Mafie

Coronavirus, a Messina violano le restrizioni per partecipare al funerale del fratello del boss mafioso (poi pentito): indaga la polizia

Nella città sullo stretto polemica per l'assembramento illegale di parenti e amici che hanno partecipato al corteo funebre di Rosario Sparacio, condannato per varie estorsioni e fratello del più noto Luigi Sparacio, numero uno di Cosa nostra sullo Stretto fine degli anni ’90 e poi collaboratore di giustizia. Le forze dell'ordine stanno cercando di identificare i presenti, mentre i familiari vanno all'attacco: "Giornalisti di m...se davvero fossimo quei boss che tanto proclamate non vi sareste permessi”

In corteo, lungo la via che costeggia il cimitero, dietro il carro funebre che segue le spoglie di “Ziu Sarino”. È polemica a Messina per il funerale di Rosario Sparacio, condannato per varie estorsioni e fratello del più noto Luigi Sparacio, numero uno di Cosa nostra sullo Stretto fine degli anni ’90 e poi collaboratore di giustizia. Un corteo spontaneo di familiari e amici che lo scorso venerdì hanno seguito l’auto con feretro passando per una delle vie più popolate della città. Un “assembramento” per la morte del fratello del boss, anche lui noto alle forze dell’ordine, che non è passato inosservato ed è stato perfino immortalato (la foto è stata pubblicata in esclusiva dal sito MessinaOra.it). In tempi di coronavirus, mentre moltissimi sono stati gli addii a distanza, senza possibilità di funerali pubblici, quel funerale per il fratello del boss (poi diventato collaboratre di giustizia) è diventato un caso. E non solo perché gli agenti della polizia hanno aperto un’indagine, per accertare l’identità dei presenti e sanzionare l’assembramento illegale. La polemica, riportata dalla Gazzetta del sud, ha suscitato l’ira dei familiari: “Condividete tutti, per favore, perché mio nonno deve avere la sua eterna pace e questi giornalisti di merda lo devono lasciare stare nella sua santa pace”, scrive un nipote del defunto su facebook, riportando un altro post in cui, un’altra nipote inveisce contro i giornalisti, “Dovete lasciarci in pace nel nostro dolore, non abbiamo tolto niente a nessuno… siamo brave persone… se davvero fossimo quei boss che tanto proclamate non vi sareste permessi”.

Intanto c’è anche una foto documenta l’accaduto. Il fratello del defunto, morto a 70 anni, la scorsa settimana, era Luigi Sparacio, numero uno della mafia messinese fino al 1994, quando si era costituito, diventando in seguito collaboratore di giustizia e mettendo fine alla guerra dei clan sullo Stretto. Sparacio – che aveva iniziato a uccidere all’età di 17anni, come raccontò lui stesso ai pm – era considerato il punto di riferimento di Cosa nostra nel Messinese, legato a Nitto Santapaola e da lui delegato ai rapporti con le cosche di ‘ndrangheta. Luigi ha sempre escluso che il fratello Sarino fosse anche lui un affiliato. Di sicuro, però, “Zio Sarino” era stato condannato in via definitiva per diverse estorsioni, mentre il figlio Salvatore è stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, in via definitiva, nell’ambito dell’operazione Ricarica due, Case basse: è considerato affiliato al clan Centorrino, Santovito, D’Arrigo.

“Celebrazioni pasquali vietate, funerali vietati se non a pochissimi intimi, in accordo con le autorità, com’è giusto che sia, ma a quanto pare non è così per tutti, se è vero come sembra che al funerale sopraddetto erano presenti moltissime persone vicine al deceduto”, commentano da Cambiamo Messina dal basso, il movimento politico dell’ex sindaco di Messina, Renato Accorinti. Che va all’attacco del pirmo cittadino, Cateno De Luca: “Ma com’è possibile che gli ormai ‘tristemente famosi’ ragazzi della Renault 4 (un gruppo di giovani arrivati in Sicilia all’inizio dell’epidemia ndr), che non hanno alcuna indagine in corso, sono perennemente al centro dei pensieri dei nostri politici che, però, al contempo, sono molto più attenti a non spargere lo stesso fango sui cosiddetti sciatori? Perché si adottano sempre due pesi e due misure? Allo stesso modo, non una parola su questa vicenda gravissima, non un provvedimento, non un controllo, non un annuncio, niente di niente”.