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Coronavirus, Paolo Maldini: “Sentivo una stretta al petto, il fisico combatte contro un nemico sconosciuto”

L'ex calciatore ora direttore dell'area tecnica del Milan, Paolo Maldini, racconta la sua battaglia contro la malattia nel corso di un’intervista al Corriere della Sera. La bandiera rossonera è risultato positivo al virus insieme al figlio Daniel, giocatore della Primavera del Milan

“Sto abbastanza bene, il peggio è passato. Ho ancora un po’ di tosse secca. Ho perso gusto e olfatto, speriamo tornino. È stata come un’influenza un pò più brutta. Ma non è una normale influenza. Io conosco il mio corpo. Un atleta conosce se stesso. I dolori sono particolarmente forti. E poi senti come una stretta al petto. È un virus nuovo. Il fisico combatte contro un nemico che non conosce”. Così racconta l’ex calciatore ora direttore dell’area tecnica del Milan, Paolo Maldini, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera. La bandiera rossonera è risultato positivo al coronavirus insieme al figlio Daniel, giocatore della Primavera del Milan.

Da chi l’ha preso? “Non lo so. Mia moglie ha avuto un’influenza molto lunga, molto strana, è stata tre settimane a letto. Prima ancora, verso metà febbraio, il nostro primogenito, Christian, che ha 23 anni e vive con noi, ha avuto una brutta influenza, in famiglia forse è quello che è stato peggio di tutti. Io ho avvertito i primi sintomi giovedì 5 marzo con dolori alle articolazioni e ai muscoli. Febbre: mai più di 38 e mezzo. Il giorno dopo, venerdì, sarei dovuto andare a Milanello, e sono rimasto a casa. Ho saltato anche Milan-Genoa”.

“Mi sono curato solo con la tachipirina – prosegue Maldini -. Non ho preso antivirali perché non ho mai avuto difficoltà respiratorie. Ha avuto contatti con i calciatori del Milan? Non li vedevo da 14 giorni. Nessuno di loro è positivo. Come mai non ha fatto subito il tampone? All’inizio non è stato possibile, perché i miei sintomi per quanto forti potevano essere quelli di una normale influenza. Poi ho scoperto che un amico, che avevo incontrato il 23 febbraio, era positivo, come un’altra persona che lavora con me. Non sappiamo chi ha iniziato la catena”.

A curare Maldini è stato il medico della società. “Noi al Milan siamo molto attenti alla salute, abbiamo molte risorse, siamo convenzionati con il San Raffaele. Ma abbiamo scelto di attenerci scrupolosamente alle regole fissate dalla nostra città, dalla nostra regione. Come ho fatto il tampone? Alla fine sono venuti i medici della Asl, con guanti e mascherine. No, niente scafandro. Era martedì scorso. Dopo due giorni è arrivato il verdetto: positivo”.

Nonostante il verdetto sia arrivato solo una settimana fa il dt del Milan sapeva di aver contratto il virus. “Paura? Sentivo che non era un’influenza come le altre; e poi per l’influenza avevo fatto il vaccino. Certo, un po’ di preoccupazione ti viene. Un mio amico ha avuto problemi respiratori, è ricoverato all’ospedale di Legnano, non dorme, ha gli incubi. A me è andata meglio. Comunque sono qui confinato da diciotto giorni con la mia famiglia”.

Anche Daniel, il secondogenito, 18 anni, è positivo. “Sì. Anche lui vive con noi, anche lui ha dolori e febbre. Ma è talmente giovane… Mi pare che in famiglia sia quello che l’abbia presa in forma più leggera. Mia moglie e Christian hanno fatto il tampone e sono negativi. Ma siamo convinti che pure loro abbiano preso il virus, e ne siano già usciti. Non avete preso precauzioni? Riuscire a isolarsi del tutto in famiglia è molto difficile. Abbiamo cercato di mantenere le distanze. Ognuno dorme nella sua camera. Ma pranzo e cena li facciamo tutti insieme. Prima era il momento in cui ognuno doveva scappare, chi al lavoro, chi all’allenamento. Questa esperienza ci ha riuniti”.