Media & Regime

Dieci anni del Fatto, gli auguri della Fondazione Montanelli: “Vi inoltriamo questo cartoncino scritto a mano” (e firmato Indro)

Ecco tutti i messaggi ricevuti dai lettori affezionati e illustri, pubblicati dal nostro giornale in questa settimana di festeggiamenti

La Fondazione Montanelli-Bassi di Fucecchio riceve e vi inoltra volentieri questo cartoncino scritto a mano. Caro Marco, trovandomi a migliaia di anni luce di distanza (e non crediate che le Poste qui siano migliori!), vi mando con un po’ di ritardo un mio augurio. Veloci e piccoli come schegge, mi arrivano frammenti de Il Fatto assieme a frammenti di fatti quotidiani. Fatico a capire il bordello che mi raccontate. Di serio e comprensibile mi sembra che accada ben poco e quel poco sia trascurato da tutti. Ai melodrammi dei miei tempi feci fronte iscrivendomi al partito degli Apoti, quelli che non la bevono. E, come erede spirituale di Prezzolini (fu proprio lui a coniare quel termine dal greco), ne reclamai la presidenza onoraria. Era un partito senza poltrone né stipendi e mi risparmiò parecchie bischerate. Vi spedirò un po’ di tessere, se vi interessa. Con simpatia, al prossimo decennale. Indro.

GLI AUGURI DEGLI ALTRI LETTORI

Desidero aggiungere i miei complimenti e auguri numerosi in questi giorni in cui Il Fatto Quotidiano celebra con successo il suo decennale anche con l’aumento di 20 centesimi che sulle tasche di un pensionato come me hanno il loro peso (i conti si fanno a fine anno)… comunque ben venga ormai ho messo da tempo Tg, tv e radio, giornali, tutti VELINE di una unica informazione “manipolata” oscenamente dai “padroni del vapore” e il Fatto rimane unica fonte (al momento) degna di credibilità, dovuta anche alla presenza di “due anime” diverse al suo interno capaci di riflettere aspetti diversi di uno stesso evento evitando la “via unica” dei velinari e delle loro menzogne preconfezionate “ad usum delphini”. Ho, nel mio piccolo, convinto una ventina di amici a informarsi con il Fatto e si trovano bene, anche se (piccola critica) l’aumento delle pagine e degli articoli ritengo cominci un po’ ad appesantire la essenziale struttura iniziale in ciò rispecchiando un po’ l’andazzo di tutti i quotidiani. (…) Il Fatto lo vorrei un po’ meno disponibile per questa Europa di banchieri di cui il Parlamento italiano rischia di diventare una protesi esecutiva. (Maurizio Dickmann)

Cari amici del Fatto, mi chiamo Monica, ho 51 anni e vi leggo tutti i giorni! Come vedete non sono affatto tecnologica e ho scelto di mandarvi questo biglietto per farvi gli auguri di buon compleanno! Dieci anni insieme a voi sono volati! Continuate così perché siete fantastici!!! (Monica G. e famiglia)

Sono un imprenditore nel settore dell’Architettura del paesaggio con una azienda presente sul mercato dal 1966. Ogni giorno mi ritrovo in prima linea con mio padre, il fondatore, 78 anni, mia sorella e, ultimo arrivato, mio figlio. Una classica azienda familiare italiana, e di questo siamo molto fieri. Seguo il giornale con attenzione ogni mattina e lo ritengo unico caposaldo di giornalismo di qualità in Italia. Avendo a disposizione alla lettura almeno altri tre quotidiani, fra i maggiori, mi sono convinto che Il Fatto rappresenti un baluardo verso la dilagante moda di raccontare (o meno) fatti in base a mere questioni di opportunità, e mi riferisco nello specifico ai “giornaloni”. Questo è così vero che ho gentilmente ma fermamente suggerito al bar centralissimo della mia città di dotarsi de Il Fatto Quotidiano da offrire alla lettura degli avventori, insieme a tutte le altre testate, durante la colazione o la pausa caffè. Un modo alternativo, non allineato di vedere le cose. (Andrea Pellegrini)

Vi sfido a trovare un altro ragazzo che vi segue sin dal primo giorno (all’epoca avevo 16 anni) e che ha tra i poster appesi in camera quelli delle prime due feste del Fatto Quotidiano in Versilia!
Tanti auguri. (Andrea Angelini)

