Giustizia & Impunità

Napoli, l’inchiesta lumaca su Gori spa: tutto prescritto. E M5s chiede l’invio degli ispettori dal ministero di Giustizia

Interrogazione parlamentare sui nove anni tra gli avvisi di proroga e la richiesta di archiviazione della Procura di Torre Annunziata. Centinaia di assunzioni clientelari della politica, un'ipotesi di corruzione tra l’ex ad della società idrica e l’attuale vicesindaco di Piano di Sorrento, una frode in pubbliche forniture. Il pm: "Acea inviò management alla guida di Gori che aveva il compito di tessere una rete di ‘favoritismi’ per espandersi sul territorio”

Nove anni tra perquisizioni e avvisi di proroga che rivelarono i nomi dei primi cinque indagati, e l’archiviazione per prescrizione di un’inchiesta con 26 indagati su appalti pilotati e assunzioni politico-clientelari in Gori spa, la società pubblico-privata campana che gestisce il servizio idrico nelle province di Napoli e Salerno, controllata dalla multiutility romana Acea. Nove anni che hanno fatto prescrivere persino un’ipotesi di corruzione tra l’ad di Gori dell’epoca, Stefano Tempesta, e un appaltatore di Piano di Sorrento, Pasquale D’Aniello, attuale vicesindaco del piccolo comune della costiera sorrentina. Nove anni riassunti in 17 pagine di richiesta di archiviazione della Procura di Torre Annunziata, accolta dal Gip, che in alcuni passaggi suonano però molto dure. Nove anni sui quali un parlamentare del M5s, Luigi Gallo, invoca l’invio degli ispettori del ministero di Giustizia con un’interrogazione a risposta scritta in commissione Giustizia. Affinché si faccia chiarezza su tempi, modi e cause di una prescrizione con la quale “resteranno impuniti – scrive Gallo – i responsabili della cattiva gestione di uno dei principali operatori nazionali nel settore idrico ed energetico, con ingenti effetti negativi che si ripercuoteranno sui consumatori e sulle finanze dello Stato”.

Il capo degli ispettori del ministero è un ex pm di Torre Annunziata
Per una coincidenza della storia, il capo degli ispettori del ministero di Giustizia si chiama Andrea Nocera, un magistrato in aspettativa che negli anni 90 è stato sostituto procuratore proprio a Torre Annunziata. Ed è sul tavolo di Nocera che sta per approdare il dossier prodotto per rispondere all’interrogazione che prende a sua volta spunto da un articolo uscito a febbraio su Il Fatto Quotidiano che ha rivelato in esclusiva la vicenda. “Ci stiamo lavorando”, dice off the record un tecnico di alto livello del ministero a ilfattoquotidiano.it.

Le assunzioni clientelari e la “compiacenza” di esponenti del Pd
L’interrogazione parte da un deputato Cinque Stelle, Gallo, che nei prossimi giorni ne solleciterà la calendarizzazione e negli ultimi anni ha tessuto una rete di dossier e di iniziative su Gori e contro la privatizzazione dell’acqua, fino a essere sentito come teste dal pm. Il testo arriva a un ministro Cinque Stelle, Alfonso Bonafede. Si chiede in sostanza di riaprire su un altro tavolo una partita ormai morta sul fronte giudiziario ma che ha prodotto scorie ancora vive sul piano politico. Perché nella articolata richiesta di archiviazione del pm Rosa Annunziata, accolta con poche righe di adesione dal Gip Maria Concetta Criscuolo, si racconta la storia di una presunta clientela politica che vide i partiti dell’epoca, tra cui il Pd, seduti al tavolo della grande abbuffata da centinaia di assunzioni in Gori fatte dietro raccomandazione di sindaci, amministratori e politici del territorio campano.

Per capirne il perché, il pm parte spiegando come è composta Gori: per il 51% dai 76 comuni interessati dal servizio idrico e facenti parte dell’ente d’ambito sarnese-vesuviano, e per il 37% dalla Sarnese Vesuviano srl “società veicolo di Acea che in forza dei patti parasociali detiene praticamente il controllo effettivo” di Gori. Il restante 12% era frazionato tra piccole società prima operanti localmente.

Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Massa Lubrense hanno convinto la Procura a mettere nero su bianco che “le finalità del management inviato da Acea nella gestione della società Gori sono risultate mirate a ottenere in primis delle performance estremamente positive di bilancio (al fine di consolidare lo stesso titolo borsistico di Acea) piuttosto che ad ottimizzare il servizio idrico integrato dell’Ato 3”. Siamo a metà degli anni 2000 e questa politica “speculativa”, che mira all’espansione di Gori-Acea in più territori possibili, non viene contrastata perché chi doveva fare l’arbitro e controllare la correttezza della partita andrà poi a giocare in una delle squadre. Il presidente dell’Ato 3, Alberto Irace, all’epoca “vicino a Bassolino… improvvisamente lasciava la poltrona per accettare l’incarico propostogli di dirigente proprio in Acea”. Negli anni successivi ne diventerà amministratore delegato, dopo aver lavorato in Toscana come Ad di Publiacqua, incarico durante il quale conoscerà Matteo Renzi e ne diventerà amico. “Irace fu compiacente alle finalità egemoniche di Acea”, scrive il pm. Non risulta sia stato indagato.

