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Palermo, l’Identità siciliana? Ci penserà la Lega. Il presidente Musumeci nominerà assessore un uomo di Salvini (ed ex di Alfano)

Il partito di Alberto da Giusanno guiderà l'assessorato ai Beni Culturali, che ha tra le deleghe anche quella per l'identità dell'isola a statuto speciale. Lo ha deciso il governatore che che ha chiesto al Carroccio di entrare nel governo dell'Isola. Si attende adesso solo l'ufficialità del nome del primo assessore leghista nella storia della Sicilia, ma tutto porta a un ex Udc, candidato alle ultime regionali col centrosinistra

L’identità siciliana? Se ne occuperà la Lega. Lo ha deciso il presidente della Regione Nello Musumeci che ha chiesto al Carroccio di entrare nel governo dell’Isola. Si attende adesso solo l’ufficialità del nome del primo assessore leghista nella storia della Sicilia, ma tutto porta a un ex Udc, candidato alle ultime regionali col centrosinistra.

Di sicuro c’è che il partito di Matteo Salvini, che fino a pochi anni fa si chiamava Lega Nord, guiderà l’assessorato dei Beni culturali e, appunto, dell’identità siciliana. Una poltrona rimasta vuota dal 10 marzo del 2019, quando in seguito a un incidente aereo in Etiopia ha perso la vita l’archeologo Sebastiano Tusa. Da quel momento, l’incarico è stato assunto ad interim da Musumeci, in attesa di trovare una figura all’altezza dell’archeologo assai rimpianto in Sicilia.

Adesso, come detto, il governatore ha deciso di offrire quella poltrona alla Lega di Salvini. E lo ha fatto non nascondendo la propria soddisfazione, al termine di un lungo vertice con i rappresentanti dei partiti della sua maggioranza: “Sono felice – ha detto – perché (la Lega) mi è stata vicina fin dalla mia candidatura. Sono certo che, adesso, il centrodestra al completo saprà dare ulteriore impulso alle grandi riforme”. Pure Salvini usa parole al miele: “Siamo orgogliosi di entrare nella giunta del governatore Musumeci per occuparci di Beni culturali e Identità siciliana. Tra le altre cose avremo l’onore di gestire le soprintendenze provinciali e quella del Mare, i 14 parchi archeologici, con i teatri di pietra e i templi, per non parlare dei musei regionali e delle straordinarie biblioteche di Palermo, Catania e Messina. La Sicilia, con la sua storia e la sua cultura, è un vanto per l’Italia: siamo orgogliosi di entrare nel governo regionale, prima volta nella storia, per confermare le capacità amministrative delle donne e degli uomini della Lega, al servizio dei siciliani e del cambiamento”. Dieci righe di complimenti all’isola per mascherare i commenti negativi dei social che bocciano l’operazione.

Un’apertura della giunta Musumeci a destra che serve a blindare il governatore. Eppure, un giudizio su questa coalizione era stato espresso appena un anno fa proprio dall’attuale segretario della Lega siciliana, il senatore Stefano Candiani, ex sindaco di Tradate: “In Sicilia – diceva il 7 maggio del 2019 – con la Lega abbiamo un sogno, quello di risollevare una terra bellissima ma martoriata da decenni di cattiva politica e malaffare: non permetteremo che personaggi come Fracantonio Genovese, Lombardo e i peggiori accoliti cuffariani, insieme a Miccichè, trasformino il sogno dei siciliani liberi e onesti in un incubo. Salvini lo impedirà”.

Sarà. Qualcuno però forse avrà dimenticato di riferire al leader leghista che in questo momento, non Francantonio ma il figlio Luigi Genovese è suo alleato in maggioranza, che gli uomini di Lombardo così come gli “ex cuffariani” sono nella stessa giunta in cui sta entrando la Lega e che Micciché non solo c’è ancora, ma è il commissario in Sicilia di Forza Italia, cioè il partito numericamente più rappresentativo nell’Assemblea regionale siciliana e nello stesso esecutivo di Musumeci. I nuovi compagni d’avventura al governo sono proprio loro, insomma. Poco male. “Il nostro ingresso – ha anzi sottolineato ieri il segretario Candiani – ha un forte senso politico, perché intendiamo imprimere una svolta nella direzione della sburocratizzazione della macchina regionale, attraverso l’Assessorato, ma anche in tutte le questioni amministrative che si porranno”.

In che modo la Lega contribuirà a risollevare le sorti dell’Isola? Intanto, bisognerà scegliere il nome da inserire nella giunta di Musumeci come successore di Tusa. Nelle ultime ore è caldissimo quello di Matteo Francilia, sindaco di Furci Siculo, un Comune del Messinese di tremila abitanti. Un leghista della prima ora, si penserà, il primo assessore del Carroccio nella storia della Sicilia. E invece Francilia, considerato amministratore promettente e capace, non è poi così estraneo a quel passato che un anno fa non piaceva affatto a Candiani. Anzi, per anni politicamente vicino a Gianpiero D’Alia, ministro del governo Letta, è stato candidato alla Camera con l’Udc e componente dell’ufficio di gabinetto dell’ex presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, quando quel partito sosteneva il governo a guida Pd di Rosario Crocetta. Nel 2017, in occasione delle ultime elezioni regionali in Sicilia, Francilia è stato anche candidato con la lista di “Alternativa popolare” che raccoglieva ex centristi e uomini dell’ex pluriministro Angelino Alfano, a sostegno del candidato del centrosinistra, il rettore dell’Università di Palermo Fabrizio Micari, scelto dal Pd e dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

“Si riuniscano pure in un unico partito: destra, sinistra, Leoluca Orlando, Miccichè, Crocetta, Lombardo, Alfano, così con un solo voto potremo mandare per sempre in archivio questa squallida espressione della politica siciliana”, tuonava così sempre il senatore Candiani, nel dicembre del 2018. È passato appena un anno e mezzo e adesso, in un certo senso, della “foto di famiglia” fa ufficialmente parte anche la Lega. Che fino a pochi anni fa si chiamava Lega Nord. E che adesso al governo dell’Isola si occuperà dell’identità siciliana.