Memoriale Coronavirus

Coronavirus, le storie delle vittime – Addio a Pietro Formentini: il poeta che portava in scena la fantasia dei più piccoli. Disse: “Voglio far ridere, perché ridendo si pensa meglio e si muore un po’ meno”

Il 29 marzo è morto all’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, dove era ricoverato per sospetto contagio da covid-19. Aveva 82 anni. Tra i suoi racconti anche la vigilia della Liberazione rintanato in cantina con i suoi genitori a Bagnolo in Piano. Fu autore di televisione, radio e teatro

“Nel pomeriggio del giorno precedente – era il 24 aprile – nei campi della casa di contadini al fianco alla nostra, vedo un soldato tedesco che con piccone e zappa scava una buca, poi ci si mette dentro in piedi, ne esce e si rimette a scavare, e fa così alcune volte ancora. Controlla di poterci stare dentro per intero, e quando verifica che da quella buca gli sporge solo la testa, piazza una mitragliatrice davanti a sé, rivolta in direzione della strada che attraverso i campi viene da Massenzatico fino a Bagnolo. Da lì – si è capito poi – sarebbero arrivati gli Americani”. C’è anche la Liberazione, e la sua vigilia vissuta quando era un bambino, fra le tante storie che Pietro Formentini ha raccontato nel corso della sua vita. Il 29 marzo è morto all’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, dove era ricoverato per sospetto Covid-19. Aveva 82 anni.

Con queste sue parole pubblicate nel 2017 sul notiziario Anpi di Reggio Emilia ricordava come ha vissuto quelle ore che cambiarono la storia del suo paese, Bagnolo in Piano (10mila anime) e quella del mondo intero. Era rintanato in cantina insieme alla sua famiglia, perché quella era il posto più sicuro della casa. La cosa più incredibile, scriveva, è stato poter festeggiare in piazza la sera del 25 fino a tardi, dopo giorni di coprifuoco.

Una vita passata fra poesie e racconti, la sua. Scrittore soprattutto per ragazzi e bambini, autore di televisione, radio e teatro. Comincia con quest’ultimo: scrive spettacoli satirici che porta in tour sui palcoscenici locali. Poi capisce l’importanza del suono, del ritmo, fondamentale per scrivere in versi. Dopo la laurea in Lingue e letterature straniere scopre allora il mondo radiofonico, che gli porterà due Premi Italia, due Prix Monaco, un Premio Uer e il Radiomeeting Westdeutschen RundfunkKoln con Fantafilm, Tarzan’ story, e RadioMephisto, opere riprese anche all’estero perché scritte in diverse lingue. In modo particolare Fantafilm: un misto di inglese, francese, spagnolo, italiano e tedesco.

Fra le sue opere per l’infanzia sono da ricordare Favolina di Scimmia, Robot Nella Foresta-Bosco, Storia Della Casa Che Voleva Cambiar Casa e Pescetopococcodrillo, poi trasformato per la televisione. Sempre per la tv ha scritto e curato la regia dei programmi Le Filmastrocche, Piccoli Film, Dire Fare Immaginare Poesia.


I ragazzi più grandi lo conoscevano anche per il laboratorio sperimentale “Il Teatro delle Pagine”, rivolto agli studenti del liceo e degli istituti superiori. Un’attività diventata per lui “Il mio teatro quotidiano”, come disse in occasione del San Pellegrino Festival 2010, “che amo ancora di più poiché non sono costretto a farlo soltanto alla sera alle ore 21, ma posso realizzarlo alla luce del giorno senza gli artifici del palcoscenico: con questo teatro trasferisco ai diversi livelli degli ascoltatori/spettatori/fruitori – in particolare bambini e ragazzi – le mie esperienze e ricerche di drammaturgo e regista”. Insieme a loro ha messo in scena, tra gli altri, anche Il mondo salvato dai ragazzini, di Elsa Morante. Per gli adulti ha invece scritto e rappresentato “Riuscirà il nostro Sancio a diventare Don Chisciotte?”.

Scrittura e voce erano legati per lui in modo indissolubile. La prima aiutava a raccontare la seconda, la seconda a riscrivere la prima. Unite fra loro dall’umorismo, come ricordava nella sua autobiografia pubblicata dal sito engheben.it (e come ricorda 24emilia.com): Sognavo di fare l’attore comico: certamente “comico” era questo mio desiderio che vivevo con drammatica tensione; mi piaceva ridere e far ridere gli altri; pensavo che ridendo si potesse pensare meglio e di più, e morire un po’ meno, o forse non morire affatto”: