Scuola

Coronavirus, la quarantena raccontata da una studentessa 15enne: ‘Mi manca incontrare i compagni nei corridoi e camminare in centro con la musica nelle orecchie”

Chiara M. ha 15 anni e frequenta le scuole superiori a Reggio Emilia. Ha raccontato a ilfattoquotidiano.it come sono cambiate le sue giornate e cosa vuol dire per una studentessa adolescente vivere in isolamento. Le foto sono state scattate da Chiara e rappresentano alcuni dei panorami che ha visto dalla sua finestra in queste settimane

Io sono Chiara, vivo a Reggio Emilia, frequento le superiori e dal 23 febbraio sono in quarantena. Ecco, la mia vita è iniziata a cambiare da quella domenica pomeriggio. E’ cambiata da un giorno all’altro: niente più scuola, nessun orario, nessun programma. Incontravo ancora alcuni amici, dato che la situazione non era ancora così drastica. Ma lo è diventata ben presto e adesso, non si esce se non per andare a fare la spesa, si vede solo la propria famiglia e si studia da casa.

Inizialmente pensavo fosse una questione che avrebbe riguardato solo un territorio ridotto e che sarebbe durata minor tempo, ma così non è avvenuto. Le precauzioni da prendere sono diventate sempre di più e la situazione è peggiorata velocemente. Io tento di vivere questo momento nel miglior modo possibile, cerco i lati positivi visto che di negativi ne vediamo e sentiamo tutti i giorni. Provo a sfruttare il tempo a casa, anche se appena una cosa non c’è più diventa immediatamente ciò di cui non puoi fare a meno.

Le giornate scorrono con un ritmo strano, molto più disteso. Studio, guardo dei film, leggo. E’ un tempo che gestisci tu. Io spesso mi perdo in un cazzeggio interminabile. Non abbiamo verifiche o interrogazioni imminenti perciò è uno studio più responsabile. Da qualche settimana seguiamo lezioni online, trovo che sia una soluzione molto valida e che sia il modo più vicino ad una lezione normale nell’attuale situazione. Però non mi piace come modalità, è molto stressante stare al computer diverse ore. Mi manca tutta la parte sociale e umana della scuola, la più bella, come una battuta scambiata con il compagno o un contatto fisico. Io sento gli amici tramite telefono tutti i giorni, ma manca la relazione “più reale”. Mi mancano le cose quotidiane: l’autobus affollato, gli incontri nei corridoi, una camminata in centro con la musica che risuona nelle orecchie.

E’ uno stile di vita assurdo eppure mi pare così naturale, si vive e basta. E’ un periodo storico importante e riuscire a gestirlo sarà indispensabile. Se il nostro contributo dev’essere quello di stare in casa, forse non è così dispendioso.