Cronaca

Cordoni ombelicali “scomparsi”, presentata denuncia alla procura di Ginevra

Sarebbero circa 15mila le famiglie italiane coinvolte nella vicenda. L’azienda aveva trasferito in Polonia le cellule staminali conservate

Dove sono finiti i cordoni ombelicali affidati alla banca di cellule staminali Cryo-Save con sede in Svizzera? Potrebbe stabilirlo un’inchiesta della Procura di Ginevra che a cui è stata presentata una denuncia nei confronti dell’azienda e dei rispettivi responsabili dall’autorità elvetica competente in materia di salute, l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp). In una nota ipotizza che la Cryo-Save di Plan-les Ouates (Ginevra) potrebbe aver violato la legge sui trapianti (inadempimento degli obblighi di notifica e di cooperazione).

Sarebbero circa 15mila le famiglie italiane coinvolte nella vicenda. La Cryo-Save disponeva dal 2016 di un’autorizzazione rilasciata dall’Ufsp per l’importazione, l’esportazione e la conservazione di cellule staminali ricavate dal sangue del cordone ombelicale. Alla fine di agosto l’Ufsp aveva radiato la banca dall’elenco dei titolari di autorizzazione, dopo che la filiale di Plan-les-Ouates era stata cancellata dal registro di commercio del Canton Ginevra, dopo l’annuncio che l’azienda aveva trasferito in Polonia le cellule staminali conservate (secondo sue stesse indicazioni) e i referenti non risultavano più raggiungibili dalle autorità. Le indagini dell’ufficio federale sono state condotte con Swissmedic, l’Istituto svizzero per gli agenti terapeutici. Quest’ultimo ha revocato a Cryo-Save l’autorizzazione all’impiego di tessuti del cordone ombelicale e, a fine di agosto, ha avviato un procedimento penale sotto la propria competenza per presunte violazioni della legge sugli agenti terapeutici e della legge sui trapianti. A tale riguardo Swissmedic in coordinamento con l’Ufsp ha effettuato a metà settembre varie perquisizioni.

Ufsp e Swissmedic hanno fornito le modalità di contatto a tutte le persone che avevano depositato sangue o tessuti del cordone ombelicale presso Cryo-Save. In un modello di risposta standard alle persone interessate dalla vicenda, disponibile sul sito dell’Ufficio l’ente afferma che “bisogna presupporre che attualmente non vi siano cellule staminali del cordone ombelicale conservate a Plan-les-Ouates” e che sono “in corso accertamenti in questo senso”. La lettera fornisce un link ai clienti della Cryo-Save con indicazioni su come informarsi sui loro campioni. Il contratto firmato dovrebbe contenere accordi sul destino di tali cellule staminali nel caso in cui l’azienda cessasse l’attività. Se gli accordi contrattuali non dovessero essere rispettati, la questione non sarebbe di competenza del diritto dei trapianti o degli agenti terapeutici (secondo la normativa svizzera), bensì del diritto civile, che offre la possibilità ai clienti di agire nei confronti dell’azienda.

La CryoSave si difende e in una nota sostiene di aver “mantenuto senza compromessi l’alta qualità dei servizi e ha trasferito completamente la sua attività, informando per tempo le autorità svizzere”. Il tutto, secondo quanto si legge in una lettera inviata alle famiglie che hanno stipulato contratti con Cryo-Save, dopo il trasferimento dei campioni di tessuto cordonale da un laboratorio di Ginevra ad un altro con sede a Varsavia, in Polonia, in seguito all’accordo tra Cryo-Save e PBKM FamiCord Group, siglato il 22 febbraio.

La società sottolinea che il 7 marzo ha informato le autorità svizzere della sua intenzione di spostare i campioni in Polonia e il 2 luglio l’Ufficio federale della sanità pubblica e Swissmedic, l’autorità svizzera di sorveglianza sono stati informati che nel Paese non sono sarebbero conservati altri campioni, dal momento che il laboratorio di Ginevra aveva interrotto le attività. “Di conseguenza – si legge nella lettera – non era necessario e giustificato mantenere in essere l’autorizzazione federale per importare, esportare, elaborare e conservare le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale”. La lettera della Cryo-Save lascia l’incertezza alle famiglie nel passaggio in cui si dice che “i contenitori con il materiale biologico della maggior parte dei clienti sono stati trasportati in Polonia”. Resta da capire la restante parte dove e se è ancora conservata.