Ambiente & Veleni

Terra Fuochi, commissariamento scaduto: stop bonifiche. Campania contro Governo. Costa: ‘Sono loro a non aver preparato la successione’

Il 16 dicembre 2019 è scaduto l’incarico di Mario De Biase, commissario dall’agosto del 2010 e nessuno ha preso il suo posto perché sarebbe dovuta partire la gestione ordinaria delle bonifiche a carico della regione. Il vice di De Luca dà la colpa all'esecutivo. Il ministro dell'Ambiente al Fatto.it rispedisce le accuse al mittente e annuncia: "Abbiamo capito che la Campania non può andare avanti da sola e allora il ministero si mette a disposizione, sia con la sua struttura tecnica, sia nella ricerca di fondi e strumenti per non rovinare il lavoro fatto finora"

Da circa un mese non c’è più nessuno che si occupi di bonifiche nella Terra dei fuochi. Il 16 dicembre 2019 è scaduto l’incarico di Mario De Biase, commissario dall’agosto del 2010 e nessuno ha preso il suo posto. La questione è esplosa, insieme alle accuse della Regione Campania al ministro dell’Ambiente Costa, colui che di fatto ha scoperto e denunciato per primo la situazione della Terra dei fuochi e che a ilfattoquotidiano.it ora definisce “infondate” le critiche dell’ente governato da Vincenzo De Luca. Tutto è iniziato dalle dichiarazioni del vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola che ha accusato il governo, sostenendo che la Campania ha chiesto dal novembre 2019 “un’apposita norma che garantisse il prosieguo delle attività della struttura almeno fino al 31 dicembre 2020”. Una richiesta, dice, “rimasta senza esito per ben tre volte: Decreto Clima, legge di Stabilità e Decreto Mille proroghe”. Ma il ministro Sergio Costa non ci sta e, interpellato da ilfattoquotidiano.it, spiega che al suo dicastero non è mai arrivata “alcuna lettera nella quale si facesse cenno all’impossibilità per la Regione di gestire la bonifica delle discariche, né se ne è mai parlato nonostante i vari contatti tra dicastero e Regione nei mesi scorsi su diversi fronti”. Secondo il ministro la verità è che la Campania “non ha ritenuto di prepararsi al passaggio di consegne annunciato almeno da quattro anni”.

LA REGIONE ACCUSA, IL MINISTRO RIBATTE – Bonavitacola sostiene sia inconfutabile “l’impegno fattivo garantito dalla Regione in questi mesi per il completamento degli interventi di bonifica, oltre alla ex Resit, per le discariche Masseria del Pozzo e Novambiente”. E aggiunge: “Da altri solo chiacchiere”. Ma il ministro si domanda come mai “nessuno della Regione” abbia mai risposto al commissario “quando, prima che scadesse il mandato, ha chiesto indicazioni sul prosieguo delle attività”, dichiarandosi sorpreso che “proprio la Regione, cui spetta la competenza, urli alla ‘dimenticanza del governo’”. Di fatto, già nell’ordinanza di protezione civile numero 425 del 2016 la Regione Campania è indicata come l’amministrazione competente subentrante al commissario che aveva, sempre con ordinanza, una prima scadenza al 30 luglio 2019, poi prorogata al 16 dicembre scorso. Costa, inoltre, fa notare come nella nota numero 1 del 16 dicembre 2019 è lo stesso ex commissario a scrivere nero su bianco di “non aver avuto alcun riscontro” dall’Ente guidato da Vincenzo De Luca.

