Cronaca

Vicenza, per la previdenza sociale era “cieco assoluto” ma guidava l’auto: 43enne denunciato per truffa aggravata

Denunciata anche la moglie, che fingeva di assisterlo quando si recava agli sportelli. Il gip ha autorizzato un sequestro preventivo per equivalente di beni fino alla somma di 87.583 euro, percepiti illegalmente come pensione di invalidità e indennità per l'accompagnamento

Per la previdenza sociale risultava un “cieco assoluto”, beneficiario dal dicembre 2013 di pensione di invalidità e di una indennità speciale di accompagnamento. I finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza lo hanno pedinato, controllato, fotografato. Dopo un’indagine durata per mesi, un senegalese di 43 anni e la moglie ghanese di 39 anni, sono stati denunciati per concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Il gip ha autorizzato un sequestro preventivo per equivalente di beni fino alla somma di 87.583 euro, che egli avrebbe percepito illegalmente.

I finanzieri della Tenenza di Schio hanno accertato che non è cieco, visto che riesce a svolgere attività quotidiane come guidare l’auto, camminare senza assistenza, fare tranquillamente jogging, eseguire piccoli lavori edili ed effettuare preso gli sportelli Atm il prelievo delle indennità economiche. Durante queste sette anni l’uomo ha addirittura rinnovato per due volte la patente di guida, nel 2014 e 2017. A copertura del suo stato, quando doveva recarsi presso uno sportello bancario per sottoscrivere documenti riguardanti il suo conto corrente, si faceva accompagnare dalla moglie che fingeva di assisterlo mentre camminava. È per questo che anche il nome della donna è finito nel registro degli indagati. Il sequestro ha riguardato il fuoristrada utilizzato dalla coppia, un conto corrente, un deposito di risparmio e due carte di credito.

I finanzieri ricordano come “in base alla legge 138 del 2001 si definiscono ciechi assoluti coloro che hanno la mera percezione dell’ombra e della luce o del moto della mano in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore, e coloro il cui residuo perimetrico binoculare (campo visivo) è inferiore al 3%”. Secondo l’oculista che aveva eseguito l’esame, l’uomo sembrava affetto dalla cosiddetta “sindrome da indennizzo”, un atteggiamento che impediva un reale accertamento strumentale. “Si rifiutava di collaborare, chiudendo gli occhi o ribaltando le pupille verso l’alto, nascondendole dietro la palpebra superiore, ed affermando che la luce gli provocasse dolore”. La mancanza di collaborazione non aveva permesso di quantificare la capacità visiva e l’estensione del campo visivo. Con quel comportamento avrebbe evitato di essere smascherato. Vi fu comunque il riconoscimento della cecità totale perché era affetto da glaucoma acquisito ad un occhio. Singolare il fatto che allo stesso tempo egli avesse superato l’esame per il rinnovo della patente di guida, il che gli aveva permesso di mettersi al volante.