Sono abbonata al Fatto da anni, non ricordo quanti. Ho 73 anni, sono casalinga e tutte le mattine mi reco in edicola a ritirare il vostro (il mio) giornale e non mi occorre leggerne altri. L’abbonamento è stato un regalo del mio figliolo, consulente informatico, che vive a Barcellona e vi legge online. Ragazzi, che dirvi, siete magnifici, stupendi, mi fate compagnia, perché vivo da sola, ormai i figli sono grandi e ognuno ha la sua vita. Devo confessare, ho un debole per il grandissimo Marco Travaglio, gli voglio bene come se ne vuole a un figlio e lo difendo a spada tratta quando qualcuno dice di lui cose spiacevoli, è tutta invidia! Lunga vita al Fatto Quotidiano e ancora tanti auguri per i vostri dieci anni. (Marisa Cardone)

Ogni mattina, presenti fin dall’alba… Auguri! (Christian Iannizzotto)

Non potete capire con quale soddisfazione in treno, quando passano con il carrello dei giornali e sistematicamente alla mia richiesta rispondono “no spiacente, abbiamo tanti altri giornali ma non il Fatto, rispondo a voce alta “se non avete il Fatto non voglio nessun altro giornale!”. In realtà sono una vostra abbonata da anni, ma mi diverte troppo vedere i compagni di viaggio che si stupiscono della mia esclamazione decisa e libera. Auguri immensi! (Stefania)

Rappresento l’associazione di Prato “Uniti per la Costituzione”. Vi leggo dal primo giorno e spesso i vostri articoli e i temi da Voi trattati sono oggetto di un fecondo dibattito tra noi. Auguri e continuate a difendere i valori della Costituzione. (Avv. Michele Giacco)

Dieci anni di vita non sono pochi e – giustamente – vanno festeggiati. A tal proposito, ci tenevo a condividere con voi il mio personale ricordo. Infatti, i vostri dieci anni di vita corrispondono anche a dieci anni della mia vita, accompagnata quest’ultima dalla vostra costante e continua presenza. Ricordo con piacere e affetto l’attesa dell’uscita della prima copia, avevo 15 anni e stavo iniziando il Liceo Classico. Venni a conoscenza della nascita del Fatto (se non sbaglio) grazie ai “Passaparola” di Marco Travaglio che seguivo voracemente su YouTube. Sin da subito fui entusiasta dell’idea di un nuovo giornale e così corsi a prenotare la prima uscita dal mio edicolante di fiducia che poi, per i seguenti cinque anni di scuola, mi continuò a conservare ogni giorno una copia che passavo a prendere con mio padre prima di correre in classe. Proprio da quel 23 settembre, come la foto allegata dimostra, la prima copia del Fatto è appesa in camera mia. Ingiallita, ormai un po’ sgualcita e in equilibrio precario, ma sempre lì. Dieci anni sono passati, per voi e per me, che ormai ne ho 25 e ho anche finito l’università. In tutti questi anni vi ho letto, crescendo con voi, con le vostre battaglie e i vostri appelli. Passando dalla copia cartacea agli abbonamenti mensili versione “studente” fino a (finalmente!) l’abbonamento annuale di quest’anno, ho cercato di non perdere mai un vostro numero. Tutto ciò non perché io condivida sempre ciò che scrivete (piacere al lettore non deve peraltro essere l’obiettivo di un giornale), ma piuttosto perché, in tutti questi anni, avete sempre dimostrato di rimanere controcorrente, fedeli ai vostri princìpi e ai valori della Costituzione, “la via maestra”. Ora, non posso garantire che tra altri dieci anni il mio primo Fatto sarà ancora appeso in camera. Tuttavia, sono sicuro che io continuerò a leggervi, possibilmente al mattino e con un cappuccino. (P.c. Mingozzi)

Nel Cilento, a Pisciotta, il Fatto Quotidiano a supporto delle campagne di sensibilizzazione sulla difesa dell’ambiente e della verità: per l’intero mese di marzo 2018, sono state diffuse copie omaggio de il Fatto Quotidiano nei bar del paese, a cura di “Osservatorio Pisciotta”. Viva la stampa libera! (Luigi Gatto)

Sono un compagno del Pd, vi leggo sin dal primo numero e siete sempre un’ottima compagnia. Mi è da subito piaciuto il vostro stile anticonformista e il vostro non guardare in faccia a nessuno, in particolare apprezzo molto gli articoli di Andrea Scanzi, e il direttor Marco Travaglio. (Vanes Dall’Olio)

Oggi Il Fatto Quotidiano compie 10 anni. E il suo primo numero, con quel titolo strepitoso, “Letta indagato” è incorniciato a casa mia, a Roma, in bella mostra. In un Paese malato come il nostro, essere lettore e sostenitore di un giornale libero come Il Fatto non può essere altro che motivo di orgoglio (Lorenzo Chiavetta)

