Giustizia & Impunità

Torino, processo Ream: la procura chiede un anno e due mesi per Chiara Appendino. La difesa: “Dalla sindaca operato corretto”

I pm hanno chiesto un anno e due mesi per l’assessore al Bilancio, Sergio Rolando, mentre per l’ex capo di Gabinetto della sindaca, Paolo Giordana, la richiesta di pena è di un anno. L'accusa è falso in atto pubblico e abuso d’ufficio per un debito da 5 milioni di euro non iscritto nel bilancio del 2017 del Comune versati come caparra dalla società Ream. Gli imputati hanno scelto il rito abbreviato

La procura di Torino ha chiesto di condannare a un anno e due mesi la sindaca del capoluogo piemontese, Chiara Appendino. Stessa richiesta di pena è stata avanzata per l’assessore al Bilancio, Sergio Rolando, mentre i pm hanno chiesto un anno per l’ex capo di Gabinetto della sindaca, Paolo Giordana. I pm Enrica Gabetta e Marco Gianoglio hanno formulato le richieste al termine della requisitoria del processo per il caso Ream. L’accusa per Appendino, Rolando e Giordana, oggi tutti presenti in aula, è falso in atto pubblico e abuso d’ufficio per un debito da 5 milioni di euro non iscritto nel bilancio del 2017 del Comune versati come caparra dalla società Ream. I tre imputati hanno chiesto il rito abbreviato, mentre il direttore finanziario di Palazzo Civico, Paolo Lubbia, ha scelto invece il rito ordinario. “Abbiamo ascoltato i pm, esporremo le nostre regioni. Siamo convinti del corretto operato dei nostri assistiti. Vedremo cosa deciderà il giudice”, dice Luigi Chiappero, difensore di Appendino. “Sono stata qui solo per ascoltare la pubblica accusa. Era giusto esserci”, ha detto la prima cittadina, lasciando il Palazzo di Giustizia.

Ad annunciare che avrebbe chiesto l’abbreviato è stata la stessa sindaca, spiegando di essere “fermamente convinta di avere sempre operato nell’interesse della collettività e della Città. Questa mia scelta, garantendo una più rapida definizione del processo, va nell’interesse anche della Città che rappresento”. Il reato contestato è il falso in relazione al bilancio 2016 nell’ambito dell’inchiesta sull’area ex Westinghouse, per un presunto debito fantasma di 5 milioni di euro verso Ream, partecipata della Fondazione Crt che nel 2012 aveva acquisito il diritto di prelazione, sull’area scomparso dal bilancio 2016. L’indagine era stata aperta dopo un un esposto dei capigruppo di opposizione. La somma, secondo l’accusa, non è stata però versata, né iscritta a bilancio ma considerata come un debito fuori bilancio.

L’ipotesi di reato nasceva da una postilla inserita nel primo bilancio firmato dalla giunta a 5 stelle e fa riferimento alla vicenda dell’ex Westinghouse. Il debito è stato ereditato dall’amministrazione di Piero Fassino, ma cancellato dal documento contabile della città. I predecessori della Appendino avevano contratto il debito con la società Ream della Fondazione Crt, che aveva anticipato come caparra i 5 milioni per assicurarsi un diritto di prelazione per costruire un grosso centro commerciale sull’area ex Westinghouse. Quei soldi, secondo gli accordi, dovevano essere restituiti nel 2017, visto che poi il progetto in questione è stato accantonato. Nel bilancio 2016, però, quella cifra non era mai comparsa. Dopo un interrogatorio Appendino aveva dichiarato: “Non abbiamo nulla da nascondere. Sono serena e ho piena fiducia nella magistratura. Abbiamo esposto i fatti alla luce di come abbiamo lavorato nell’ambito dell’approvazione del bilancio e tutto l’iter conseguente”. Le difese hanno sempre affermato di avere agito correttamente e nei mesi scorsi avevano consegnato ai magistrati una pronuncia della Corte dei Conti che, a loro giudizio, confortava la tesi dell’amministrazione.