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Hong Kong, “2 milioni in piazza per la nuova marcia contro le estradizioni in Cina”

Per la polizia i partecipanti erano solo 338mila. Pechino è accusata di "uccidere" i residenti dell'ex colonia. La pausa di riflessione della governatrice non basta ai manifestanti che chiedono la revoca della legge

Sarebbero quasi 2 milioni, secondo gli organizzatori del Civil Human Rights Front, le persone che domenica sono di nuovo scese in piazza a Hong Kong per protestare contro il progetto di legge che autorizza l’estradizione in Cina, anche se sabato la governatrice dell’ex colonia britannica Carrie Lam ha annunciato la sua decisione di “sospendere” l’iter per l’approvazione.

L’ex colonia britannica ha una popolazione di poco superiore a 7,4 milioni di persone. La polizia di Hong Kong ha invece stimato in 338.000 il numero di partecipanti alla manifestazione. Secondo i media locali, la valutazione tiene conto solo del percorso del corteo deciso alla vigilia e non delle ulteriori aperture di altre strade e corsie autorizzate nel corso della giornata. Domenica 9 giugno, alla prima manifestazione, la polizia parlò di poco più di 200.000 persone rispetto al milione degli organizzatori.

Gli attivisti si sono radunati  a Victoria Square vestiti di nero, con fiori bianchi in segno di lutto per il loro compagno morto sabato, con striscioni contro la Cina, accusata di “uccidere” i residenti di Hong Kong, o in cui si precisa che “gli studenti non incitano alla rivolta”, dopo che la governatrice mercoledì scorso aveva accusato i manifestanti di partecipare a una “rivolta organizzata“.

Proteste contro la legge si sono svolte sabato della scorsa settimana e mercoledì. Carrie Lam sabato ha parlato di una “pausa di riflessione“, ma chi è sceso in piazza enuncia che si tratta solo di un tentativo di temporeggiare e chiede che il progetto di legge venga definitivamente abbandonato. Il 35enne soprannominato Leung è morto sabato, caduto per essersi arrampicato per issare un banner con la scritta “Make Love! No Shoot! No Extradition to China” nel centro di Hong Kong. Il caso è considerato dalle autorità come suicidio.

Secondo i media locali, la polizia ha aperto più corsie stradali alla marea di gente e dopo quasi due ore dall’inizio della marcia, c’erano ancora molte persone che dovevano uscire dalle fermate della metropolitana nel cuore dell’ex colonia. Carrie Lam era il bersaglio principale dei manifestanti: tra slogan come “dimettiti”, “vergognati” e “libertà”, la folla scivola via da Victoria Park attraverso Hennessy Road, nel percorso di tre chilometri che ha richiesto diverso tempo per il suo completamento fino all’Admiralty, a causa della massiccia partecipazione.

Dal canto suo la governatrice di Hong Kong si è scusata con l’opinione pubblica per il modo in cui il governo ha portato avanti il controverso progetto di legge e ha riconosciuto che “carenze da parte del governo hanno provocato grandi contraddizioni e dispute nella comunità di Hong Kong. Per questo, in molti sono rimasti delusi e intristiti. La chief executive si scusa con i cittadini e promette di accettare le critiche con la maggiore sincerità e umiltà possibili”.