Mafie

Mafia Foggia: “Lo uccido, gli mangio il cuore e gioco a pallone con la testa”. 15 arresti nel clan attivo nella guerra dei baby boss a Vieste

Gli inquirenti della Dda di Bari, grazie all'uso di intercettazioni, hanno identificato presunti membri del clan Raduano che dal 2015 è tra i più attivi sul Gargano: le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata a traffico e spaccio di droga, armi e ricettazione con l'aggravante mafiosa

Un gruppo di picchiatori che avevano il compito di punire i pusher che infrangevano le regole del clan, con i boss che minacciavano di “mangiare il cuore”, “tagliare le mani” e “giocare a pallone con la testa” di chi violava i diktat dell’organizzazione. È grazie a intercettazioni come questa, captate dagli inquirenti della Dda di Bari, che si è arrivati all’arresto di quindici persone, dodici in carcere e tre ai domiciliari, ritenute componenti del gruppo criminale Raduano di Vieste, in provincia di Foggia. I reati contestati, descritti in 240 capi d’accusa, sono quelli di associazione per delinquere finalizzata a traffico e spaccio di droga, armi e ricettazione con l’aggravante mafiosa.

“Se questo sta in giro lo uccido col martello in mezzo alla strada che poi mi devo mangiare il cuore – si sente in uno degli audio captati dagli investigatori – Gli devo zappare in testa, gli devo tagliare le mani. Lo uccido, poi dobbiamo giocare a pallone con la testa sua“. Gli arresti fanno parte dell’operazione Neve di marzo, chiamata così perché un grosso sequestro di droga fu possibile grazie alle orme lasciate dai trafficanti sulla neve fresca. Un primo tassello dell’indagine si è chiuso un anno fa, con i fermi dei pregiudicati Marco Raduano e Liberantonio Azzarone, già a processo insieme a Luigi e Gianluigi Troiano, che rischiano condanne tra i 20 e i 4 anni di reclusione.

Le indagini dei Carabinieri sono state coordinate dai pm Ettore Cardinali, Giuseppe Gatti, Simona Filoni e dall’aggiunto Francesco Giannella e da queste emergono la “straordinaria capacità di controllo militare del territorio da parte della mafia garganica”, ha spiegato Gatti, e “la violenza, il clima di terrore che genera una condizione di assoggettamento”. Per lo spaccio il gruppo sceglieva “luoghi simbolici della vita sociale della città, scuole, campi di calcetto, poste di pattinaggio, ristoranti”, ma con questo ennesimo blitz “la stagione di Gomorra in quelle terre si può dire definitivamente conclusa”. “Vieste – ha aggiunto Gatti – ha avuto un risveglio di coscienza civile importante” anche grazie a un “vero e proprio accerchiamento investigativo” che per il procuratore Volpe ha consentito anche di prevenire reati “quasi come nel film Minority Report“.

A rendere Vieste, paese da 13mila abitanti e una tra le più importanti mete turistiche della Puglia, terra di clan, compresi i Raduano, che frequentemente arrivano allo scontro con i rivali degli Iannoli, con uccisioni e scontri armati che hanno mietuto 10 giovani vittime negli 4 anni, è la lotta per il controllo delle estorsioni e del traffico di droga dall’Albania dopo l’uccisione del boss Angelo “Cintaridd” Notarangelo. È qui che il business dei narcos balcanici ha trovato la sua porta verso l’Italia grazie alle coste frastagliate e rocciose, difficili da pattugliare, e quindi approdo perfetto per tonnellate di marijuana.