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Dl Fisco, per Confindustria combattere evasione e illegalità significa “criminalizzare le imprese”: “No ad approccio iper repressivo”

L'associazione degli industriali: "Non è certamente questo proliferare di interventi penali modo corretto per combattere l’evasione e far crescere l’economia del Paese". Riferimento all'estensione delle sanzioni della legge 231 che sanziona le società. Intanto la maggioranza ha trovato l'accordo e saranno votati due emendamenti in commissione Finanze alla Cameraal provvedimento che prevede, tra le altre cose, anche il carcere per gli evasori

“Non è certamente questo proliferare di interventi penali, volti a criminalizzare il mondo dell’impresa, il modo corretto per combattere l’evasione e far crescere l’economia del Paese”. Nel giorno in cui la maggioranza annuncia un accordo sull’inasprimento delle pene e delle sanzioni sui reati fiscali, a partire dal carcere per i grandi evasori, Confindustria si affida a un comunicato per schierarsi contro quello che definisce un “approccio iper repressivo che criminalizza le imprese”. La Confederazione generale dell’industria italiana si schiera contro la politica di contrasto all’evasione messa in campo dal governo (con il sostegno esplicito di larga parte della società civile e dei sindacati). E nella nota “ribadisce la profonda preoccupazione per il continuo ampliamento della sfera penale ai fatti economici” riferendosi in particolare all’emendamento al dl Fiscale che estende l’ambito applicativo del decreto 231 ai reati tributari.

“L’emendamento che riscrive l’articolo 39 del Dl fiscale depositato sera dal Governo, se da un lato affronta alcune delle criticità che avevamo evidenziato in audizione, dall’altro vanifica questi miglioramenti, estendendo ulteriormente l’ambito applicativo del decreto 231 ai reati tributari” sottolinea Confindustria. “È un approccio iper repressivo, che moltiplica le sanzioni sulle stesse fattispecie. La confisca allargata resta comunque un’anomalia, perché estende misure eccezionali pensate per la criminalità mafiosa a reati di natura completamente diversa e i correttivi apportati vengono completamente annullati dall’intervento in tema di responsabilità 231″, sottolinea l’associazione degli industriali.

La legge 231 prevede sanzioni per le società che di fatto non hanno impedito che loro dipendenti commettessero reati. Allo stato i reati per cui si può essere sanzionati sono quelli societari, indebita percezione di erogazioni da parte dello Stato, o altro ente Pubblico o Comunità europea, concussione, corruzione, frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico e il trattamento illecito di dati, impiego di lavoratori stranieri irregolari, omicidio colposo e lesioni gravi o gravissime commessi in violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell’igiene e della salute sul lavoro, reati ambientali, autoriciclaggio.

Dopo giorni di discussioni, ha trovato la quadra sul dl che prevede tra le altre cose anche carcere per i grandi evasori. Due emendamenti dei relatori riducono l’aumento delle pene per i comportamenti non fraudolenti, come la dichiarazione infedele e l’omessa dichiarazione, e rivedono sia la disciplina della confisca per sproporzione, prevista per i reati più gravi, sia la responsabilità amministrativa delle imprese. Gli emendamenti sono depositati e verranno votati in serata in commissione Finanze alla Camera. Ma c’è un emendamento in particolare che non piace a Confindustria e in una nota bolla come “iper repressivo” l’approccio delle dl che prevede tra le altre cose il carcere per i grandi evasori.

La svolta sul dl era arrivata qualche giorno fa come preannunciato dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede La maggioranza aveva deciso di allentare la stretta sui reati tributari inserita nel decreto fiscale. Ma il nodo non era del tutto sciolto fino a due giorni fa: poco dopo il deposito dell’emendamento sul tema, la commissione Finanze del Senato aveva sospeso i lavori che ripartiranno domenica sera alle 19. Fonti del Movimento 5 Stelle, primo sostenitore del “carcere per gli evasori”, avevano fatto sapere che si stavano definendo i dettagli tecnici sulla formulazione delle norme, ma sugli intenti c’era accordo. Italia viva in particolare aveva criticato fin dall’inizio l’articolo 39 del decreto, quello con le nuove soglie di punibilità e l’aumento delle pene, chiedendone la cancellazione tout court.

La proposta di modifica depositata nei giorni attenuava per prima cosa l’aumento delle pene per alcune fattispecie – dichiarazione infedele e omessa dichiarazione – non caratterizzate da condotte fraudolente. In più lascia immutate le soglie di punibilità per omesso versamento in assenza di condotte decettive e limita l’applicabilità della confisca per sproporzione ai soli delitti tributari con connotazione fraudolenta della condotta tale da “rivestire maggiore spessore indiziante di accumulazione illecita di ricchezze“. Un altro emendamento del governo potenzia le Agenzie fiscali e gli ispettorati di Ragioneria, di cui si avvalgono anche Corte dei conti e Procure della Repubblica, e potenzia i dipartimenti Tesoro e Finanze per le competenze sull’emergenza Brexit e G20.