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25 aprile, Conte: “E’ il nostro patto fondativo, da lì riscatto e rigenerazione morale. Sbaglia chi non lo festeggia”

Il capo del governo si smarca dalle posizioni del vicepremier Salvini: "Non rispondo delle sue scelte. Per me questa festa celebra la rinascita della Nazione". Di Maio: "Incredibile anche solo discuterne"

“Il patto fondativo“, non il giorno “in cui è prevalsa un’ideologia rispetto a un’altra”, ma il giorno in cui gli italiani hanno espresso la volontà di “riscatto e rigenerazione morale“, in cui hanno riconquistato “l’indipendenza, che ha avviato la rinascita della Nazione e nel quale possiamo tutti rinvenire le radici del nostro patto costituzionale”. E’ quasi un secondo giuramento quello del presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un’intervista a Repubblica in cui marca le differenze evidenti – come se ne mancassero in questi giorni – rispetto al ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini che aveva parlato del 25 aprile come un derby tra fascisti e comunisti e che oggi non celebrerà la Liberazione preferendo dei comizi in Sicilia per le elezioni amministrative. Conte si mette in scia del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ieri ha parlato della Resistenza come di un “secondo Risorgimento riprendendo un’espressione delle forze che combatterono il regime e in particolare di Carlo Rosselli, fondatore di Giustizia e Libertà, socialista liberale, morto ammazzato dai fascisti nel 1937 mentre si trovava in esilio in Francia.

“Oggi noi dobbiamo festeggiare, insieme, il nostro patto fondativo – dice Conte a Repubblica – la scelta compiuta di riprendere il futuro nelle proprie mani”. E la posizione di Salvini? “Non rispondo delle sue scelte” risponde il capo del governo. “Dico che dobbiamo distinguere – continua – All’origine di questa ricorrenza vi è una guerra civile, un evento lacerante per le coscienze di chi l’ha vissuto. Per onestà intellettuale potremmo noi stessi interrogarci su quale sarebbe stata la nostra scelta di campo se fossimo vissuti in quell’epoca”. Ma “questi dubbi – aggiunge il presidente del Consiglio – oggi non hanno motivo di sussistere e non possono contribuire ad alimentare divisioni”. Per lo stesso motivo Conte non risponde al segretario del Pd Nicola Zingaretti che ieri aveva accusato il M5s di ipocrisia perché incoerente sui valori dell’antifascismo.

Il 25 aprile, dunque, prosegue Conte, “è la data da cui origina l’affermazione dei valori della libertà, della dignità, della democrazia, della pace”. “Se dovessi spiegare a mio figlio il significato di questa data – continua il capo del governo – lo inviterei a leggere le lettere scritte dai ‘condannati a morte della Resistenza’, alcuni dei quali giovanissimi. Sono le migliori testimonianze dei drammi e degli ideali intensamente vissuti da coloro che hanno sacrificato la vita per valori che oggi rischiamo di non apprezzare, perché diamo per scontati”. In merito alla possibilità di un ritorno del fascismo, “non ritengo vi siano concrete possibilità che il nostro sistema democratico possa subire involuzioni autoritarie sino al punto di riprodurre un modello dittatoriale“, dice il premier. “I presidi democratici sono incisi nella nostra Costituzione e sono penetrati ormai a fondo nel tessuto della nostra vita sociale. Questo non significa che non dobbiamo vigilare affinché vi sia sempre, anche nel linguaggio, nel dibattito pubblico, nelle relazioni interpersonali, il massimo rispetto per i valori della dignità umana e della piena libertà personale”.

Parlando dello striscione “in onore di Mussolini” esposto dagli ultrà della Lazio a Milano, infine, Conte li definisce “episodi inqualificabili che vanno contrastati applicando le leggi che già ci sono e rafforzando, quando necessario, i presidi di legalità e l’efficienza dell’apparato sanzionatorio. Ma questi fenomeni si combattono ancora più efficacemente diffondendo, soprattutto nelle scuole, la cultura del dialogo e del rispetto della persona”, dichiara Conte. E lo sgombero di CasaPound a Roma? “Non possono esserci zone franche, di nessun colore”.

Anche il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio sembra parlare indirettamente al suo omologo della Lega. “Il 25 aprile è una giornata di festa – scrive su facebook – e le feste si celebrano, punto. Ognuno poi lo facesse come vuole, ma teniamoci stretto il ricordo di ciò che passò il nostro Paese, visto è considerato che il 25 aprile di 74 anni fa fu il momento fondante della nostra democrazia, che trova le sue radici nella Costituzione”. Di Maio definisce “incredibile” che per giorni si sia “riusciti a discutere anche di questo”. “Tutti questi problemi sulla festa rossa o sulla festa di sinistra non me li faccio. Questo finto anticonformismo non mi ha mai entusiasmato nemmeno al liceo”: il riferimento al “finto anticonformismo” appare chiaro.