Cronaca

Coronavirus, altri medici morti: ora sono 31. Il sindacato Fimmg: “Le istituzioni riflettano. Vanno protetti, altrimenti è strage di Stato”

"Nessuno può sentirsi in pace con la coscienza se continua ad esporre il personale sanitario senza protezioni" dice Silvestro Scotti, segretario Federazione italiana medici di medicina generale

Con il primo medico di base morto a Napoli e una dirigente della Ats di Bergamo aumenta il numero dei camici bianchi che hanno perso la vita a causa di Covid 19. A oggi sono 31. Gaetano Autore, 69 anni, medico di famiglia al quartiere Vomero, era a un passo dalla pensione. Era ricoverato all’ospedale La Schiana di Pozzuoli. Bergamo piange la sua ennesima vittima. Lutto all’Ats di Bergamo. Vincenza Amato, dirigente medico responsabile dell’Unità operativa semplice Igiene e sanità pubblica del Dipartimento di igiene e prevenzione sanitaria, è morta “dopo una breve malattia collegata all’attuale epidemia di coronavirus”. La dirigente era ricoverata all’ospedale di Romano di Lombardia. Da moltissimi anni lavorava come medico di igiene e prevenzione all’Ats (in precedenza all’Asl e nelle Ussl), “ricoprendo via via ruoli di crescente responsabilità con grande professionalità. Tutti gli operatori sanitari che hanno lavorato con lei in questi anni nella sede di Bergamo/Borgo Palazzo e, prima ancora, molti anni fa al Settore igiene e prevenzione di Treviglio-Romano di Lombardia, la ricordano con grande affetto e tenerezza dal punto di vista umano, e con autentica stima per le capacità e competenze che ha saputo spendere nel campo della prevenzione, dove i risultati spesso si vedono dopo anni o generazioni”. Era al suo ultimo anno di lavoro.

“Tra ieri e oggi, dei 6 medici morti ben 5 erano di base. Questo dovrebbe far riflettere le istituzioni sanitarie: gli operatori sanitari vanno protetti e nessuno può sentirsi in pace con la coscienza se continua ad esporre il personale sanitario senza protezioni”, dice il segretario generale Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) Silvestro Scotti, rendendo noto il decesso di un altro collega.

“È ormai evidente che per la medicina di famiglia il tempo sta finendo. Vogliamo sperare – aggiunge – che la dematerializzazione delle ricette, il triage telefonico prima di ogni visita ambulatoriale o domiciliare, per noi e per i colleghi medici dei distretti specialisti, come tutte le soluzioni che stanno partendo compreso il consulto a distanza, il video consulto, le consulenze specialistiche telefoniche, possano servire a fermare questa strage. Purtroppo però ogni giorno mi chiedo se ho dimenticato qualcosa, se potevo pensare o agire, fare qualcosa di più”.

E ancora: “Sento forte questa domanda dentro di me e altrettanto forte il desiderio di continuare a cercare delle soluzioni. Voglio sperare dal profondo del mio cuore che questa stessa condizione riguardi tutti quelli che hanno più di me responsabilità direzionali e di governance a tutti i livelli e che soprattutto valutino se ognuno di loro ha fatto tutto quello che poteva per tutti gli attori della nostra sanità perché, se non fosse così, saremmo di fronte ad una strage di Stato“.