Cronaca

Terremoto in Emilia, dopo sette anni riapre il duomo di Mirandola: 6 milioni per ricostruirlo

Sono stati completati i lavori di restauro, successivi a quelli di messa in sicurezza, del campanile e delle navate interne. Il presidente della regione Emilia: "Vedere ripartire i centri storici è l’obiettivo che ci siamo dati in questa fase finale della ricostruzione"

Dopo sette anni riapre il duomo di Santa Maria Maggiore di Mirandola, “ferito”, così come parte del patrimonio artistico modenese, dalle forti scossi del sisma del 20 maggio 2012. Da poco sono stati conclusi i lavori di restauro, successivi ai già urgenti interventi di messa in sicurezza nei mesi successivi il terremoto: tra i principali, il raddrizzamento delle pareti, la realizzazione di una nuova copertura sulla navata e di nuovi impianti, fra cui quello di riscaldamento a pavimento, nonché il lavori di manutenzione al campanile. Opere che hanno dato nuova vita alla chiesa gotica del 1440, anno in cui Francesco III e Giovanni I Pico ne iniziarono la costruzione, portata avanti poi nel 1470 da Galeotto I e Anton Maria Pico, fratello di Giovanni Pico della Mirandola, e completata nel 1885.

Le risorse investite post terremoto per il duomo di Mirandola sono state di circa 6,2 milioni di euro. Nel complesso per tutti gli edifici di culto danneggiati sono stati stanziati 315 milioni, di cui 42 provenienti da assicurazioni, donazioni e risorse proprie delle diocesi. Ad oggi risultano riaperte 286 chiese: 64 erano state già messe in sicurezza subito dopo il terremoto, mentre per altre 63 i lavori sono ancora in corso e se ne attende quindi la riapertura entro poco tempo.

“È sull’impegno di tutti per veder rinascere un luogo così importante che si misura la forza della comunità locale e di tutta quella regionale – ha detto il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini – vedere ripartire i centri storici, a cominciare proprio da monumenti e chiese, è l’obiettivo che ci siamo dati in questa fase finale della ricostruzione, dopo aver praticamente completato quella di abitazioni, scuole e imprese. Riportarli a piena vita e farlo insieme vuol dire ricucire fino in fondo l’anima e l’identità dei nostri territori“.