Giustizia & Impunità

Torino, maresciallo della Brigata Alpini Taurinense indagato per molestie su tre soldatesse. Esercito: “Tolleranza zero”

L’inchiesta coordinata dal pm Barbara Badellino riguarda episodi che, secondo l’accusa, si sarebbero verificati tra il gennaio 2017 e lo stesso mese del 2018, quando il militare avrebbe molestato tre soldatesse durante delle esercitazioni di sci

È stato sospeso già da novembre e nelle ultime ore è stato raggiunto da un avviso di fine indagini il maresciallo della Brigata Alpina Taurinense accusato di molestie nei confronti di tre soldatesse. Lo ha reso noto lo Stato Maggiore dell’Esercito, precisando che “laddove le accuse fossero confermate, si tratta di comportamenti indegni, inaccettabili e immorali, ancora più gravi per uomini e donne che indossano l’uniforme e rappresentano lo Stato”. Nell’ambito della stessa inchiesta, anticipata dal dorso torinese del Corriere della Sera, un tenente colonnello è indagato per favoreggiamento e un capitano per omessa denuncia.

L’inchiesta coordinata dal pm Barbara Badellino riguarda episodi che, secondo l’accusa, si sarebbero verificati tra il gennaio 2017 e lo stesso mese del 2018, quando il militare avrebbe molestato tre soldatesse durante alcune esercitazioni di sci. Un comportamento che, dopo la confidenza di una delle vittime a un carabiniere, che ha segnalato il caso facendo partire gli accertamenti, è costato al maresciallo un’accusa per violenza sessuale.

“Tolleranza zero nel contrastare tali inammissibili condotte” arriva dall’Esercito, che conferma “totale condanna, nessuna giustificazione e pieno rigore nel perseguire i comportamenti che violano i principi e i valori su cui si fonda l’Istituzione”. Nel confermare la “massima collaborazione e trasparenza con gli organi inquirenti”, lo Stato Maggiore conclude ricordando che “chi si macchia di tali comportamenti offende fortemente la dignità e l’onore di tutto il personale che, invece, con profonda integrità, professionalità e spirito di sacrificio, quotidianamente svolge il proprio dovere, in Italia e all’estero, anche a rischio della propria vita”.