Politica

Caso Siri, Conte: “Deciderò presto sulle dimissioni”. Di Maio: “Innocenza stabilita dai giudici. Salvini non faccia come B.”

Il premier e il suo vice pentastellato mettono in stand-by il futuro di Siri, accusato di corruzione. "Ci parlerò", dice il presidente del Consiglio al Corriere ricordando l'importanza della "etica pubblica". Il leader M5s a Repubblica: "Abbiamo sterilizzato il suo operato ritirando le deleghe". E sul caso del figlio di Arata: "Chiederò chiarimento politico". E il futuro del governo? "Salvini ha una vita per fare il premier, non sarà in questa legislatura", risponde Conte

Il premier dice che “deciderà presto sulle dimissioni di Siri”, il suo vice pentastellato dice che la Lega dovrebbe metterlo in panchina per un po’ perché “l’innocenza è stabilita dai giudici” e la “politica non può sostituirsi al potere giudiziario”. Quelle cose, è l’accusa sibillina, “le faceva Berlusconi”. In due interviste Giuseppe Conte e Luigi Di Maio ‘accerchiano’ il sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri, indagato per corruzione in un’inchiesta che vede coinvolto l’ex deputato di Forza Italia Paolo Arata. A due giorni dall’avviso di garanzia e a meno di 24 dalla scoperta che il figlio di Arata, Federico, è stato assunto da Giancarlo Giorgetti, le tensioni nel governo non accennano ad appianarsi.

Il premier prova a metterci una pezza, in un colloquio con il Corriere della Sera: “Il governo vivrà – assicura – Se dovesse solo vivacchiare, dovremmo tutti trarne le necessarie conseguenze, io per primo”. Eppure i messaggi a Salvini sono chiarissimi, con Conte che si mette in prima fila per provare a risolvere la questione Siri che ha spaccato la maggioranza: “Questo è un governo del cambiamento – è la sua premessa – E ho sempre cercato di rimarcare che non si tratta di una formula vuota, ma di una manifestazione programmatica per ridurre la sfiducia e il distacco dei cittadini dalle istituzioni”. E quindi, ricorda, è necessario “dare importanza all’etica pubblica”. Per questo, assicura, che parlerà con Siri e una decisione verrà presa dopo così da “avere altri elementi di valutazione nel rispetto dei diritti dell’interessato”. Con un’avvertenza: “L’etica pubblica impone di distinguere e spiegare bene al Paese, altrimenti alimentiamo la confusione. Aggiungo anche, però, se emergesse che Siri è stato latore di un interesse privato e non generale, sarebbe una questione grave a prescindere da dazioni e promesse di pagamento”.

Più esplicito è Di Maio, secondo il quale “sarebbe opportuno” che la Lega “mettesse Siri in panchina per un po’”, perché “lo devono dire i magistrati che è innocente, non la Lega. La politica non può sostituirsi al potere giudiziario. Queste cose le faceva Berlusconi”, dice a Repubblica. Un distinguo netto, evidenziato anche con la scelta immediata della revoca delle deleghe da parte di Danilo Toninelli: “Dunque abbiamo sterilizzato il suo operato”, rivendica il leader del M5s. Come era stato fatto al ministero dello Sviluppo Economico con gli emendamenti: “Diverse proposte, in più occasioni, sull’eolico. Ci sembravano strane”, aggiunge e rivela che alcune persone del suo staff sono state sentite da investigatori e inquirenti come persone informate sui fatti. Tornando anche alla carica sul conflitto di interessi: “Mi auguro di poter trovare la quadra su una norma che il Paese aspetta da 30 anni. Noi ci stiamo lavorando, spero che la votino anche la Lega, il Pd e le altre forze politiche”.

Ma la vicenda-Siri si è allargata venerdì pomeriggio, quando si è scoperto che uno dei figli di Arata – l’uomo vicino alla Lega che avrebbe tentato di corrompere il sottosegretario, stando alle ipotesi della procura di Roma – è stato assunto da Giancarlo Giorgetti al Dipartimento di programmazione economica: “Nelle prossime ore chiederò un chiarimento politico. Prima di arrivare a delle conclusioni devo parlare con loro”, dice Di Maio che in ogni caso non vede all’orizzonte una crisi di governo. “Per me va avanti”, afferma. Anche perché – a suo avviso – “non è pensabile” che la Lega chieda la guida dell’esecutivo in caso di una pesante affermazione alle Europee: “Il voto del 26 maggio non condizionerà gli equilibri. Sarebbe una forzatura”. Stessa linea del premier Conte che di non sentire “assolutamente” il fiato sul collo di Salvini: “Ha una vita davanti a sé per fare il premier, se e quando si creeranno le condizioni. Non in questa legislatura”.