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Costanza Miriano: “Ho disdetto l’abbonamento a Disney+ perché non apprezzo che la Disney faccia propaganda LGBTQ”

La giornalista cattolica, ora in forza a Rai Vaticano, ha voluto esternare via social il suo fastidio verso le scelte di contenuto che trasmetterebbe la nuova piattaforma web del colosso dell’animazione. Un post sintetico con scritto: “Noi intanto abbiamo disdetto l’abbonamento al canale Disney e abbiamo spiegato il perché”

“Non apprezzo che la Disney faccia propaganda LGBTQ”. Costanza Miriano ha messo nero su bianco il motivo della sua disdetta al canale streaming Disney+ e in rete è scoppiato il putiferio. La giornalista cattolica, ora in forza a Rai Vaticano, ha voluto esternare via social il suo fastidio verso le scelte di contenuto che trasmetterebbe la nuova piattaforma web del colosso dell’animazione. Un post sintetico con scritto: “Noi intanto abbiamo disdetto l’abbonamento al canale Disney e abbiamo spiegato il perché”. Post poi cancellato dalla pagina Facebook della Miriano, ma salvato da diversi siti dell’area LGBTQ come gay.it che l’hanno riproposto in maniera integrale. La Miriano è però intervenuta successivamente con un altro post dove indirettamente ha confermato la disdetta dell’abbonamento da 6,99 euro al mese per Disney+ dovuto alla “propaganda” a favore del mondo omosessuale.

“Tra i vari insulti, bestemmie, illazioni sull’intimità mia, di mio marito, dei figli, battute sulle emorroidi – tema che pare avere una particolare attrattiva su un certo tipo di utenza, chi sa perché – i pochi che hanno provato a insultare in modo meno scomposto, sono stati quelli che hanno detto che ‘è colpa di quelli come me se gli omosessuali si suicidano'”, ha scritto la giornalista perugina. “A parte che un omosessuale che si suicida perché io disdico l’abbonamento a qualcosa a pagamento che non mi interessa vedere lo vorrei proprio conoscere, a parte questo, l’ondata di insulti a me provenienti da pagine frequentatissime la dice lunga su quale sia il mainstreaming”. Infine conclude: “Non c’è nessuno stigma sociale verso l’omosessualità, e se qualcuno si suicida non lo fa certo per quello ma per una sofferenza profonda. Piuttosto c’è una condanna sociale contro chi esprime un pensiero non allineato sull’argomento, come ha ribadito nel suo libro intervista anche Joseph Ratzinger”.

La Miriano, che nei post precedenti si era spesa con altrettanta tenacia per la riapertura delle chiese e per la riattivazione delle messe domenicali, attività non previste nell’attuale versione della Fase 2 del governo Conte per combattere il Coronavirus, non è la prima a criticare Disney per una deriva pro gay all’interno delle proprie storie. L’ultima petizione online si intitola: “Firma contro l’indottrinamento gender dei bambini targato Disney”. Raccolta che non più di sei mesi fa aveva raggiunto oltre 20mila firme dopo aver riportato le parole di un producer Disney riguardo a Ducktales, presente nel listino Disney Plus, aveva spiegato di non aver “abbastanza rappresentazione rilevante per quanto riguarda la comunità omosessuale”. Sul sito Gayburg.it però c’è chi fa le pulci alla Miriano: “Se poi prendiamo in esame la data di lancio della piattaforma, tutto lascia pensare che la signora si sia vista i loro programmi per tutto il mese di prova gratuito per poi screenshottare la sua disdetta facendo sterili polemiche sulla base delle tesi sostenute dalla propaganda omofoba che risalgono a date antecedenti alla sua iscrizione: credesse davvero a ciò che dice, per coerenza non avrebbe mai dovuto iscriversi o rischi si sembrare uno quei fondamentalisti che vengono beccati a guardare film per adulti e tentano di giustificarsi giurando che volevano solo verificare il livello di amoralità del video”.

Aggiornamento ore 18.15: La signora Costanza Miriano sulla sua pagina Facebook oggi 7 maggio 2020 con un post visibile al pubblico delle ore 16 segnala che il post dove mostrava la sua disdetta dall’abbonamento di DisneyPlus non era stato cancellato dalla sua pagina ma bensì era rimasto sempre privato, cioè visibile solo ai suoi 5mila amici. Rimane il fatto che l’esistenza del post, quindi della verifica della notizia (disdetta abbonamento Disney per contenuti LGBTQ) su cui si basa il nostro articolo, veniva confermato dal successivo post di ieri, 6 maggio, dove tornava sull’argomento spiegando una serie di effetti “collaterali” provocati dal post in questione, in questo caso però rendendo questo post pubblico. Davide Turrini