Diritti

Trento, 51enne picchia la moglie davanti alla figlia: allontanato da casa. Applicata la direttiva per trasferire il maltrattante e non la vittima

E' stata applicata la direttiva innovativa del procuratore di Trento Sandro Raimondi, che, vista l’emergenza sanitaria in corso, stabilisce che non debba essere la donna maltrattata a lasciare l’abitazione, ma l'autore delle violenze

Allontanato da casa con l’accusa di violenza e maltrattamenti nei confronti della moglie davanti alla figlia: per un 51enne trentino è scattato il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla compagna e dalla bambina ed è stato costretto a lasciare l’abitazione. E’ stata così applicata per la prima volta la direttiva emessa a fine marzo dal procuratore di Trento Sandro Raimondi, che, vista l’emergenza sanitaria in corso e al fine di tutelare le vittime, stabilisce che non debba essere la donna maltrattata a lasciare l’abitazione, bensì l’uomo autore delle violenze.

Su richiesta della pm Patrizia Foiera, il gip Enrico Borrelli ha disposto che fosse il marito della vittima ad andare via di casa. L’uomo è stato ospitato per una notte in un bed&breakfast e ha poi trovato una sistemazione da alcuni parenti.

La direttiva del procuratore di Trento risale a fine marzo scorso ed è molto innovativa nel campo della lotta alla violenza di genere. “Da tempo”, aveva scritto allora la Cgil in una nota, “sindacati e associazioni pongono il tema dell’ingiustizia che si aggiunge alla violenza nel costringere le donne e i bambini a dover fuggire dalla propria abitazione, come fossero i colpevoli“. In un momento di lockdown nazionale, le violenze domestiche sono in aumento, ma rischia di essere ancora più difficile per le donne denunciare se si teme di essere costrette a dover lasciare la propria abitazione. Secondo la rete dei centri antiviolenza D.i.Re sono oltre 1200 in più le richieste d’aiuto arrivate nell’ultimo mese rispetto alla rilevazione del 2019. “Dobbiamo rimuovere tutti i fattori di rischio e gli ostacoli che impediscono alle donne di denunciare la violenza subita”, aveva commentato sempre la Cgil.