COSTA: “NON LASCEREMO LA CAMPANIA SOLA” – Al di là delle responsabilità, l’intenzione del ministro Costa è ora quella di pensare alla soluzione. Che non è facile. L’area è già stata messa in sicurezza, ma restano da gestire le bonifiche. “Ne ho appena parlato con il capo dipartimento della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli. Abbiamo capito che, per una ragione o per l’altra, la Campania non può andare avanti da sola – spiega Costa – e allora il ministero si mette a disposizione, sia con la sua struttura tecnica, sia nella ricerca di fondi e strumenti per aiutare la Regione”. Ma se il nodo è quello di un norma per garantire il prosieguo dell’attività “tecnicamente il ministro non può fare nulla, spetta ai parlamentari trovare una finestra per inserire un emendamento”. A questo punto potrebbe essere l’unica strada percorribile quella di una ulteriore proroga, almeno fino alla fine del 2020, che accompagni la gestione alla fine del commissariamento e all’inizio della gestione ordinaria per la quale, ad oggi, la Campania non è ancora pronta. L’obiettivo è non sprecare il lavoro fatto finora dal commissario De Biase nella Terra dei fuochi, negli stessi terreni dove, fino a poco tempo fa, la camorra inquinava e la camorra dettava legge. E dove tutto rischia di bloccarsi. Proprio ora che, nonostante ci sia molto da fare per le bonifiche nell’Area vasta di Giugliano, qualcosa si iniziava a vedere.

TERRA DEI FUOCHI, OGGI I PIOPPI ASSORBONO I VELENI – A San Giuseppiello, 20mila pioppi oggi stanno assorbendo i veleni interrati per anni nella proprietà di Gaetano Vassallo, soprannominato ‘ministro dei rifiuti’ del boss dei Casalesi Francesco Bidognetti. Più a Sud altre discariche, come la più grande dell’area, affidata alla Resit, che fu di proprietà di Cipriano Chianese, ritenuto l’inventore delle ecomafie, sempre per conto dei casalesi e condannato in secondo grado a 18 anni per disastro ambientale e traffico illecito di rifiuti con l’aggravante mafiosa. La Terra dei fuochi resta senza guida (e senza protezione) proprio ora che occorre dare un segnale. Perché negli ultimi mesi i locali della sede commissariale sono stati vandalizzati e non sono più agibili. È accaduto proprio dopo la notifica delle ingiunzioni di pagamento ai titolari delle discariche Resit e Masseria del Pozzo, della famiglia Vassallo che su quelle terre ha sversato veleni provenienti da tutta Italia, sopratutto dalla Toscana. L’ex commissario ha attivato l’iter per chiedere la riscossione in danno di un milione di euro a Vassallo e di 6,5 milioni a Chianese. Sarebbe la prima volta che i Casalesi pagano per l’avvelenamento delle terre. Loro si opporranno e il rischio, a questo punto, è che non trovino resistenza. Perché nel bel mezzo di un percorso complesso durato anni e ancora lungi dall’essere concluso, la Terra dei fuochi resta abbandonata.

L’APPELLO – Nelle ultime ore, a lanciare un appello sia a Costa che al governatore De Luca è stato anche l’ex senatore Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine nazionale dei Biologi. Affinché venga monitorato lo ‘stato dell’arte’ del frutteto di Giugliano in Campania strappato alla camorra nel 2005. “Lì, in piena terra dei fuochi – racconta D’Anna – su sei ettari di pesche e ciliegi contaminati da sostanze tossiche, a partire dal 2015 è stata attivata un’opera di bonifica rivoluzionaria: gli alberi da frutto sono stati sostituiti dai pioppi, le cui radici stanno assorbendo i metalli pesanti presenti nel sottosuolo. Inoltre, è stato sparso compost arricchito con batteri capaci di metabolizzare gli idrocarburi”. Il tutto, precisa l’ex parlamentare “al costo di 900mila euro, di gran lunga inferiore rispetto agli usuali interventi che prevedono la movimentazione del terreno avvelenato” grazie a un progetto che il commissario ha potuto realizzare in collaborazione con un gruppo di studiosi della facoltà di Agraria dell’Università di Napoli, coordinato dal professor Massimo Fagnano. Per D’Anna “ci troviamo di fronte ad un vero e proprio miracolo in termini di ecosostenibilità”. Per bonificare tutta l’area sono stati stanziati 46 milioni di euro, 19 già spesi. Sei milioni per mettere in sicurezza la discarica più grande, la Resit (che va ancora collaudata): 60mila metri quadrati con un milione di metri cubi di rifiuti. Al loro posto oggi c’è un parco, inaugurato il 29 luglio 2019, con 500 alberi e due murales di Jorit, uno dei quali dedicato a Giancarlo Siani, il giornalista del quotidiano il Mattino assassinato dalla camorra il 23 settembre del 1985.