Tecnologia

I bambini amano YouTube, ma il canale video non è una baby sitter

Basta un tablet collegato a Internet, che riproduce i video di YouTube, per tenere tranquillo un bambino per ore. Un'inchiesta del The Wall Street Journal però evidenzia le criticità di questa abitudine e la necessità di controllo costante da parte dei genitori.

Sono sempre di più i genitori che usano YouTube come baby sitter. Secondo un sondaggio pubblicato a novembre 2018 dal Pew Research Center, negli Stati Uniti l’81% dei genitori con figli di 11 anni permette loro di guardare YouTube; il 34% afferma che i loro bambini lo guardano regolarmente. Quanto sono sicuri per i bambini i canali YouTube? Una possibile risposta emerge da un’inchiesta del quotidiano The Wall Street Journal, ed è tutt’altro che confortante.

Tralasciando la parte di analisi che riguarda canali popolari solo Oltreoceano, il WSJ evidenzia un fatto comune in tutto il mondo: è quasi impossibile capire chi c’è dietro ai video di YouTube. Google non richiede ai fornitori di contenuti di identificarsi; praticamente chiunque può caricare video, indipendentemente dalle sue competenze o motivazioni. La questione negli USA ha creato molte polemiche in passato, ad esempio quando emerse che un famoso canale di unboxing (“spacchettamento” di giocattoli) era gestito da un’ex pornostar.

YouTube ufficialmente replica che, proprio per tutelare i bambini ed evitare di esporli a contenuti inappropriati, nel 2015 ha creato l’app YouTube Kids. “Proteggere i bambini e le famiglie è una priorità per noi” ricorda l’azienda, che sconsiglia di far accede i bambini alla piattaforma principale di YouTube. YouTube Kids è effettivamente uno strumento che consente ai genitori un buon controllo dei contenuti visualizzabili e il monitoraggio delle attività del bambino. Però tanti genitori non lo usano. Secondo gli esperti di sicurezza, la maggior parte dei bambini fruisce in via preferenziale i video della piattaforma principale, che non è tutelata.

I problemi non finiscono qui, perché YouTube tende a premiare i canali i cui video aumentano il “tempo di visualizzazione”, non quelli con maggiore contenuto istruttivo. Inoltre, l’utente è incoraggiato, alla fine di ogni video, a cliccare gli altri video che secondo l’algoritmo sono attinenti. Il risultato è che un bambino è incentivato a trascorrere ore davanti ai video.

Come gestire la situazione? Prima di tutto circoscrivendo l’uso di questo strumento, che di fatto non è una baby sitter. In secondo luogo, come consigliano gli esperti interrogati dal quotidiano statunitense, “dialogando” con la tecnologia più e in modalità migliore di come fanno i figli. Significa usare tutti gli strumenti di controllo a disposizione per assicurare ai propri bambini una navigazione sicura. Inoltre, quando il bambino ha finito di fruire dei contenuti web, andare a controllare che cos’ha visto, ed eventualmente discutere con lui dei contenuti. A pensarci bene, è un po’ come quando si va a prenderli a scuola e si chiede “Com’è andata? Cos’avete fatto? È stato interessante?”.