Diritti

Toscana, da più di 2 mesi le femministe protestano contro l’accordo della giunta di centrosinistra con gruppi antiaborto

La giunta guidata da Enrico Rossi (da poco rientrato nel Pd) ha licenziato l'intesa con il Forum delle associazioni pro vita che per in tre anni riceveranno 195mila euro e potranno entrare nei consultori pubblici. Le attiviste di Non una di meno e dei centri antiviolenza da fine marzo hanno interrotto per 4 volte il consiglio chiedendo che venga stralciata la delibera: "Non ci fermeremo"

Hanno interrotto e occupato per due volte il consiglio regionale e continueranno a farlo ad oltranza. Fino a quando la Regione Toscana non deciderà di stralciare l’accordo con il Forum delle associazioni “Pro-vita” che prevede anche l’ingresso degli attivisti “no aborto” nei consultori regionali. La Toscana è da sempre considerata una delle Regioni all’avanguardia in Italia sul tema dei diritti delle donne e sull’applicazione della legge 194, ma ad ottobre scorso la giunta di Enrico Rossi (da poco rientrato nel Partito democratico) ha deciso di finanziare il “Forum Toscano delle Associazioni dei diritti della famiglia” con un piano triennale da 65mila euro l’anno fino al 2020 (totale 195 mila). Quando se ne sono accorte, le femministe di “Non una di Meno” e del Coordinamento dei centri antiviolenza della Toscana (Tosca) hanno deciso di andare a protestare in consiglio regionale sventolando mutande e bandane fucsia: hanno interrotto la seduta del 26 marzo, poi di nuovo due volte a maggio e l’11 giugno scorso. “Dare un finanziamento di questo tipo al Forum delle famiglie che è contro l’applicazione della 194 e all’interruzione di gravidanza, è un messaggio chiaro – dice al fattoquotidiano.it Giovanna Zitiello della Casa della Donna di Pisa –. La Regione trova soldi per le associazioni ‘pro vita’ e non per i consultori”. Dalla giunta regionale replicano sostenendo che la delibera rientra pienamente nel quadro della legge 194 e che “se è per questo la Toscana è anche la regione che concede preservativi gratuiti nei consultori e nelle università”. Il riferimento, proprio come già successo nel caso del Comune di Verona che a ottobre scorso ha approvato una mozione che finanzia le associazioni antiabortiste, è alla parte della legge che parla del ruolo dei consultori come luogo per informare le donne sui loro diritti e anche per “contribuire a far superare le cause che possono portare all’interruzione della gravidanza”.


L’accordo – Nella delibera, seguita da un accordo firmato lo scorso 28 gennaio, si parla della volontà della Regione Toscana di consolidare “una proficua collaborazione” con le associazioni per i diritti della famiglia “finalizzata a rafforzare la rete regionale dei servizi territoriali ed a offrire alle famiglie maggiore opportunità di ascolto, orientamento e sostegno, in raccordo e in collaborazione con i servizi pubblici e privati presenti sul territorio”. Poi, nell’accordo firmato dalle parti il 28 gennaio si legge (articolo 3) che l’obiettivo sarà quello di “rimuovere le cause” per l’interruzione volontaria di gravidanza. Non solo: il personale del Consultorio si occuperà anche di informare la donna delle misure a suo sostengo e poi di contattare il Cav (Centro di aiuto alla vita) del posto legato al “Movimento per la vita”. La delibera, che mette nero su bianco un rapporto consolidato nel tempo, prevede un finanziamento totale da 195mila euro in tre anni così ripartiti: 11.000 per il 2017, 65.000 per il 2018 e i restanti 42.000 per quest’anno.

La protesta delle femministe – L’accordo con il Forum delle associazioni “Pro Vita” – che nel suo statuto ha come finalità “la promozione e la salvaguardia dei valori della famiglia come ‘società naturale fondata sul matrimonio’” – è contestato da mesi dalle associazioni toscane che si battono per la difesa dei diritti delle donne. La Casa delle Donne di Viareggio accusa la regione, oltre al finanziamento da quasi 200 mila euro, di dare ai movimenti pro-vita “l’opportunità di operare nei consultori pubblici per contrastare il diritto ad interrompere la gravidanza”. Per questo le femminsiste hanno iniziato la protesta in consiglio regionale, che andrà avanti ad oltranza fino a che l’accordo non sarà stracciato. L’assessore alla Sanità Stefania Saccardi si è difesa dicendo che la condizione “sine qua non” con le associazioni pro-vita è quella secondo cui queste ultime non dovranno interferire sulla scelta delle donne e una settimana fa il governatore Enrico Rossi ha anche incontrato le associazioni femministe in una riunione “interlocutoria” per ascoltare le loro ragioni. Queste ultime però si sono dette non ancora “soddisfatte” nonostante le rassicurazioni: il ritiro della delibera non c’è stato.

“Continueremo a protestare” – “Siamo molto preoccupate dal vento generale che sta spirando in Toscana e in tutta Italia – continua Zitiello – il Congresso di Verona per la famiglia tradizionale (promosso da antiabortisti ed estrema destra ndr) è stato un segnale molto preoccupante di quello che sta succedendo nel Paese e questo caso dimostra come ancora una volta il Forum per la difesa della famiglia venga accontentato a discapito dei diritti delle donne. Noi continueremo a protestare: la Regione invece di finanziare i consultori e le politiche contraccettive e di prevenzione, preferisce dare soldi ai pro vita”.

Twitter: @salvini_giacomo