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Giro d’Italia, il turismo a due ruote sfonda nel Belpaese. E nascono i ‘lycrantropi’

Quasi in contemporanea con le prime tappe spettacolari del Giro d’Italia, anche la stagione delle Granfondo per gli appassionati entra nel vivo. Milioni di occhi inchiodati quotidianamente a seguire le sfide dei professionisti e a tifare Vincenzo Nibali, centinaia di migliaia di gambe impegnate a pedalare sulle strade d’Italia per le varie competizioni e manifestazioni ciclistiche, sognando di imitare lo Squalo e i suoi rivali, almeno grazie a una tutina, al casco o anche solo agli occhiali. Le sole gare cicloturistiche del circuito Prestigio arrivano anche a 20mila iscritti, per non dire della quantità di partecipanti ad alcune manifestazioni non competitive.

Seguendo questa rinnovata passione per le due ruote e le iniziative delle tante aziende dinamiche di questo settore, nascono vari nuovi appuntamenti mirati: per esempio, nel weekend scorso, in occasione della consueta Granfondo Soave Kask, al sabato si è tenuta una bella pedalata collettiva tra le strade di campagna in sella alle biciclette cosiddette “gravel”, che sono una sorta di ibrido tra corsa e fuoristrada, e hanno dato vita a una moda che dall’America del Nord si sta allargando all’Europa del Sud, dove ha trovato il terreno ideale soprattutto nelle belle zone rurali di provincia, come appunto in questa ricca porzione di Veneto vitivinicola.

Da un punto di vista del turismo la bicicletta si sta rivelando una formidabile leva di rilancio, ed è curioso notare le differenze rispetto a ciò che accadde ormai più di cent’anni fa, quando alcuni lungimiranti e illuminati imprenditori milanesi diedero vita al Touring Club d’Italia, proprio per portare le classi popolari in giro per il nostro Belpaese sulle due ruote. Oggi, negli anni Dieci del Duemila, sembra piuttosto che questa moda sia ripartita socialmente dall’alto. Nei Paesi anglosassoni si considera che la bici abbia ormai occupato il posto che fu del golf nei passatempi delle classi più agiate. Gli esperti di marketing inglesi hanno coniato la definizione di Mamil, ovvero Middle Age Man In Lycra, fenomeno sociale e di consumo battezzato da varie ricerche. La Bbc che ha subito rilanciato in chiave mediatica questo fenomeno, ha parlato di “The Rise of the Mamils”, ovvero dell’ascesa di questa nuova categoria.

Anche se si nota una generale rincorsa all’abbigliamento tecnico-professionistico in tutti gli sport più praticati, i ciclisti sono tra i più fanatici nella tribù dei nuovi “lycrantropi”. Il nuovo appassionato di ciclismo cerca di imitare in tutto e per tutto i campioni, e in Italia questo ha aperto anche opportunità imprenditoriali notevoli, come è il caso della crescita stessa della Kask, lo sponsor della Granfondo di Soave, che in pochi anni è diventata un nome mito nel suo settore. Il boom di questo ciclismo di appassionati fanatici ha stimolato gli appetiti di molti, non a caso i manager di uno dei più grandi gruppo del lusso, come Lvhm, tanto presi a scalare borsettifici per milionari come Hermes e a concentrare cantine di champagne, si sono portati a casa la maggioranza di un’azienda leader nelle biciclette per campioni come la nostra Pinarello.

E’ soprattutto il turismo a lasciarsi mordere volentieri dai “lycrantropi”, ma beneficia di questo fenomeno solo dove opportunamente indirizzato, con strade dedicate ben segnalate e coraggiose chiusure temporanee al traffico automobilistico: ci sono tanti esempi virtuosi da questo punto di vista e riguardano in prima battuta proprio le regioni più attrezzate in questo settore, come l’Alto Adige. Basti pensare ai clamorosi successi della Hero dolomites di Mtb, forse la gara più dura del mondo per mountain bikers, o della Maratona dles Dolomites, che è la Granfondo più ambita da tutti gli appassionati di bici da corsa, per non dire di manifestazioni aperte a tutti come il SellaRonda.

Un’altra zona che è riuscita con la bicicletta ad ampliare la sua offerta turistica oltre la stagione dell’estate è proverbialmente la Romagna e sarebbero soprattutto alcune regioni del Sud a poter beneficiare di questa tendenza, se gli amministratori locali si mostrassero più attenti. I dati di alcune ricerche recenti parlano di un incremento del cicloturismo in ltalia nell’ordine del più 40 per cento negli ultimi cinque anni e si pensa che questo comparto possa agevolmente raggiungere la fetta del 10% nella torta generale del turismo, dove già adesso genera 7,6 miliardi di euro di ricavi (dati Isnart-Legambiente). Ma non è solo una questione di soldi, ovviamente, perché sulla ciclabilità in Italia si gioca anche una partita ecologica di prim’ordine.