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Emilia-Romagna, la risposta di Bonaccini al tour di Salvini: 206 sindaci (su 328 comuni) in campo per la rielezione del governatore

Se Lucia Borgonzoni schiera il leader della Lega a Bologna, il governatore in carica risponde con i primi cittadini. Gran parte di loro ha affollato la Fiera, in un incontro con il loro candidato che, di fatto, ha aperto la campagna elettorale. Assenti i dirigenti di partito, presenti anche i sindaci non militanti nel Pd. Come l'ex grillino Federico Pizzarotti

Arriva la carica dei 206 sindaci (su 328 Comuni), a sostegno del mandato bis del presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che hanno sottoscritto un appello per la sua rielezione. Mercoledì mattina gran parte di loro ha affollato la Fiera, in un incontro con il loro candidato che, di fatto, ha aperto la campagna elettorale. Assenti i dirigenti di partito, presenti anche i sindaci non militanti nel Pd. Come l’ex grillino Federico Pizzarotti, leader di Italia in Comune e primo cittadino di Parma, o la sindaca di San Lazzaro, Isabella Conti, passata a Italia Viva ed eletta alle ultime comunali con un plebiscito dell’80%. E poi tanti sindaci civici.

Tra i primi cittadini delle città più importanti: Virginio Merola (Bologna), Luca Vecchi (Reggio Emilia), Giancarlo Muzzarelli (Modena), Enzo Lattuca (Cesena), Michele De Pascale (Ravenna) e Andrea Gnassi (Rimini) che rappresentano capoluoghi di provincia con un vasto bacino di voti. “Chiedo una mano non per costruire un progetto, ma una campagna elettorale per avvicinare le istituzioni ai cittadini e costruire modelli di prossimità che riducano le distanze con i cittadini”, ha detto Bonaccini ai sindaci. Così, se l’avversaria – la leghista Lucia Borgonzoni– schiera il leader Matteo Salvini che oggi sarà a Bologna, il presidente in carica risponde con i sindaci.

“La differenza netta che vedo tra noi e gli avversari – ha spiegato Bonaccini – è che Salvini, che ha sostituito Borgonzoni, parla solo di vincere in Emilia-Romagna, di conquistarla, per mandare a casa il governo Conte: ma il 27 gennaio qui non ci saranno Salvini, Zingaretti, Renzi, di Maio, Meloni o Conte a governare. Ci saranno Bonaccini o Borgonzoni”. E ha ribadito: “Io ho pensato in questi anni solo all’Emilia Romagna, nessuno mi potrà dire che vado nei comuni solo in campagna elettorale, come fa Salvini”.

Sullo sfondo della campagna del Pd, convitato di pietra, l’alleato nel Governo nazionale: il M5s. Oggi Bonaccini ha ribadito, durante l’incontro con i sindaci, che un’alleanza con il Pd è possibile anche in Emilia, ma per i pentastellati sembra concretizzarsi la scelta della desistenza, consigliata anche da un ex amico: il sindaco Pizzarotti. “In Umbria i grillini hanno preso il 7%, in Emilia-Romagna rischiano di prendere il 5% – avverte – La desistenza penso sia per loro positiva in chiave risultato, secondo me, al di là dei malumori interni, è anche una tattica per non far misurare quanto poco potrebbero prendere”. Pizzarotti, che come leader di Italia in Comune non ha ancora deciso se creare una lista a sostegno di Bonaccini o inserire i candidati nella lista del presidente, oggi si è presentato come suo sostenitore “in veste personale” e ha ammesso: “Un’eventuale alleanza con i 5 Stelle mi creerebbe disagio”. A questo proposito, ha inviato un messaggio al Pd: “Dopo l’apertura iniziale che un partito di governo fa bene a fare, direi che non bisogna continuare a stare con la mano tesa in eterno“.

“Bonaccini è un presidente che ha lavorato bene al primo mandato – ha spiegato il sindaco bolognese Merola – il secondo significa completare l’opera e andare avanti. Contiamo sul buonsenso degli emiliano-romagnoli per riconfermarlo, perché qui si sta discutendo chi è più adatto a fare il presidente non a seguire gli ordini di Salvini“. Merola sfida, poi, la Lega: “Non si possono offendere gli elettori, qui non ci sono né sudditi che obbediscono a un capo, né clienti che hanno raccomandazioni o privilegi. Fanno affermazioni infondate, le dimostrino perché, prima o poi, si beccano una querela. Qui ci sono liberi cittadini che hanno scelto di votare Bonaccini e, anche questa volta, lo riconfermeranno, se vogliono fare passare l’Emilia-Romagna come un regime hanno sbagliato prospettiva”.

“Stiamo proponendo un progetto sul futuro, francamente gli altri non li vedo nemmeno in campo”, ha commentato il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, mentre quello di Rimini, Andrea Gnassi, ha ricordato che quello del 26 gennaio prossimo “non è un voto politico nazionale” e in Emilia-Romagna “dobbiamo guardare alle cose concrete“. Anche per un altro dem, il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, Bonaccini “ha lavorato pancia a terra per l’Emilia-Romagna e non ha guardato alle appartenenze, motivo per cui oggi lo sostengono tanti sindaci non di centrosinistra”. “Noi – ha spiegato Muzzarelli, alla guida di Modena per il secondo mandato – appoggiamo Bonaccini perché vogliamo sostenere l’Emilia-Romagna profonda, quella che lavora ogni giorno, che insieme alle imprese costruisce, quella che ogni anno riesce a fare un salto di qualità sul welfare, sulla sanità, ma soprattutto sull’umanità”.