltà…
Se ci sono loro (la cordata Tommasi Calcagno ndr) e continueranno ad esserci faranno ciò che vogliono. Se dovessi decidere io, come vede ho altre idee.

Frecciatina a Tommasi presidente AIC: “Anche se non era una tua specialità in campo, fai un dribbling alla burocrazia”
Una semplice battuta.

Cattivella…
Alla toscana, più che altro

Nostalgia per le serate della Domenica Sportiva?
Mi manca molto. La faccio tutt’ora, ma quella col calcio giocato è un altro mondo. Quando si è tutti in gruppo c’è adrenalina. Quando ci si collega da casa è moscia.

Lei ha fatto sempre l’opinionista/ospite in Rai. Cosa le hanno fatto di male Sky e Mediaset?
L’ho fatto per loro una volta con i Mondiali in Sudafrica. Ma io amo la Rai, ci si abitua, si amano le persone. Andrò avanti così, la tv pubblica mi piace.

Una volta si diceva “una scelta politica”…
Non so se politica o no, ma ho fatto una scelta.

Nelle scorse settimane le dirette per i vari decreti e i vari lockdown del presidente del consiglio Conte hanno fatto stessi ascolti e share delle partite della Nazionale…
Qualche diretta l’ho vista anch’io

Su un campo da calcio in che ruolo vedrebbe bene Conte?
In questo momento penso debba essere un giocatore universale: in porta, in difesa, all’attacco. Essendo il nostro capo. Ci vuole molta energia.

Si è arrabbiato molto con Chiellini quando ha affermato che “odia sportivamente l’Inter”…
Sì, ma sono rimasto deluso su un’altra cosa. Non andavano attaccati altri giocatori come Balotelli e Felipe Melo essendo Chiellini nel consiglio direttivo, anzi la punta di diamante dell’AIC. Non è stata una cosa carina. Poi tutti sono andati a sottolineare la parola e il concetto dell’ “odio”: ma quante volte dici “ti odio” a tua madre o tuo padre perché non ti hanno permesso di fare una cosa?.

Da juventino quante volte l’hanno chiamata “gobbo”?
Spesso

E lei che rispondeva?
Era un vanto. Poi oggi quella maglia, quella casacca di un particolare tessuto che si usava all’epoca, dove sulla schiena ti entrava il vento e sotto ti si formava una specie di gobba, non esiste più.

Moana Pozzi le diede un 8: non come giocatore, ma come amante
Di Moana ne ho parlato tante volte. Adesso basta.

Si è sempre accompagnato con donne bellissime…
Grazie. Non mi sono mai pentito delle cose che ho fatto. E difficilmente le nascondevo

Diventare allenatore non l’ha mai presa del tutto…
Sono stato fortunato e sfortunato, probabilmente non ho avuto quella voglia di accettare determinate strade e ho deciso di mollare. Ho avuto proposte, sì, ma molte non mi piacevano

La ricordo vice dell’Irlanda, chissà quante birre vi facevate al giorno…
No no, guardi sono ragazzi serissimi che si impegnano alla grande. Gli irlandesi sono un po’ italiani nell’amare la loro maglia.

Lei ha avuto allenatori mitici. Ricordiamone qualcuno: Enzo Bearzot.
Una persona fantastica, onesta. Severo nel comportamento e in quello che pretendeva. Un grande padre. Un leader.

Il “Trap”, Giovanni Trapattoni, che inventò il suo ruolo di mezz’ala.
In realtà la mezz’ala la facevo già nel Pisa e nel Como. Anche con lui ci siamo incontrati, abbiamo litigato, abbiamo discusso, e ci siamo capiti.

Carletto Parola.
Per un anno. Gli devo molto. Come devo molto a tanti miei compagni senatori: Zoff, Furino, ecc… Se hai l’anziano che ti aiuta è positivo, se invece ti vede come quello che puoi sostituirlo è negativo.

Lei non dava molto retta ai suoi allenatori o sbaglio?
In campo ti dicevano che dovevi fare determinate cose, ma capitava che facessi anche di testa tua cose che non ti avevano detto. La differenza tra un giocatore bravo e uno non bravo è che il primo sa scegliere la cosa giusta da fare all’istante. Al di là delle sue qualità.

C’è un Marco Tardelli oggi in qualche campo di calcio della serie A?
Non c’è più Tardelli, ma ci sono Barella, Gagliardini, Pellegrini.

Oggi si gioca in modo un po’ diverso dagli anni settanta/ottanta quando giocava lei…
C’era un preparazione diversa per forza, ma ricordiamoci che noi eravamo 18 giocatori: c’erano 13/15 giocatori che scendevano in campo, più tre giovani della Primavera. Oggi invece ci sono 30 giocatori. All’epoca si stava in campo anche se si era distrutti. Si giocava con lo stiramento o con una costola rotta. E poi era un calcio fisicamente più duro. I falli che facevamo una volta se fatti adesso sarebbero parecchie espulsioni. Oggi i giocatori sono un pochino più protetti, via.

Dopo aver segnato il secondo gol nella finale Italia-Germania ai Mondiali dell’82 che parola pronunciò durante il famoso urlo in diretta planetaria?
Non ricordo cosa dissi e cosa mi uscì dalla bocca. Probabilmente tante parole, sillabe, cose.

Un’emozione assoluta che non ricapiterà più…
E questo è un dramma. A Spagna ‘82 fu tutto bellissimo perché nessuno si aspettava che vincessimo. Trofeo che fu dovuto al coraggio di un allenatore. Bearzot lasciò a casa giocatori importanti che meritavano: Di Bartolomei, Pulici, Beccalossi, Claudio Sala. Pruzzo. Cosa che non succederebbe oggi perché gli italiani da Nazionale sono contati.

Ultime parole famose, 19 maggio 2020, secondo giorno della fase 3.
Non mi sento in grado di dare consigli agli italiani. Dovremo rivedere la nostra vita, mi auguro nasca un maggior senso di comunità e collettività ma non mi sembra di vederlo.

Una curiosità: ma lei la mattina alle 11 si piazza sulla poltrona, vestaglione di flanella, birra gelata e frittatone di cipolla per seguire L’aria che tira condotta dalla sua compagna?
A volte sì, mi capita. Myrta è sempre sul pezzo. Non ha mai mollato. Ha sempre continuato a lavorare. È un buon segnale.