Carissimi amici del Fatto vi ho scoperto fin dagli inizi di questa stupenda avventura… Non sapete la gioia che ho provato quando ho saputo che avete fondato il giornale trattando tematiche a cui credo molto… Come direbbe Renato Zero, “grazie di esistere”. (Gianluca Toniolo)

Gentile direttore e tutti voi del Fatto, sono una vostra lettrice dal primo numero (che conservo come una reliquia), adesso sono socia sostenitrice e vi assicuro che ho letto tutte-tutte e per intero le uscite. Vi considero la mia famiglia, siete stati il mio faro quando mi sentivo isolata… Forse è grazie a voi che all’età di 39 anni mi sono iscritta all’università e nonostante il lavoro sono riuscita ad arrivare quasi alla fine della triennale (manca la tesi)… Grazie di cuore. (Sara Landini)

Il 20 settembre 2009: nasce mio figlio Alberto. Tre giorni dopo nasce il Fatto Quotidiano. La mia vita da allora è fortemente cambiata, direi stravolta. Fortunatamente in meglio. Ad Alberto si sono poi aggiunti altri due fratelli: Linda e Giulio. Il Fatto può essere considerato il quarto figlio o un amico di famiglia, sempre presente da 10 anni a questa parte. Dal 20.9.11 al 20.9.12 decidemmo di fotografare Alberto ogni giorno (310 foto, al tempo non uscivate al lunedì) assieme al Fatto. Era il nostro modo per sancire un patto gemellare, due vite in qualche modo unite per sempre. Vi invio come regalo per il vostro decimo compleanno le foto salienti, unito ai nostri migliori auguri a tutta la redazione. Siete unici, ci avete aiutato a comprendere dieci anni del nostro amato Paese come nessun altro sarebbe stato in grado di fare. Tanti auguri, vi vogliamo bene. (Andrea Dioni con Valeria, Alberto, Linda e Giuli)

Buongiorno, vi seguo dal primo numero e sino a oggi sono stato un frequentatore delle vostre pagine… Un saluto a tutti voi e grazie per l’impegno profuso. (Darko Perrone)

Carissimi, certo non sono illustre e famoso come quelli che hanno offerto volto e firma e auguri ai dieci anni del Fatto, ma mi vanto di avere scoperto Il Fatto! Io che appartengo a quella generazione che dagli anni 60 si è nutrita, anzi, ubriacata di sogni… Io che non volevo mollare davanti a certe censure! Poi mi sono adeguato, ma dentro ero sempre arrabbiato… Non mollate, ragazzi, il Fatto è di famiglia… (Mario Dentone)

Cari tutti, ho cominciato a leggere il Fatto dal primo numero… Siete bravi, chiari, competenti, liberi e spesso molto ironici. Amo moltissimo i giochi di parole, per cui leggo con goduria i titoli e gli articoli di Travaglio, Scanzi, Lucarelli… Vi voglio bene! (Germana Piovesan)

Grazie di esistere: non sono abbonato e oggi sono contento di acquistare il mio giornale con l’aumento. Ho molto apprezzato Millennium. (Angelo Mollica)

Siamo lettori della prima ora e continuiamo orgogliosamente a conservare il primo storico numero del Fatto. Abbiamo seguito con passione le vostre battaglie che collimano con le nostre idee e di esse abbiamo fatto un vessillo di libertà e di indipendenza. Con l’aiuto del Fatto abbiamo superato gli incubi di derive e deviazioni che ci ottenebravano e volevano costringerci al silenzio. Per questo e tanto ancora grazie a tutti voi del Fatto Quotidiano e tanta vita. (Vito Rotondi e Francesca Nicotera)

Grazie, Fatto, per questi 10 anni di onestà intellettuale in un mondo di venduti. È stata una boccata d’ossigeno. Avevo sentito parlare di voi: il 23 settembre 2009 sono corsa in edicola e ho comprato il mitico n. 1 che conservo con la stessa cura e lo stesso affetto con i quali Paperone conservava il cent n. 1. In estate ogni mattina facciamo 4 km di andata e 4 di ritorno per andare all’edicola e non ti dico come rimaniamo male quando non ti troviamo perché lì, a Isola Capo Rizzuto, arrivano pochissime copie. Puoi fare qualcosa?… Sei parte della famiglia: quando c’è maretta politica ci appoggiamo a te e condividia mo sempre la tua opinione, cioè quella dei tuoi bravissimi giornalisti. Tutti. Millennium è una fuoriserie e Loft, i libri e tutto ciò che fate ci fanno sentire parte orgogliosa di una grande comunità che sa quel che dice e quel che vuole. Noi ci fidiamo di te, Fatto. Grazie. (Laura Nardi e famiglia)

