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Napoletani scomparsi in Messico, l’intercettazione che incastra il boss el Quince: “Fatene ciò che credete”

Dopo mesi di attesa, lo Stato messicano ha risposto al ricorso presentato all’Onu dall’avvocato Claudio Falleti, legale delle famiglie Russo e Cimmino. L’attenzione degli inquirenti è finita anche un’intercettazione telefonica nella quale el Quince conversa presumibilmente con un capo cartello che gli chiede cosa debba fare dei due italiani

Fatene ciò che credete”. Così rispondeva a un capo cartello locale, che gli comunicava di aver ‘preso’ due italiani che si chiamano Russo, Josè Guadalupe Rodriguez Castillo, meglio noto con i soprannomi di el Quince e don Lupe, uomo forte del cartello Nueva generacion, specializzato nel traffico di droghe sintetiche ma anche in quelle tradizionali, attivo in particolare nello Stato occidentale di Jalisco. El Quince è stato arrestato a luglio 2018, con l’accusa di essere coinvolto nel rapimento di Antonio Russo, del figlio Raffaele e del nipote Vincenzo Cimmino, i tre napoletani che in Messico erano andati come venditori ambulanti di generatori elettrici e di cui si sono perse le tracce da gennaio 2018. Ancora prima erano stati arrestati anche tre agenti della polizia locale, accusati di aver rapito i tre napoletani. 

L’INTERCETTAZIONE – Dopo mesi di attesa, lo Stato messicano ha risposto al ricorso presentato all’Onu dall’avvocato Claudio Falleti, legale delle famiglie Russo e Cimmino. Ed emergono dei particolari poco rassicuranti. Perché all’attenzione degli inquirenti è finita anche un’intercettazione telefonica nella quale el Quince conversa presumibilmente con un capo cartello che gli chiede cosa debba fare dei due italiani. Il boss avrebbe lasciato all’interlocutore carta bianca. Probabilmente il riferimento era ad Antonio Russo e Vincenzo Cimmino. I due cugini, infatti, erano scomparsi dopo aver intrapreso le ricerche di Raffaele, di cui si sono perse le tracce per primo. Il figlio e il nipote lo hanno cercato, ma il suo telefono non dava segni di vita. I due ragazzi hanno seguito il segnale del Gps dell’auto noleggiata dal 60enne ma, giunti nella posizione segnalata non hanno trovato né lui, né l’auto. Hanno anche chiesto in giro se qualcuno l’avesse visto, ma nessuno ha saputo fornire informazioni utili. Durante la ricerca, Antonio e Giuseppe si sono fermati a fare benzina e sono stati avvicinati da alcuni poliziotti, che hanno intimato loro di seguirli. Da quel momento sono scomparsi nel nulla. Come fa sapere l’avvocato Falleti, c’è anche un’altra novità: sull’auto guidata da Raffaele Russo sono state trovate delle impronte digitali e si è ancora in attesa dei risultati.

LA MOBILITAZIONE – Del caso si è occupata anche l’Oma (Organizzazione Mondiale degli Avvocati) presieduta dal messicano Mario Flores Gonzales, che ha depositato ricorsi e solleciti alla Corte interamericana diritti umani, all’Onu di New York ed ha scritto al presidente messicano Andrés Manuel López Obrador. “Dopo un anno e mezzo e tanto lavoro processuale a livello internazionale – afferma Falleti – vogliamo risposte sia dai tribunali che dalla politica”. Ricevendo alla Farnesina i parenti dei cittadini italiani scomparsi, il sottosegretario Ricardo Merlo si era preso un impegno, quello di andare in Messico “per vederci chiaro”. In queste ore la partenza. Dopo Città del Messico, Merlo volerà infatti a Jalisco, regione dove i tre sono scomparsi, per incontrare il Governatore e il Procuratore Generale e informarsi direttamente circa la situazione