Cronaca

Bari, “la festa è organizzata da una famiglia vicina ai clan in onore del capostipite”: Decaro blocca il ‘rito’ al quartiere Libertà

Il sindaco del capoluogo pugliese con un post su Facebook ha annunciato che fermerà i festeggiamenti: "Si tratta di un rito totalmente illegale, che richiama le pratiche e la cultura mafiosa, che tutti i cittadini per bene della nostra città non possono accettare né tollerare". Sui social la città è divisa, ma il primo cittadino al Fatto.it conferma: "È il modo dei clan di esercitare potere sul territorio"

Al numero civico 158 di via Nicolai, a Bari – nel cuore del quartiere Libertà – ogni anno, da 50 anni, il 2 febbraio, in occasione della festa della Candelora, si celebra un rito. Un rito non autorizzato. Una porzione di strada viene chiusa con un paio di bidoni dell’immondizia. Gesù Bambino, viene rivestito da gioielli preziosi e va in processione accompagnato da una banda. Ci sono anche le luminarie e cibo e bevande per tutti i residenti del quartiere. Per chiudere la giornata, lunghe batterie di fuochi d’artificio. Il tutto senza alcuna autorizzazione. A organizzare la festa, è – ormai da mezzo secolo – una famiglia conosciuta in queste strade, quella dei Sedicina, padroni del quartiere nei decenni scorsi. Depotenziati dagli arresti degli ultimi anni, ma evidentemente non abbastanza. Almeno non nella memoria della gente del quartiere. Il sindaco Antonio Decaro quest’anno ha però deciso di “rovinare” la festa. Ha allertato il questore e la polizia municipale che ha provveduto nelle scorse ore a smontare le luminarie.

Il post di Decaro su Facebook – Poi ha scritto un lungo post su Facebook. “Pare che a Bari – ha dichiarato – da qualche tempo ci sia una nuova ‘festa’. Ogni anno, il 2 febbraio, una famiglia vicina ad uno dei clan mafiosi della città, mette in scena una sorta di festeggiamento in onore del capostipite, appropriandosi di un pezzo di città, con precisione di un isolato di via Nicolai, organizzando una parata con tanto di installazione di luminarie, il passaggio di una banda, lo sparo di fuochi d’artificio e altre attività che lascerebbero pensare ad una vera e propria festa di paese. Peccato si tratti di un rito totalmente illegale, che richiama le pratiche e la cultura mafiosa, che tutti i cittadini per bene della nostra città non possono accettare né tollerare. Per questo mi sto recando in Questura, per presentare formale denuncia della cosa e farò in modo che in quella strada, domenica a vincere sia lo Stato, la città di Bari e tutti i cittadini per bene. Poi non importa se troveranno un modo per sparare qualche fuoco pirotecnico in qualche isolato lì vicino, per provare ad affermare la loro presenza”.

La polemica impazza sui social – “Caro sindaco non è una festa di mafia è solo una tradizione famigliare che il giorno della Candelora questo Gesù bambino fu trovato e si festeggia dando i panini alla gente povera con una Santa messa per tutte le persone malate. Se questo per voi è mafia, per il quartiere Libertà Gesù bambino presenta un atto di umanità” scrive sui social una utente contro il primo cittadino. “La tradizione famigliare, la si fa in famiglia, a casa propria, non si vanno ad invadere strade e piazze pubbliche! Il resto è solo mafia e per favore non metteteci in mezzo sempre, Gesù, la Madonna e chi altro. La mafia non ha rispetto della religione!”, risponde un’altra in difesa del sindaco. E ancora racconta una donna: “Sono circa 50 anni che si fa quella ‘festa’… ne so tutta la storia e i retroscena perché il mio papà era il maestro elementare di molti bambini di via Nicolai. La mattina alle 7 li andava ‘a prelevare’ e li portava a scuola. Era rispettato perché 50 anni fa si credeva che un maestro potesse rappresentare un appiglio per un riscatto sociale. Ad essere sincera, mi portava in quella occasione a vedere il Gesù bambino pieno di oro…e mi raccontava tutto…di cosa significasse quella processione. Ha ragione lei, sig. Sindaco, sono riti pagani di falsa devozione e vanno fermati…però sappia che in queste strade, alla stessa maniera (non così in grande) a maggio giugno e dicembre ci sono tante altre processioni private e altarini sparsi se vuole, al prossimo l’avviso. Continui così. Anche io sono dalla sua parte, nonostante il ricordo di mio padre sia dolcissimo”. “Beh comunque sono oltre 60 anni che si fa questa festa e tutti la conoscono. Vorrei sapere che tipo di problema abbia arrecato se non quello di festeggiare Gesù bambino e di sfamare qualche poveretto e non perché comunque mangia chi viene. Non è un atto di chissà cosa. Parlate giusto per muovere bocca e orecchie comunque vediamo come si conclude”, ribatte un altro.

Il sindaco al Fatto: “È il modo dei clan di esercitare potere sul territorio” – Ma Decaro non ci sta: “È il modo dei clan di esercitare potere sul territorio – racconta a ilfattoquotidiano.it – Quest’anno non ci sarà nessuna festa e nessuno sparo” assicura. Spari che, da queste parti, raccontano messaggi malavitosi. Non capita di rado che, verso sera, si sentano sparare fuochi pirotecnici dedicati a un amico o un parente uscito dal carcere. Segnali riconoscibile per tutti i baresi. Come accadde nel 2017 quando, a poche ore dalla morte di un pregiudicato, nel quartiere Libertà si decise di organizzare una festa. Una vera e propria dichiarazione mafiosa per comunicare a tutti che a comandare in quelle strade erano sempre gli stessi. Sempre più forti, sempre arroganti, liberi di fare – in quel quartiere – ciò che vogliono. Non è la prima volta che il sindaco interrompe abitudini consolidate nel capoluogo pugliese. Come la guerra intrapresa, nel 2016, contro il commercio abusivo e la somministrazione di alimenti e bevande, senza autorizzazioni sanitarie e amministrative, in occasione della festa patronale di San Nicola. Una guerra dura e a schiena dritta che costò a Decaro grosse minacce, tanto che gli fu assegnata la scorta. Anche stavolta Decaro ha sfidato le cattive “abitudini” di alcuni pezzi di città, con un messaggio chiaro: “Il 2 febbraio 2020, su quell’isolato di via Nicolai ci sarà la città di Bari, non la festa di un clan”.