Mondo

Coronavirus, la figlia di El Chapo distribuisce mascherine ai poveri. I signori messicani della droga fanno a gara per aiutare gli indigenti

L'iniziativa di Alejandrina Gisselle Guzman, la figlia dell'ex capo del cartello di Sinaloa, è stata diffusa attraverso la pagina social del marchio di abbigliamento di sua proprietà, "El Chapo 701". Ma sono diversi i cartelli in campo nel tentativo di farsi ben vedere dalle comunità in cui sono attivi con i loro traffici con una sorta di welfare para-statale

I signori messicani della droga “fanno a gara” per aiutare i poveri ad affrontare la pandemia di coronavirus. Capofila la figlia di Joaquin “El Chapo” Guzman che, come diversi uomini dei cartelli, ha distribuito pacchetti di viveri agli indigenti nella città di Guadalajara, lo scorso giovedì, postando il tutto su Facebook.

L’iniziativa di Alejandrina Gisselle Guzman, una delle figlia dell’ex capo del cartello di Sinaloa, è stata diffusa attraverso la pagina Facebook del marchio di abbigliamento di sua proprietà, “El Chapo 701”. In foto e diversi video, la si vede mettere carta igienica, disinfettante, mascherine e cibo in diverse scatole di cartone da distribuire ai più poveri della zona. Il logo del marchio è caratterizzato da un’immagine stilizzata del volto del padre e il numero raffigurato, 701, deriva dal posto occupato da El Chapo nel 2009 nella classifica dei più ricchi del mondo stilata da Forbes, che stimò il suo patrimonio netto in 1 miliardo di dollari in quel momento. Estradato negli Stati Uniti nel 2017 e, El Chapo è stato dichiarato colpevole in un tribunale americano lo scorso anno per traffico di droga.

“Stiamo lavorando e contribuendo – ha detto Alejandrina in un video mentre indossa una mascherina nera – È un grande piacere visitare le tue case e darti questi volantini di Chapo”. Ma la figlia di uno dei più grandi narcotrafficanti al mondo non è stata l’unica a dimostrarsi così generosa. Anche altri membri attivi dei cartelli hanno pubblicato immagini e video che mostrano membri della banda che regalo cibo ai residenti locali.

Non è un comportamento nuovo per i cartelli – famosi per la brutalità, comprese le decapitazioni e lo scioglimento delle vittime in vasche di acido solforico – ma anche celebri tra i poveri per i tentativi di farsi ben vedere dalle comunità in cui sono attivi con i loro traffici con una sorta di welfare para-statale.