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James Dean rivivrà in un film sulla guerra del Vietnam grazie alla computer grafica

Finding Jack, un film sulla guerra del Vietnam di prossima uscita, vedrà il ritorno sulle scene di James Dean, a ben 65 anni di distanza dalla sua morte, avvenuta in un incidente automobilistico nel 1955. Il "miracolo" avverrà grazie all'aiuto della computer grafica.

A 65 anni dalla sua morte, James Dean tornerà a recitare grazie alla computer grafica in un film sulla guerra del Vietnam di prossima uscita, intitolato Finding Jack. ‎Diretto da Anton Ernst e Tati Golykh, e realizzato grazie alla loro casa di produzione indipendente, Magic City Films, il film si avvarrà della collaborazione della canadese Imagine Engine e della sudafricana MOI Worldwide, per ricreare una versione quanto mai realistica dell’attore, divenuto una vera icona pop grazie a una manciata di ruoli da teenage star in film come Il Gigante, La Valle dell’Eden e ovviamente Gioventù Bruciata. ‎

“Abbiamo cercato a lungo l’attore perfetto per il ruolo di Rogan, che ha un arco narrativo molto complesso, e dopo mesi abbiamo deciso che il più adatto sarebbe stato James Dean”, ha spiegato il co-regista Anton Ernst. Una decisione inedita che però non ha mancato di accendere polemiche, sia tra gli addetti ai lavori come ad esempio gli attori Elijah Wood e Chris Evans, sia tra il pubblico.

In realtà non è la prima volta che qualcosa di simile accade, basti pensare a Il Corvo del 1994, in cui la pellicola fu completata nonostante la morte del protagonista Brandon Lee, proprio grazie all’impiego di controfigure ma anche a un parziale riutilizzo di sequenze precedenti unitamente a tecniche di computer grafica.

Ma gli esempi sono tantissimi, dal cameo di Marlon Brando in Superman Returns del 2006, alla presenza del defunto Paul Walker in Fast & Furious 7, passando per le ricostruzioni digitali di Peter Cushing in Rogue One – A Star Wars Story e di Carrie Fisher in ben tre film, Gli Ultimi Jedi, Wonderwell e l’imminente L’Ascesa di Skywalker, fino ad arrivare al recentissimo Gemini Man, dove Will Smith recita al fianco di una sua versione più giovane di 20 anni, interamente realizzata in computer grafica.

Ciò che viene stigmatizzato è che nell’era della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte, per citare un classico di Walter Benjamin, l’industria cinematografica sta forse iniziando arrogantemente a pensare che far rivivere digitalmente un attore equivalga anche a riprodurre la qualità e lo spessore della sua recitazione, il ché, ovviamente, non è vero. La computer grafica ha rivoluzionato il cinema e le serie TV in molti modi positivi, consentendo di abbattere i costi e realizzare mondi e sequenze prima impossibili, ma non bisogna pensare che la tecnologia possa essere un sostituto delle emozioni umane.

Per arrivare a quel livello servirebbe infatti che l’intelligenza artificiale possa fare esperienza diretta del mondo, dell’esistenza e della morte, sviluppando sentimenti ed empatia, da poter mettere poi in un’interpretazione digitale. Ma quando la Macchina sarà capace di fare questo non sarà più una macchina.