Lavoro & Precari

Regione Lazio, ok alla legge anti-caporalato. Le novità: “Centri per informare i lavoratori e indici per individuare le ditte che sfruttano”

Il Consiglio regionale ha approvato con 26 voti favorevoli su 31 e 4 astenuti il provvedimento firmato dai consiglieri Marta Bonafoni della Lista Zingaretti e Alessandro Capriccioli, esponente dei Radicali. Marco Omizzolo, ricercatore: "E' un testo necessario, coerente con la legge 199"

Da questa notte anche il Lazio ha una legge contro il caporalato. Il Consiglio regionale presieduto da Mauro Buschini ha approvato con 26 voti favorevoli su 31 e 4 astenuti il provvedimento intitolato “Disposizioni per contrastare il fenomeno del lavoro irregolare e dello sfruttamento dei lavoratori in agricoltura“, un testo sintesi delle proposte presentate dalla giunta – su iniziativa degli assessori al Lavoro e all’Agricoltura – e dal Consiglio, e firmato dai consiglieri Marta Bonafoni della Lista Zingaretti e Alessandro Capriccioli, esponente dei Radicali.

“E’ un testo coerente con la legge 199, che a livello nazionale si propone di contrastare il fenomeno – spiega Marco Omizzolo, sociologo e docente universitario, tra gli ispiratori del provvedimento – e che contiene due elementi di novità. In primo luogo, finalmente si propone un approccio sociale al tema: non solo controlli, arresti e confische da parte delle forze dell’ordine, il testo propone un ruolo attivo del terzo settore con i lavoratori stranieri gravemente sfruttati che devono essere inseriti in un percorso di formazione. Quindi la legge prevede di avviare nei territori più esposti centri qualificati affidati a professionisti in cui si insegnano loro i loro diritti, ma anche l’italiano sindacale, quello che serve per leggere le buste paga e i contratti di lavoro, per capire chi è il caporale e chi è il trafficante, chi è e quale ruolo ha il padrone. Non puoi semplicemente dire al bracciate sfruttato di fare una denuncia, ma bisogna spiegargli cos’è una denuncia, cosa comporta, cos’è un processo o metterlo banalmente al corrente del fatto che il rinnovo della carta d’identità costa 20 euro, in alcuni comuni 15 per via telematica, e non 800 euro come in molti casi è stato fatto pagare nella provincia di Latina, dove 400 euro restavano al caporale e gli altri 400 andavano al funzionario pubblico”.

L’altro elemento di novità, spiega Omizzolo, è di carattere sperimentale: “Il testo introduce i cosiddetti indici di congruità, cioè è previsto che si studino tutti quei casi anomali in cui un’azienda ha 100 ettari di terreno coltivati a cocomeri con soli tre lavoratori regolarmente contrattualizzati come braccianti riesca a raccogliere tutti i cocomeri in soli tre giorni – prosegue Omizzoli, ricercatore Eurispes e responsabile scientifico della associazione In Migrazione – Oggi un’anomalia come questa viene letta solo dagli addetti ai lavoratori, non le istituzioni. Rilevare questa incongruenza può avviare un controllo su quell’azienda”.

“Per combattere il fenomeno è necessario l’apporto di tutti, istituzioni, imprese, organizzazioni sindacali e associazioni del terzo settore – commenta in una nota il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti – Il pregio della nostra Legge sta anche in questo: aver delineato un sistema organico che coinvolge e impegna tutti questi soggetti, fino a interessare i cittadini-consumatori con campagne di informazione per scelte più consapevoli. Non ultimo, sono state introdotte delle forme di protezione per i soggetti che denunciano lo sfruttamento, perché è giusto che un’istituzione si faccia carico di chi si espone personalmente anche nell’interesse della collettività”.