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Catalogna, la Corte di Giustizia dell’Ue contro l’arresto di Oriol Junqueras: “Gode dell’immunità da europarlamentare”

Il presidente di Esquerra Republicana è stato condannato a 13 anni di carcere per sedizione lo scorso ottobre. Ma al momento dell'elezione al Parlamento di Bruxelles si trovava in detenzione preventiva, situazione che gli ha impedito di prestare giuramento di fedeltà alla Costituzione spagnola davanti alla Commissione Elettorale Centrale

Oriol Junqueras, presidente di Esquerra Republicana de Catalunya condannato a 13 anni di carcere insieme ad altri 11 indipendentisti catalani per aver organizzato il referendum sull’indipendenza del 2017, doveva essere scarcerato. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Ue, spiegando che la sua elezione a eurodeputato del 26 maggio 2019, cinque mesi prima della condanna, prevede che da quella data il politico debba essere considerato un membro del Parlamento dell’Unione europea e, di conseguenza, “gode, da quel momento in poi, delle immunità connesse alla carica“.

La causa era partita dal ricorso dello stesso Junqueras che, dopo l’elezione, si era visto negare il permesso straordinario di uscire dal carcere per recarsi a prestare giuramento di fedeltà alla Costituzione spagnola davanti alla Commissione Elettorale Centrale e iniziare a svolgere la sua funzione pubblica a Bruxelles. In quel momento, il presidente di Esquerra Republicana si trovava in detenzione preventiva, prima di ricevere la condanna, il 14 ottobre scorso, con l’interdizione dai pubblici uffici con l’accusa di sedizione. Decisione, quella del tribunale, dalla quale hanno poi preso origine le proteste che da mesi stanno interessando la Catalogna.

Secondo il Trattato sul Funzionamento dell’Ue, osserva la Corte, le istituzioni comunitarie e i suoi membri “devono godere delle immunità necessarie al compimento delle missioni che vengono loro attribuite”. E tra le immunità c’è anche quella di trasferimento, che “protegge i movimenti dei membri del Parlamento europeo verso i luoghi in cui si riunisce l’Aula, inclusa la sua prima riunione” che si è tenuta nel luglio scorso. La Corte ricorda che le immunità degli eurodeputati sono necessarie a proteggere il buon funzionamento delle istituzioni Ue e che quella di movimento “implica la rimozione di qualunque misura di carcerazione preventiva” che sia stata adottata nei confronti dell’eurodeputato “prima di essere proclamato eletto”. Di conseguenza, “se il Tribunale nazionale competente ritiene necessario mantenere la misura di carcerazione provvisoria, deve chiedere il più presto possibile al Parlamento europeo la sospensione dell’immunità in questione”.

Adesso, ha spiegato un portavoce della Commissione europea, “sta alla Corte suprema spagnola e al Parlamento europeo valutare il seguito a questa decisione preliminare”. E proprio il presidente della plenaria, David Sassoli, ha parlato di “una sentenza molto importante che interessa direttamente la composizione di questa istituzione” e fatto appello “alle autorità spagnole competenti per esortarle a conformarsi al tenore della sentenza. Ho dato mandato ai servizi del Parlamento di valutare in tempi brevi l’applicazione degli effetti della sentenza sulla composizione del nostro Parlamento”.

Su Twitter, dopo la sentenza, Junqueras ha scritto che “la giustizia è arrivata dall’Europa. I nostri diritti e quelli di 2 milioni di cittadini che hanno votato per noi sono stati violati. Annullamento della pena e libertà per tutti noi! Continuiamo come abbiamo fatto fino adesso!”. Gli fa eco Carles Puigdemont, ex presidente della Generalitat de Catalunya in esilio in Belgio e sul quale pende un mandato di cattura internazionale, con la giustizia di Bruxelles che dovrà decidere a febbraio sulla sua estradizione, che sempre sul social scrive che “ci sono ancora giudici in Europa. La Corte di giustizia europea difende gli stessi criteri che abbiamo difeso noi contro il Parlamento europeo e le autorità spagnole che hanno cercato di alterare il funzionamento della democrazia europea”.

Intanto, la Corte Superiore di Giustizia della Catalogna (Tsjc) ha condannato il presidente della Generalitat, Quim Torra, a un anno e mezzo di interdizione dai pubblici uffici per il reato di disobbedienza. L’accusa, secondo i media spagnoli, è di aver rifiutato di togliere durante il periodo elettorale gli striscioni dal Palazzo de la Generalitat che chiedevano la libertà dei politici indipendentisti in carcere. La sentenza impone un’ammenda di 30mila euro a Torra e lo costringe a pagare le spese processuali.