Scienza

Coronavirus, 10mila scienziati contro il Nobel Montagnier: “Falsa e infondata l’ipotesi che il Covid sia nato in un laboratorio di Wuhan”

La Federazione Italiana Scienze della Vita, che riunisce 16 società scientifiche, invita "non prendere automaticamente per oro colato quello che viene da un premio Nobel semplicemente perché ha questo titolo, anche perché questo particolare Nobel da molti anni sostiene bufale scientifiche e getta discredito sulla scienza sana"

È “falsa e infondata” l’ipotesi del premio Nobel, Luc Montagnier, secondo la quale il nuovo coronavirus è nato in un laboratorio a Wuhan. Lo sostiene la Federazione Italiana Scienze della Vita (Fisv) che riunisce 16 società scientifiche per un totale di quasi 10mila scienziati. Per evitare fake news, i ricercatori invitano a “non prendere automaticamente per oro colato quello che viene da un premio Nobel semplicemente perché ha questo titolo, anche perché questo particolare Nobel da molti anni sostiene bufale scientifiche e getta discredito sulla scienza sana”.

Secondo Montagnier, il virus Sars-CoV-2 è il risultato di una sperimentazione che ha generato un virus ibrido con quello dell’Hiv. L’ipotesi “ha fatto rapidissimamente il giro d’Italia sui social ed è stata riportata su telegiornali, quotidiani locali e nazionali, alimentando facilmente il sospetto che la ricerca abbia prima fatto il danno e poi nascosto la mano”, hanno osservato i ricercatori. Si tratta però di un’ipotesi “di fatto interamente falsa ed infondata”: l’analisi delle sequenze genetiche del nuovo coronavirus conferma che si tratta, di “una naturale evoluzione e non di una ricombinazione in provetta – ha aggiunto la Fisv – Le brevi sequenze codificate anche nel genoma dell’Hiv si sono generate per caso, come dimostra il fatto che si ritrovano in numerose proteine di mammiferi, insetti, batteri, e virus”.

La Federazione ha sottolineato che l’ipotesi di Montagnier si fonda su una ricerca indiana, pubblicata su un sito non filtrato da revisori scientifici e ritirata “perché la comunità scientifica ne aveva immediatamente segnalato le falle”, e su un articolo pubblicato su “una rivista cosiddetta predatoria, di quelle che pubblicano qualsiasi cosa purché gli autori paghino laute cifre”.