Società

“Sulla Riviera Romagnola abbiamo aperto il primo lido per malati gravi. Qui la disabilità si annulla”

Nel 2017 Debora Donati ha percorso insieme a suo marito Dario, malato di Sla, oltre 800 chilometri per raggiungere una spiaggia finalmente accessibile, in Puglia. E così ha deciso di proporre la nascita di un luogo accessibile ai disabili anche a Punta Marina Terme, in provincia di Ravenna. "Tutto quello che riceviamo è sempre più di quello che doniamo"

“A un certo punto ti rendi conto che la disabilità, qui dentro, non esiste più. Non ci fai più caso”. Debora Donati nel 2017 ha percorso insieme a suo marito Dario (malato di Sla) oltre 800 chilometri per raggiungere una spiaggia finalmente accessibile, in Puglia. “Eravamo partiti col nostro pulmino – racconta – per raggiungere un luogo adatto. Al ritorno, così, ci siamo chiesti perché non provarci anche sulla nostra splendida riviera?”. Nasce così, nel luglio 2018, a Punta Marina Terme (in provincia di Ravenna) la prima spiaggia completamente accessibile dell’Emilia Romagna, anche ai malati gravi. C’è chi arriva da Milano, chi da Brescia, Bergamo, chi dall’Ucraina, chi da Cremona e chi da Venezia. “I nostri ospiti vengono soprattutto dal Nord, considerando che siamo la prima delle (uniche) tre spiagge completamente accessibili in Italia: la prima nata in Puglia, ‘Io Posso’, e l’altra in Sardegna.

Nel primo anno di apertura del lido ‘Tutti al mare’ ci sono stati 280 volontari (infermieri, medici, operatori specializzati) e quasi 100 ospiti. “Quest’anno le richieste sono raddoppiate, i posti sono aumentati, la collaborazione si è estesa anche ai treni e ai pullman che arrivano fino qui, la struttura è più grande e ci raggiungono anche dall’estero”, spiega Debora, sorridendo. La passerella si spinge fino a pochi centimetri dall’acqua: così anche una persona con gravissima disabilità motoria può sentire il profumo del mare. E fare poi il bagno. “Bisogna capire che una persona con gravi disabilità (come nel caso dei malati di Sla) non può accedere a una spiaggia qualsiasi: necessita di ombra, sollevatori, colonnine per la corrente elettrica”, aggiunge Debora. Nell’aprile del 2018 suo marito è morto. “Ma non ci siamo fermati, e ad agosto – ricorda – abbiamo voluto aprire lo stesso a Punta Marina, anche in suo ricordo e in suo onore”.

Ogni mattina alle 8 si ritrovano i gruppi di volontari per organizzare la giornata in spiaggia, si finisce l’allestimento, si sistemano i lettini e gli ausili e ci si prepara ad accogliere gli ospiti. Alle 9 l’arrivo dei primi gruppi. Alle 10.30, tutti in acqua. Tra le novità di quest’anno un pedalò attrezzato, che permette anche a malati gravi di fare un giro in mare e godersi la brezza; ma anche il cane Yuma (per la pet therapy) e una bicicletta speciale con cui le famiglie scorrazzano per il lido e il lungomare. Ogni mercoledì c’è poi la possibilità di fare un giro in barca a vela per tutta la giornata. Di sera gli ospiti tornano negli appartamenti allestiti, ma anche nei vari alberghi convenzionati, nei campeggi delle vicinanze. Nel solo mese di luglio si sono registrate 120 presenze (rispetto alle 95 del 2018); 240 sono i volontari registrati dal 29 giugno.

Dal Comune di Ravenna alla Regione Emilia Romagna: tutti, nel proprio piccolo, hanno fatto la propria parte. “Hanno accolto la nostra idea con entusiasmo – ricorda Debora – facendo tutto il possibile per venirci incontro”. Eppure c’è ancora molto da fare. Prima di tutto, rendere la struttura definitiva: “È il nostro obiettivo per il 2020: ogni anno al termine della stagione balneare dobbiamo smontare tutto. Vorremmo rendere questa spiaggia più strutturata e stabile”. E, soprattutto, rendere la cittadina finalmente a misura di disabile: “Mi auguro che il Comune (che ce l’ha promesso) sistemi gli alloggi, i parcheggi, i marciapiedi. Che ci sia una sensibilità in più. Chi viene da noi da Milano fa il giro in pedalò, in bici, ma poi non trova un ristorante dove può mangiare perché non è attrezzato”.

Quest’anno poi tanti gruppi parrocchiali hanno deciso di collaborare al progetto. Ci sono ragazzi che suonano la chitarra, che imparano ad usare i sollevatori per assistere un malato, che gonfiano i materassini e aiutano un ospite ad andare in acqua. “Niente di tutto questo li impressiona – spiega Debora –. Anzi, è come se la disabilità, a un certo punto, si annullasse”. C’è poi una famiglia venuta da Soncino, 7mila abitanti in provincia di Cremona: un ospite malato di Sla è arrivato accompagnato da sua moglie e sua suocera. “Mentre faceva il suo primo bagno abbiamo ricevuto numerosi messaggi dai suoi compaesani. E così abbiamo scoperto che avevano raccolto i soldi per regalare un viaggio al loro amico. Spesso si parla di famiglie che stanno a casa tutto l’anno – confessa Debora –. E invece stavolta dietro di lui c’era un’intera comunità”. Il lido è completamente gratuito, ma Debora ci tiene a precisare una cosa: “Per noi ogni ospite, ogni storia, ogni volontario è unico. Tutto quello che riceviamo è sempre più di quello che doniamo. Dario? Ogni sorriso – conclude – di ogni ospite, è rivolto al cielo. È un grazie”.