Politica

Direttiva ong, Stato Maggiore della Difesa sullo scontro con Salvini: “Noi operiamo secondo la prevista linea gerarchica”

La nota dopo lo scontro consumatosi martedì tra via XX Settembre e il Viminale dopo la circolare preparata da quest'ultimo sulla nave Mare Jonio e inviata non solo ai responsabili delle forze dell'ordine ma anche anche ai vertici militari. Il vicepremier: "Non mi risulta nessun tipo di irritazione di nessun vertice"

Le Forze armate svolgono la loro attività “secondo la prevista linea gerarchica“. Lo Stato Maggiore della Difesa commenta così in una nota le “notizie stampa emerse in queste ore”. Ovvero gli articoli che hanno raccontato lo scontro consumatosi nella serata di martedì tra il ministero della Difesa e quello dell’Interno dopo la direttiva emanata dal Viminale sulla nave Mare Jonio e inviata non solo ai responsabili delle forze dell’ordine ma anche anche ai vertici militari. “Le Forze Armate sono uno strumento tecnico operativo al servizio del Paese”, si legge nel comunicato, e “ogni attività viene pertanto svolta in aderenza alle indicazioni politiche e secondo la prevista linea gerarchica”. Che nel caso dei militari non parte dal Viminale, ma da via XX Settembre.

A Salvini “non risulta nessun tipo di irritazione di nessun vertice” militare, ha detto il capo del Viminale interrogato sul tema dai giornalisti a margine del question time alla Camera.”Io dialogo quotidianamente con i vertici delle forze di sicurezza e non mi risulta nessun tipo di irritazione da parte di nessun vertice” – sottolinea Salvini – “I numeri degli sbarchi, delle partenze e fortunatamente dei morti e dei dispersi dicono che stiamo gestendo bene il tema immigrazione“. E’ la terza direttiva che fa in un mese e gli indirizzi sono sempre gli stessi? “Sì, repetita iuvant”, ha replicato il vicepremier. Ma come mai si sono irritati adesso quelli della Difesa?, domandano ancora i cronisti. La risposta: “Chiedetelo al ministro della Difesa”.

Elisabetta Trenta ha parlato durante il question time alla Camera rispondendo a un’interrogazione di Fratelli d’Italia: “Il pericolo che possano aumentare gli sbarchi è reale ed esige una soluzione di ampio respiro regionale ed europeo”. Occorre, quindi, “scongiurare una crisi umanitaria, che sarebbe devastante per il popolo libico e che potrebbe avere ricadute anche sul nostro Paese”.

Tuttavia, ha proseguito il ministro replicando a un’interrogazione di Liberi e uguali, “a chi prospetta un impegno militare di qualsiasi tipologia o natura, rispondiamo che non ripeteremo gli errori del passato e non sosterremo nessun ipotetico impegno unilaterale di altri Paesi”. “Non esiste soluzione militare” per la crisi libica, ha aggiunto la Trenta. Perché “la definitiva pacificazione e stabilizzazione Libia solo con soluzione politica concordata con tutti gli attori libici”.

E ai cronisti che in Transatlantico le domandavano se aveva avuto un chiarimento con il collega Salvini, la Trenta ha risposto così: “No, io ero impegnata e lui era impegnato…”.