Giustizia & Impunità

Avellino, voto di scambio camorristico della Lega in Irpinia: l’ombra del clan Partenio sulla crisi delle concerie di Solofra

Il lavoro degli inquirenti punta in particolare sulle “anomalie” nelle relazioni fra tre avvocati custodi giudiziali e “soggetti in servizio” nel settore esecuzioni immobiliari della cancelleria del Tribunale Civile avellinese, come si legge nel nuovo decreto di perquisizione firmato dai pm Simona Rossi, Henry John Woodcock e Luigi Landolfi

Il clan camorristico Nuovo Partenio di Avellino starebbe provando a speculare sulla crisi delle concerie di Solofra attraverso un meccanismo consueto su molti territori: quello delle pressioni criminali per controllare le aste giudiziarie, in questo caso le aste bandite dal Tribunale di Avellino. La Dda di Napoli indaga in questa direzione dopo aver sentito nelle ultime settimane cinque parti offese dei presunti imbrogli compiuti intorno alle aste fallimentari. Il lavoro degli inquirenti punta in particolare sulle “anomalie” nelle relazioni fra tre avvocati custodi giudiziali e “soggetti in servizio” nel settore esecuzioni immobiliari della cancelleria del Tribunale Civile avellinese, come si legge nel nuovo decreto di perquisizione firmato dai pm Simona Rossi, Henry John Woodcock e Luigi Landolfi.

Il decreto, eseguito nella mattinata dell’8 novembre dai carabinieri del nucleo investigativo di Avellino e dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Napoli, descrive in poche pagine uno dei filoni, il più interessante sul versante economico, dell’inchiesta sul clan Partenio. Indagine finita sui media nazionale per l’esistenza di un altro filone riguardante il presunto voto di scambio politico mafioso nel corso delle elezioni comunali del 2018 di Avellino. Sono indagati gli ex consiglieri comunali di Avellino della Lega Damiano Genovese – figlio del fondatore del clan Partenio, Amedeo Genovese, detenuto al 41bis – e Sabino Morano, quest’ultimo coordinatore provinciale della Lega, autosospeso dall’incarico dopo le prime perquisizioni.

Stavolta l’attenzione di magistrati e investigatori si concentra sugli interessi del clan nel business delle aste immobiliari. Perquisiti gli studi di tre avvocati, Luciana Zeccardo, Leonardo Tammaro e Alfredo Cavallo. Sono indagati per estorsione e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa, nell’ambito del loro ruolo di ‘custodi giudiziali’ – nominati dal giudice dell’esecuzione – di alcuni immobili messi all’asta. La Dda indaga sull’esistenza di un cartello tra il clan Partenio ed alcuni esponenti delle famiglie Forte ed Aprile, che avrebbe sancito il ‘monopolio’ delle aste, allontanando, attraverso i tradizionali metodi intimidatori della camorra, i potenziali concorrenti. Un cartello che si sarebbe imposto – secondo la ricostruzione dell’accusa – anche con la complicità dei custodi giudiziali. E che spadroneggiava fino al punto, secondo le parole di un testimone, di poter disporre delle chiavi dei bagni del Tribunale chiusi e riservati al personale.

C’è un immobile sul quale la Dda accende un faro. È quello di A.L. e si trova a Solofra. Comune che viveva di industria conciaria, come sottolineano i pm. “Ubicato tra Avellino e Salerno – si legge – e nel passato noto polo dell’industria conciaria, attualmente in profonda crisi, e dunque alla mercé di speculatori ‘senza scrupoli’ che rischiano davvero di mettere in ginocchio l’intera realtà del Comune summenzionato”. Ed a proposito di Solofra, “mi risulta – ha detto A. L. ai magistrati – che Aprile e la Forte e i loro soci stanno approfittando di tanta povera gente che sta perdendo i beni”. Solofra, fatte le dovute proporzioni e i distinguo del caso, come una piccola Taranto e il dramma dell’Ilva: difficile riconvertire e rilanciare un settore, quello delle concerie, che non produce più i profitti di un tempo e inquina. Nell’ottobre 2016 ilfattoquotidiano.it riferì di un’indagine della Procura di Avellino sulla contaminazione da tetracloroetilene dell’acqua prodotta dalle aziende conciarie della zona. E nel fascicolo finirono le intercettazioni del sindaco Pd di Solofra, Michele Vignola, ascoltato al telefono mentre pareva sollecitare al collega di partito ed ex senatore Enzo De Luca un intervento presso la ministra della Difesa Roberta Pinotti per far rimuovere il maresciallo dei carabinieri che indagava sull’inquinamento industriale. L’ex senatore dem fece finta di assecondarlo ma non mosse un dito, il nome del ministro fu tirato in ballo a sua insaputa, il maresciallo rimase al suo posto, quelle telefonate non ebbero ulteriori strascichi giudiziari. E Vignola nel 2017 ha rivinto le elezioni.