Giustizia & Impunità

Udine, rinviata a giudizio l’infermiera sospettata di avere somministrato finti vaccini ai bambini

Emanuela Petrillo dovrà ora affrontare il processo che inizierà il 24 settembre davanti al Tribunale di Udine. Alla richiesta di rinvio fatta dal pm Claudia Danelon si sono associate come parti civili sia le aziende sanitarie dove lavorava la donna che le famiglie di alcuni dei bambini

Il Tribunale di Udine ha rinviato a giudizio Emanuela Petrillo, l’infermiera trevigiana accusata di aver finto di vaccinare diversi bambini mentre era impiegata prima nel distretto sanitario del Medio Friuli (Udine) e poi nell’Usl 2 di Treviso. La richiesta di rinvio a giudizio è stata fatto dal pubblico ministero Claudia Danelon, a cui si sono associate come parti civili sia le due aziende sanitarie sia le famiglie di alcuni dei bambini. Il processo inizierà il 24 settembre.

Petrillo, 32 anni, era già stata licenziata dall’Usl 2 di Treviso due anni fa per non aver rispettato, secondo l’azienda, gli obblighi contrattuali legati allo svolgimento della propria attività. Per dare attuazione al principio di massima precauzione, le autorità sanitarie friulane erano state costrette nel 2017 a ripetere le vaccinazioni a circa 7000 bambini, somministrando di nuovo circa 20mila dosi, per una spesa di diverse centinaia di migliaia di euro. Il rinvio a giudizio è stato stabilito dal giudice dell’udienza preliminare Daniele Faleschini Barnaba. L’assistente sanitaria, che ha sempre negato le accuse, non era presente in aula.

Il processo era stato sospeso  il 21 dicembre scorso in attesa della decisione della Corte di Cassazione sulla richiesta della difesa di far svolgere il processo in un tribunale diverso da quello di Udine. Secondo gli avvocati, infatti, nei confronti dell’infermiera sussistevano infatti “motivi di legittimo sospetto” che avrebbero compromesso l’imparzialità del giudice. Un timore giustificato, a parere dei difensori, sia dal “clamore mediatico senza precedenti” nato intorno alla vicenda sia dal “malcontento dei genitori”, che avrebbero contribuito a creare un clima tale da “condizionare pesantemente le sorti del processo”. Ma ad aprile la Cassazione aveva respinto il ricorso, dando il via libera al processo.