Il pm: “Gori è riuscita a tessere una rete di favoritismi politici”
Sono gli anni in cui Acea spedisce a Piano di Sorrento, la prima sede legale di Gori, Stefano Tempesta. Sarà Ad della società dal 2002 al 2007. Sono gli anni in cui Gori “è riuscita facilmente a tessere un’intricata rete di ‘favoritismi’ consistiti quindi, per la maggior parte, in assunzioni di persone segnalate dagli stessi politici prima in Gori e, successivamente, in società compiacenti destinatarie di numerosi contratti di appalto”. Così “man mano che venivano acquisiti nuovi territori nella gestione del Servizio Idrico Integrato, il management della società Gori (dirigenti Acea), oltre a quanto disposto dalla Convenzione di gestione circa l’assunzione di tutti coloro che già lavorano presso ditte ed enti operanti nel servizio idrico del territorio, hanno iniziato una massiccia campagna di assunzioni ‘clientelari’ in modo da assicurarsi il beneplacito della politica locale”. Personale però privo di requisiti tecnici adeguati che finirà per gonfiare in maniera abnorme l’organico senza che la collettività ne tragga in cambio un servizio migliore: già 674 assunzioni nel 2007, ben più di quelle programmate, sottolinea il pm. Tanto che a un certo punto Gori, per soddisfare gli appetiti dei politici, dirotterà i loro raccomandati verso società appaltatrici, Acquaservizi ed Rdr.

Gori diventa così un carrozzone i cui costi ricadono sulle bollette dei cittadini. E l’inchiesta, che nasce quasi per caso seguendo i puntini di alcuni esposti anonimi sugli affari di D’Aniello, finisce per affrontarne genesi, gestione complessiva e ricadute sul territorio.

Nel 2010 perquisizioni e avvisi di garanzia. Nel 2019 l’archiviazione per prescrizione
Nel giugno 2010 la Finanza perquisisce alcuni indagati, tra cui D’Aniello. Nell’autunno successivo la Procura notifica cinque avvisi di proroga indagini: Tempesta, D’Aniello, e tre dirigenti di Gori, Pasquale Malavenda, Salvatore Rubbo e Giovanni Paolo Marati, ad di Gori dal 2009 al 2014 e di nuovo ad dal gennaio scorso. “È l’uomo della continuità con la vecchia gestione”, afferma Gallo, “per questo dovrebbe dimettersi”. E lo ribadisce nell’interrogazione. Ma il management della società non dipende dal ministero di Giustizia.

L’indagine raccoglierà una consulenza tecnica sui costi di gestione di Gori e una informativa della Finanza. Durante una perquisizione a Rubbo spuntò un foglio con altri 60 nomi da assumere. Per ognuno erano indicate le future mansioni e le qualifiche. Ma al dunque il lavoro inquirente rallenta, mentre il silenzio inizia ad avvolgere questa storia di cui circolavano solo notizie frammentarie, imprecise, ai limiti della leggenda metropolitana. Tutti sapevano di un’inchiesta e nessuno ne sapeva i contorni. E alla fine arriva la spugna della prescrizione. Su tutto.

L’ipotesi di associazione a delinquere tra dirigenti Acea, politici e imprenditori dei cento appalti Gori monitorati intorno a una torta da 90 milioni di euro viene derubricata dal pm a semplice “malcostume”, una “privatizzazione all’italiana” che ha perseguito “miseri interessi clientelari”. Si attesta la prescrizione di una frode in pubbliche forniture contestata a D’Aniello che secondo il pm “è provata”, ma si è conclusa nel 2009. Prescrizione anche di una ipotesi di corruzione nei rapporti tra Tempesta e D’Aniello, imprenditore di New Electra srl: quest’ultimo gli avrebbe regalato circa 40mila euro di lavori di ristrutturazione della casa dell’ad a Roma negli anni in cui Gori lo beneficiava di 3 milioni di appalti ad affidamento diretto. “Il D’Aniello – afferma il pm – da piccolo imprenditore del settore e titolare di aziende modeste ha ottenuto affidamenti di lavori di importo crescente, tanto da consentire alle sue aziende di acquisire requisiti specifici nel settore di riferimento. Orbene, pur volendo ricondurre tutti i comportamenti nel paradigma della corruzione, deve affermarsi che ad oggi sono prescritti essendo intervenuti nell’arco temporale intercorrente tra il 2005 ed il 2009”. Anche perché sono passati nove anni tra la perquisizione dell’imprenditore-politico e la definizione del procedimento.