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Hong Kong, cariche e scontri nell’aeroporto. Pechino alle Nazioni Unite: “Stop interferenze”. Trump: “La Cina invia l’esercito al confine”

I dimostranti sono da venerdì nello scalo per attirare l’attenzione internazionale sul progetto di legge che autorizzerebbe le estradizioni verso Pechino. La protesta si è radicalizzata: voli bloccati per 2 giorni di fila e scontri tra polizia e manifestanti. L'Onu: "Inchiesta sui comportamenti delle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti"

Hong Kong è ancora nel caos. Per il secondo giorno consecutivo l’aeroporto della città, ottavo aeroporto internazionale più frequentato al mondo, è bloccato. Migliaia di manifestanti continuano a occupare la sala degli arrivi e l’ingresso ai banchi, mentre le forze dell’ordine si sono ritirate dopo gli scontri. La situazione è arrivata anche all’attenzione dell’Onu, che ha espresso una condanna nei confronti delle azioni della polizia.

In serata Donald Trump ha scritto su Twitter che Pechino sta mobilitando l’esercito: “La nostra intelligence ci ha informato che il Governo Cinese sta muovendo truppe verso il confine con Hong Kong – è il messaggio del presidente degli Stati Uniti – Tutti dovrebbero stare calmi e in sicurezza”.

Intanto Pochino fa sentire la propria voce a Ginevra. La Missione diplomatica cinese alle Nazioni Unite ha denunciato la “dichiarazione ingiustificata” sulle manifestazioni a Hong Kong dell’Alto Commissariato per i diritti umani. “Tale dichiarazione – afferma – contraddice i fatti, interferisce con quanto accade a Hong Kong, che sono affari interni della Cina, e invia un segnale sbagliato a criminali violenti. Le manifestazioni hanno recentemente preso una piega violenta con comportamenti che non hanno nulla a che fare con una manifestazione pacifica”.

Il governo centrale cinese sostiene le autorità di Hong Kong e l’operato delle forze dell’ordine, prosegue il comunicato della Cina che evoca inoltra alcune violenze che mostrano una tendenza a ricorrere al terrorismo. “Pechino esorta quindi l’Ufficio Onu per i diritti umani a cessare di interferire negli affari di Hong Kong nonché a smettere di fare commenti irresponsabili“, conclude il comunicato del portavoce della missione.

LA GIORNATA – Sono 700 gli arresti dei manifestanti dall’inizio delle proteste contro la legge che consente l’estradizione di persone sospettate di alcuni reati in Cina, il 9 giugno. Nel pomeriggio di oggi gli scontri si sono acuiti. Secondo quanto riporta la Cnn, almeno cinque furgoni della polizia sono arrivati all’aeroporto, mentre i partecipanti al sit-in pro-democrazia hanno allestito barricate per rallentarne l’avanzamento. Gli agenti in assetto anti-sommossa hanno tentato di superare le barricate, sotto il lancio di oggetti al quale hanno risposto utilizzando spray al peperoncino. Le forze dell’ordine si sono poi ritirate, con le squadre-antisommossa che sono state le ultime a lasciare la zona esterna dello scalo. Il tutto è avvenuto alla presenza dei turisti in attesa dei voli.

Durante la giornata i dimostranti hanno anche trattenuto per alcune ore un uomo, accusandolo di essere un poliziotto sotto copertura e lo hanno rilasciato solo dopo le insistenti richieste e dopo un rischio di svenimento del sequestrato. Si tratta di un giornalista cinese del tabloid statale di Pechino Global Times. A riferirlo è il caporedattore del quotidiano cinese su Twitter: “È il giornalista. Non ha altro compito se non quello di riportare notizie. Chiedo ai manifestanti di rilasciarlo”.

I dimostranti sono da venerdì 9 agosto nello scalo, per lo più vestiti di nero per sensibilizzare i turisti di passaggio e attirare l’attenzione internazionale. “Scusate per l’inconveniente, ma stiamo lottando per la sopravvivenza“, si legge in uno dei tanti cartelli affissi nell’aeroporto, vicino a “HK to freedom”, “Hong Kong verso la libertà”, lo slogan scelto per la finta carta d’imbarco con cui sui social è stata sponsorizzata la protesta. Intanto il capo del governo locale pro Pechino Carrie Lam ha lanciato un avvertimento ai manifestanti anti-governativi, chiedendo loro di non spingere la città verso “l’abisso”. Hong Kong, ha detto Lam nel corso di una conferenza stampa, ha “raggiunto una situazione pericolosa” e ulteriori violenze potrebbero portarla al “punto di non ritorno“. La società di analisi ForwardKeys, secondo quanto riportato dalla Cnn, ha calcolato che nei 27 giorni tra il 14 luglio e il 9 agosto, le prenotazioni di voli dall’Asia – esclusa la Cina continentale e Taiwan – sono diminuite del 33,4% e del 20% nelle otto settimane dal 16 giugno al 9 agosto, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. “Ora – scrive la società in una nota – ci sono prove chiare che le proteste hanno invertito una tendenza di viaggio positiva, nella quale le prenotazioni per i primi sei mesi e mezzo dell’anno sono aumentate del 6,6% rispetto al 2018”.

Dopo il fine settimana la protesta si è radicalizzata: nel nono weekend di mobilitazioni da giugno contro il progetto di legge che autorizzerebbe le estradizioni verso la Cina, le violenze della polizia contro le persone scese in strada sono state particolarmente forti: “La polizia di Hong Kong ha usato ancora una volta gas lacrimogeni e proiettili di gomma in una modalità che non ha rispettato gli standard internazionali. Sparare contro i manifestanti in ritirata in aree ristrette dove avevano poco tempo per andarsene va contro il presunto obiettivo di disperdere una folla”, ha dichiarato Man-Kei Tam, direttore di Amnesty International Hong Kong. Le persone rimaste ferite domenica sono 45, due delle quali in condizioni gravi, in particolare una donna con gravi ferite al volto. E dopo gli ultimi scontri la polizia ha deciso di dispiegare un nuovo mezzo per affrontare i dimostranti: camion con cannoni ad acqua.

Ad esprimere preoccupazione per la situazione si aggiunge anche l’Alto Commissario Onu per i diritti umani, che ha chiesto l’apertura immediata di un’inchiesta sui comportamenti delle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti. L’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha infatti esaminato prove ritenute credibili di agenti che impiegano armi non letali in modi proibiti da norme e standard internazionali in reazione alle proteste. L’Ufficio – ha affermato un portavoce – esorta le autorità di Hong Kong a indagare immediatamente questi incidenti. I manifestanti sono stati arrestati per reati tra cui “aver preso parte a una rivolta”, assemblea illegale, aggressione di agenti di polizia, resistenza all’arresto e possesso di armi offensive. Se giudicati colpevoli, rischiano fino a 10 anni di prigione. Tra gli accusati ci sono anche alcuni giovanissimi, come una ragazza di 16 anni.