Cronaca

Milano, è morto Gianluigi Gabetti, lo storico manager della Fiat e braccio destro di Gianni Agnelli

L'annuncio della famiglia: aveva 94 anni. Vicepresidente della Fiat dal 1993 al 1999, diventò punto di riferimento della famiglia dopo la morte di Umberto Agnelli, nel 2004

E’ morto Gianluigi Gabetti. Storico dirigente della Fiat e consigliere della famiglia Agnelli. Aveva 94 anni. Gabetti conobbe Gianni Agnelli a New York nel 1971, che gli affidò la direzione generale dell’Ifi, la finanziaria della famiglia. Vicepresidente della Fiat dal novembre 1993 al giugno 1999, diventò punto di riferimento della famiglia dopo la morte di Umberto Agnelli, nel 2004, quando propose il nome di Luca Cordero di Montezemolo per la presidenza dell’azienda automobilistica italiana. Nel 2013 era stato condannato dalla Corte d’Appello di Torino a 1 anno e 4 mesi per aggiotaggio informativo nel caso Ifil-Exor. Condanna poi caduta in prescrizione pochi mesi dopo. I funerali si svolgeranno in forma privata, mentre la messa, di cui ancora non è stata comunicata la data, si svolgerà nella chiesa della Consolata di Torino.

Laureato in Legge all’Università di Torino, entra alla sede di Torino della Banca Commerciale Italiana dove raggiunge il grado di vice direttore. Passa poi alla Olivetti e diventa presidente della Olivetti Corporation of America. Negli Stati Uniti conosce l’avvocato Agnelli, che una domenica mattina lo chiama al telefono per chiedergli di accompagnarlo a visitare il Moma. Immediatamente – è il 1971 – gli propone di diventare direttore generale dell’Ifi, la finanziaria della famiglia. Gabetti ha un giorno per pensarci e accetta. Dell’Ifi diventa anche amministratore delegato nel marzo 1972. È vicepresidente della Fiat dal novembre 1993 al giugno 1999.

Negli anni all’Ifi e all’Ifint Gabetti è il regista di operazioni di grande rilevanza. Con Enrico Cuccia, nel dicembre del ’76 conclude l’accordo che porta i libici della Libyan Arab Foreign Investment Co (Lafico) a sottoscrivere un aumento di capitale della Fiat. Dieci anni dopo, nel settembre 1986, riacquista tramite Ifil, 90 milioni di azioni Fiat ordinarie dalla Lafico, con un esborso di circa 1 miliardo di dollari, portando a poco meno del 40% la partecipazione del gruppo al capitale ordinario Fiat. A metà degli anni ’90 Gabetti lascia l’Italia per dedicarsi a investimenti internazionali attraverso l’Exor (ex Ifint) con sede a Ginevra.

Lasciate le cariche per limiti di età e ritiratosi a Ginevra nel 1999, rientra dopo poco a Torino a causa della malattia dell’avvocato Agnelli aiutare la famiglia nella logistica delle cure in Italia e all’estero. Alla morte dell’avvocato, Umberto Agnelli diventa presidente della Fiat e chiede a Gabetti di tornare in servizio affidandogli la presidenza dell’Ifil. Gabetti si occupa del riassetto del gruppo nel 2003 e dell’aumento di capitale a cascata di Ga, Ifi, Ifil e Fiat.

Nel 2004 muore Umberto Agnelli e Gabetti diventa presidente della Giovanni Agnelli e C. Sapaz, presidente dell’Ifi e dell’Ifil diventando il punto di riferimento della famiglia. Quando Giuseppe Morchio si propone per diventare presidente di Fiat, Gabetti si consulta con la famiglia Agnelli, e propone Luca Cordero di Montezemolo. Poche ore dopo, John Elkann incontra a Ginevra Sergio Marchionne e lo convince a diventare amministratore delegato.

Nel 2005 dà mandato all’avvocato Franzo Grande Stevens di studiare una soluzione che permetta alla famiglia Agnelli di mantenere il controllo sulla Fiat. Nell’aprile del 2007 John Elkann, l’erede designato, gli succede alla presidenza dell’Ifi.