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Cina, morto Li Peng: da premier annunciò la legge marziale durante le proteste di piazza Tienanmen

Il politico aveva 91 anni ed era noto come il "macellaio di Pechino" per la sua responsabilità nella repressione del movimento studentesco che chiedeva riforme democratiche. Si era ritirato dalla politica nel 2002, dopo essersi dimesso dal ruolo di presidente del Comitato dell'Assemblea Popolare Nazionale

È morto Li Peng, l’ex premier cinese responsabile della repressione delle proteste di piazza Tienanmen. Aveva 91 anni. Ad annunciarlo è l’agenzia di stampa di Stato cinese Xinhua, precisando che è deceduto lunedì 22 luglio alle 23.15 locali “a seguito di una malattia il cui trattamento si è rivelato inefficace”. Con il presidente della Repubblica, Yang Shangkun, il 20 maggio 1989 decretò la legge marziale per reprimere il movimento studentesco a Pechino.

Li Peng aveva aderito al Partito comunista cinese nel 1945. Tra il 1948 e il 1955 completò la propria formazione di ingegnere in URSS. Nel 1982 divenne membro del Comitato centrale del partito e successivamente dell’Ufficio politico e della Segreteria del partito. Fu ministro dell’Energia elettrica, dell’Educazione e primo ministro della Repubblica Popolare cinese. Il politico divenne noto come il “macellaio di Pechino” per le responsabilità nella violenta repressione del movimento universitario, che si era allargato anche agli studenti e ai lavoratori, le cui proteste erano iniziate nell’aprile del 1989: le mobilitazioni furono bloccate il 4 giugno dello stesso anno.

I manifestanti chiedevano riforme, soluzioni per corruzione e nepotismo, e l’aumento salariale. Ma il primo ministro Li Peng e il presidente della Repubblica Yang Shangkun temevano che le riforme politiche ostacolassero il processo di apertura del mercato che stava avviando il Paese alla grande trasformazione economica. Il 4 giugno, quindi, il movimento venne represso dall’esercito: le stime delle vittime vanno tra le 400 e le 2500. Li Peng fino al 2002, quando si è ritirato definitivamente dalla politica, è stato presidente del Comitato Permanente dell’Assemblea Popolare Nazionale, nonostante la sua scarsa popolarità.