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Coronavirus, Boris Johnson è uscito dalla terapia intensiva. Portavoce di Downing Street: “È di ottimo umore”

Il premier britannico era stato ricoverato in ospedale domenica notte per dei "controlli" visto che i sintomi del coronavirus - febbre e tosse - non passavano a dieci giorni di distanza dalla diagnosi

Il primo ministro britannico Boris Johnson, positivo al Covid-19 e da alcuni giorni ricoverato in ospedale, è uscito dalla terapia intensiva. Ora è tornato al reparto generale al St Thomas Hospital, dove riceverà “un attento monitoraggio” durante le prime fasi di recupero, riferisce un portavoce di Downing Street, che aggiunge: “È di ottimo umore”.

Subito sono arrivate le felicitazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha espresso i suoi auguri su Twitter: “Grande notizia: il primo ministro Boris Johnson è stato appena portato fuori dalla terapia intensiva. Stai bene Boris!“. Il premier britannico era stato ricoverato in ospedale domenica notte per dei “controlli” visto che i sintomi del coronavirus – febbre e tosse – non passavano a dieci giorni di distanza dalla diagnosi. Non era stato intubato, ma aveva avuto bisogno dell’ossigeno. Il primo bollettino faceva sapere che il primo ministro ha trascorso “una notte tranquilla”. Johnson stesso ha twittato dal suo account, rivolgendo poi un elogio a tutto il personale sanitario britannico e rinnovando la sollecitazione a tutti i connazionali “restare a casa” in questa fase. “Ieri sera sono andato in ospedale su consiglio del mio medico per alcuni esami di routine perché sto ancora sperimentando sintomi da coronavirus – ha scritto -. Sono di buon umore e in contatto con il mio team, lavoriamo insieme per combattere questo virus e tenere tutti al sicuro”.

Poi il peggioramento repentino, che ha reso necessario il ricovero in terapia intensiva: ma i bollettini medici delle ultime 48 ore parlavano di “progressi” e di “costante miglioramento”. In isolamento anche la sua compagna, Carrie Symonds, incinta: anche lei si è unita oggi al rito dell’applauso settimanale ai sanitari britannici, che è partito poco dopo la notizia del trasferimento di Johnson.