Diritti

Messina, 22enne picchiata perché rifiuta il velo e il matrimonio combinato: madre e fratello allontanati con l’accusa di maltrattamenti

I lividi e le escoriazioni non hanno convinto i medici del pronto soccorso, che lo scorso novembre hanno allertato il commissariato: dalle intercettazioni sono emersi anni di soprusi e violenze. La giovane marocchina (22 anni) era anche stata sottoposta a un esorcismo nel Paese d'origine

Si rifiutava di sposare uno sconosciuto, di mettere il velo e di truccarsi. Per questo era considerata una “bastarda” posseduta dal diavolo e aveva subito anni di vessazioni, fino all’ultima violenza: la madre la teneva per i polsi mentre il fratello la picchiava, perfino salendole sopra. Lividi, escoriazioni al volto, ai polsi, alle braccia, ai piedi e infine anche all’addome: le lesioni non hanno convinto i medici del pronto soccorso che lo scorso novembre hanno allertato il commissariato di Sant’Agata di Militello, in provincia di Messina. Così sono venuti alla luce anni di violenze per una giovane marocchina, picchiata e perfino portata da esorcisti per liberarla dal diavolo che aveva in corpo.

Una decina d’anni fa si erano trasferiti in Sicilia – precisamente in un piccolo comune sui Nebrodi – madre, padre, la primogenita e il secondo figlio, nato due anni dopo. La ragazza aveva iniziato a frequentare la scuola e quasi da subito aveva deciso di non portare il velo. Una decisione mal digerita dalla madre e dal fratello, tollerata, invece, dal padre che per la sua attività di ambulante, però, di rado era in casa. Per la madre, invece, quella sua primogenita era una “bastarda”, una “pazza”, una “cagna”: così la definiva al telefono con i parenti, nelle conversazioni intercettate dalla polizia.

Visto il carattere deciso della ragazza, il suo rifiuto alle imposizioni materne si era manifestato subito, ma la situazione era peggiorata solo da qualche anno. Ormai 22enne, le pressioni della madre per sposarsi erano sempre più insistenti. A queste insistenze seguivano i rifiuti della giovane donna, rifiuti decisi che scatenavano la violenza della madre e del fratello. Quando lo scorso novembre la donna è arrivata al pronto soccorso con lividi ed escoriazioni e con un dolore all’addome, ha detto di essere scivolata. Un episodio simile era però già avvenuto sei mesi prima e in quell’occasione i familiari avevano detto che si era procurata i lividi per una caduta dovuta a una patologia neurologica dalla quale era affetta. I sanitari non hanno creduto alla versione della ragazza, che alla fine ha ceduto all’insistenza dei medici raccontando delle vessazioni.

A quel punto è stato allertato il commissariato guidato da Gaetano Di Mauro, e sono partite le indagini coordinate dalla procura di Patti, guidata da Angelo Cavallo. La ragazza è stata subito trasferita in una comunità protetta mentre intercettazione ambientali e telefoniche confermavano i dubbi dei medici del pronto soccorso. La “bastarda posseduta dal diavolo” veniva picchiata dal fratello aizzato della madre, anche legata ai polsi. Le veniva perfino augurato il peggio: “Mi auguro che abbia un colpo al cuore”, diceva la madre, oppure “mi auguro che diventi cieca”. In Marocco si erano rivolti a un Fqih, un esorcista, perché la liberasse dal diavolo: la patologia neurologica di cui la ragazza effettivamente soffre era considerata dai familiari come prova che la donna fosse posseduta, perciò la madre voleva “liberarla”. “Facciamo cadere quest’anima”, diceva, sebbene si fosse pentita degli ultimi episodi – confidava ai parenti al telefono – perché la violenza era stata esagerata.

A difendere la giovane solo il padre che però viste le tante assenze non era stato in grado di gestire le aggressioni sulla figlia. Dopo l’allontanamento da casa, la ragazza è stata poi convinta a rientrare, con la promessa che avrebbe potuto rifiutare il matrimonio con lo sconosciuto, perfino sposare uno straniero che avrebbe scelto liberamente. E con la promessa che il fratello non sarebbe stato più in casa con lei. Al suo rientro, però, il fratello era lì. Ora il ragazzo e la madre su disposizione del gip di Patti sono stati allontanati dall’abitazione con l’accusa di maltrattamenti aggravati, lesioni e violenza privata, e sono sottoposti al divieto di avvicinamento.

*Immagine d’archivio