Giustizia & Impunità

Morti amianto, assolti anche in appello gli ex vertici di Fiat, Alfa Romeo e Lancia

Gli ex vertici e ex manager erano imputati per quindici casi di operai morti per forme tumorali provocate dall’esposizione all’amianto dopo aver lavorato negli stabilimento dell’Alfa Romeo di Arese, in provincia di Milano. La Procura aveva chiesto condanne tra i 5 e gli 8 anni

Sono stati assolti anche in appello gli ex vertici e ex manager di Fiat, Alfa Romeo e Alfa, imputati per quindici casi di operai morti per forme tumorali provocate dall’esposizione all’amianto dopo aver lavorato negli stabilimenti dell’Alfa Romeo di Arese, in provincia di Milano. I giudici della quinta sezione della corte d’Appello di Milano hanno confermato l’assoluzione decisa dal Tribunale per l’ex amministratore delegato di Fiat Auto Paolo Cantarella, per l’ex presidente Fiat Giorgio Garuzzo, per l’ex presidente di Lancia Industriale Pietro Fusaro e per altri due ex amministratori delegati di Alfa Romeo. La Procura generale di Milano aveva chiesto condanne tra i 5 e gli 8 anni di reclusione per omicidio colposo.

Confermata, quindi, l’assoluzione decisa in primo grado nel 2017. Anche nel precedente grado di giudizio i pm avevano chiesto le condanne per gli ex manager che, secondo l’accusa, nel periodo al centro delle indagini, tra gli anni ’70 e gli anni ’90, non hanno adottato le necessarie misure di prevenzione per proteggere i lavoratori dal rischio amianto. Ma per il Tribunale non era stato possibile accertare se l’amianto presente nello stabilimento dell’Alfa Romeo di Arese (Milano), tra la metà degli anni ‘70 e metà anni ‘90, “abbia causato, o concorso a causare, i decessi per tumore polmonare o mesotelioma pleurico dei 15 lavoratori”.