Sono un pensionato che ogni giorno compra Il Fatto. Con piacere sono vicino a tutti voi che lavorate con alta professionalità. Continuate sempre in questa direzione. Con tanta stima, spero di venire nel 2020 alla festa del Fatto. (Vito Matarazzo)

Da 10 anni leggo il giornale che avrei sempre voluto leggere! Non ne ho perso un numero e quindi è doveroso farvi e farci gli auguri e auspicare che il giornalismo di libertà e qualità abbia sempre chi lo promuova come voi: complimenti! (Marco)

Il Fatto non corre in soccorso dei vincitori e non umilia gli sconfitti. Ci sono voci di ogni colore e opinione che discutono liberamente. Mi piace Il Fatto perchè non è controllato da nessun partito o potente. Il Fatto risponde solo ai suoi lettori. E io sono orgoglioso di leggerlo da 10 anni. (J-Ax)

Quando chiuse La Voce mi sentii orfano: amavo quello stile, mi piaceva Montanelli e i giornalisti che ci scrivevano, soprattutto un certo Marco Travaglio. Poi un giorno, mentre soggiornavo in un tristissimo residence pugliese dove ero andato sperando di trovare un po’ di ragazze, vidi per la prima volta Travaglio in televisione mentre faceva le pulci a Berlusconi: a quel punto quando uscì Il Fatto sono stato tra i primi a compiacermi e a compralo. Ora aspetto la mezzanotte, e tutti i giorni, per leggerlo. Tanti auguri e spero di festeggiare, anche per la mia salute, anche i prossimi dieci.(Renzo Arbore)

Un quotidiano che si regge indipendente per dieci anni è un miracolo e i miracoli si spera che possano ripetersi. L’augurio è che il prossimo decennio – come già è accaduto in diverse circostanze, non ultimo il referendum costituzionale – sia dedicato ancora una volta dal Fatto a difendere i fondamenti della nostra vita civile. (Gustavo Zagrebelsky)

Dieci anni fa nasceva Il Fatto. Dieci anni fa moriva mio fratello. Il Fatto ha trattato quella morte perché ne ha percepito da subito il drammatico valore civile, politico e giudiziario. Non si è mai dimenticato di noi. Mai. Il Fatto è compagno di viaggio della nostra storia. Tanti auguri di buon compleanno! (Ilaria Cucchi)

Il trono si conquista con le spade ed i cannoni, ma si conserva con i dogmi e le superstizioni”. Questa massima del cardinale Mazzarino riassume in modo magistrale – oggi come ieri – l’esigenza di ogni potere oligarchico di controllare e manipolare la costruzione del sapere sociale per garantire la propria perpetuazione. Nel panorama italiano, caratterizzato da una pressoché sistematica colonizzazione dei media della carta stampata e televisivi da parte di potentati economici e politici, la fondazione del Fatto quotidiano ha costituito un evento di rilievo perché ha segnato una linea di frattura rispetto al passato. Al modello verticale di una informazione discendente dai vertici della piramide sociale, condizionata dagli interessi dei gruppi industriali proprietari delle testate e dalle nomenclature partitiche, il Fatto quotidiano ha contrapposto, autofinanziandosi solo con le vendite e con gli abbonamenti, un modello orizzontale dal basso che offre un radicale cambio di prospettiva. Da qui la rottura della solidarietà corporativa che ha tradizionalmente caratterizzato il mondo professionale dei media, con la critica aperta e costante del Fatto quotidiano al modello di comunicazione verticale di altri media, mediante la denuncia dei loro silenzi, dei loro riduzionismi, del loro doppiopesismo. Da qui il consequenziale rilievo dato dal Fatto quotidiano all’informazione sugli asset proprietari dei media in mano a gruppi imprenditoriali che si occupano solo marginalmente di editoria e principalmente di tutt’altro (finanza, banche, assicurazioni, costruzioni, automobili, cliniche, appalti pubblici), offrendo così illuminanti chiavi di lettura per comprendere i conflitti di interesse determinati dalla commistione tra media, affari e politica. Da qui un giornalismo rigoroso e audace che impone la propria agenda offrendo informazioni alternative e urticanti per i potentati. In sintesi l’esperienza di questi dieci anni del Fatto quotidiano può definirsi come un laboratorio che indica la via per la costruzione di una nuova alleanza tra professionisti produttori di informazione e cittadini che necessitano di informazioni non filtrate dai Mazzarino di turno, in una battaglia comune per difendere il diritto di sapere, senza il quale non esiste democrazia vivente e autentica (Roberto Scarpinato)