Tecnologia

Coronavirus, Apple riapre i negozi in Cina e combatte le fake news: niente più app “non ufficiali” che parlano di Covid-19 nello store

Solo sviluppatori che appartengano a enti riconosciute - governi, istituzioni accademiche e mediche - potranno proporre app che trattino in qualsiasi modo informazioni legate alla pandemia globale

La situazione della pandemia da Coronavirus è ancora in rapida evoluzione. Mentre in Cina, dove tutto è iniziato, i ritmi del contagio stanno decisamente crollando, in molti Paesi europei non si è ancora raggiunto il picco di diffusione. Per questo Apple ha adottato una strategia diversa a seconda dei contesti. Per quanto riguarda i propri store fisici, infatti, ne è stata predisposta la chiusura in tutti i Paesi al di fuori della Cina, dove invece è stata decisa la riapertura. Al tempo stesso l’azienda di Cupertino ha adottato da alcuni giorni norme più stringenti per quanto riguarda la pubblicazione sull’App Store di app che trattino in qualche modo di Coronavirus e COVID-19.

Lo scopo è ovviamente quello di ostacolare il più possibile la diffusione di fake news su un argomento così delicato. Le app che trattano il tema devono dunque necessariamente provenire esclusivamente da organizzazioni sanitarie riconosciute o dai vari governi nazionali coinvolti nella pandemia. Nessuno spazio dunque ad app che non rispondono a questi criteri, anche se basate su dati attendibili, come quelli prodotti appunto da organizzazioni sanitarie e enti statali.

Apple Store in New York, USA

Nelle scorse ore, inoltre, per ribadire, rafforzare e chiarire meglio il concetto, Apple ha anche pubblicato un aggiornamento ulteriore, in cui esplicita con maggior forza il concetto che solo sviluppatori che appartengano a entità riconosciute – come ad esempio enti governativi, istituzioni accademiche e mediche, organizzazioni non governative che si occupano di sanità o ancora società accreditate nel campo medico – potranno proporre le proprie app per la pubblicazione, mentre tutte le altre saranno rifiutate.

Apple infine ha chiesto ai suddetti sviluppatori di segnalare le proprie applicazioni come “time sensitive”, ossia sensibili al tempo e quindi da pubblicare con urgenza, garantendone così un rilascio tempestivo.