Cronaca

Minerbe (Vr), tonno e cracker a bambina perché genitori non in regola con mensa. Il giocatore Candreva si offre di pagare

Nella scuola elementare del Paese nel Veronese la piccola ha ricevuto la scatoletta e il pacchetto mentre i suoi compagni mangiavano il normale pasto: primo a raccontare l'episodio il quotidiano L'Arena che riferisce come l'alunna sia scoppiata a piangere. Il sindaco leghista Girardi rivendica il provvedimento preso per "tutelare chi è in regola". Il centrocampista dell'Inter lo chiama per coprire le spese

Davanti a suoi compagni di scuola che mangiavano il normale pasto, lei si è vista arrivare una scatoletta di tonno e un pacchetto di cracker: un provvedimento preso da gestori della mensa e Comune dopo che i suoi genitori non erano stati in grado di pagare regolarmente la retta. L’episodio è accaduto nei giorni scorsi alla scuola elementare ‘Giacomo Zanella’ di Minerbe, paese in provincia di Verona, a un’alunna figlia di una famiglia straniera. Primo a raccontarlo il quotidiano L’Arena, riferendo anche che la piccola, umiliata da quanto accaduto sotto gli occhi dei compagni, è scoppiata a piangere. Dopo aver letto della vicenda, il giocatore dell’Inter Antonio Candreva ha parlato con il sindaco leghista Andrea Girardi per informarlo che vorrebbe pagare la retta delle mensa.

Era stata proprio l’amministrazione comunale a decidere, dopo numerosi solleciti al pagamento verso la famiglia. “Non intendiamo ovviamente discriminare nessuno e i bambini non sono stati lasciati senza pasto, ma siamo arrivati a decine di persone che non pagavano e dovevamo far qualcosa. Non è la prima volta che succede, solo che questa volta il caso è stato montato”, si è difeso il primo cittadino parlando al Corriere della Sera. Per la segreteria provinciale del Partito democratico si tratta di un atto “discriminatorio“, per di più nei confronti di una bambina “anello debole” della vicenda.

Per due volte la bambina si era vista servire pasti uguali a quelli dei compagni, scrive L’Arena. Dopo che il Comune ha più volte sollecitato la famiglia a mettersi in regola con la retta, è arrivato il tonno con i cracker. E, riferisce il quotidiano locale, non sarebbe nemmeno la prima volta: casi del genere sarebbero avvenuti anche alla fine dello scorso anno. “Qualche volta è capitato che le insegnanti rinunciassero al proprio pasto per darlo ai bambini indigenti”, ha confidato una maestra al giornale.

L’amministrazione comunale però non rinnega la sua scelta. Il vicesindaco con delega alle politiche famigliari, Massimo Momi, si è detto “umanamente dispiaciuto per quanto accaduto”, e ha giustificato l’episodio come “un caso limite”, ma, ha aggiunto, “dobbiamo essere corretti anche nei confronti di tutte le famiglie che pagano regolarmente la mensa”. Il Comune ha precisato inoltre che segue 36 bambini con problemi economici, che godono della riduzione del buono mensa dal 40 al 50%, stanziando per questo 9mila euro in bilancio.

Una motivazione che per la segreteria provinciale Pd è invece “indecente”. Per l’opposizione “se il Comune intende colpire eventuali furbetti metta in atto le procedure per rivalersi eventualmente sui genitori e non sui bimbi“, e invita l’amministrazione “sin dalla prossima seduta consigliare a prevedere nuove misure di welfare” e a nuovi accordi con la ditta che fornisce i pasti. Secondo i democratici, inoltre, l’amministrazione ha “non solo la possibilità ma anche il dovere” di andare incontro a situazioni di difficoltà economiche e “il modus operandi della Lega rimane identico: forti con i deboli e deboli con i forti”.

Di fronte alle critiche del Pd è infine intervenuto direttamente il sindaco Girardi, ribadendo al Corsera le stesse motivazioni: “La famiglia in questione è stata più volte sollecitata, i nostri uffici hanno chiesto loro se intendevano presentare una domanda per avere una riduzione o l’esenzione, a seconda di quella che è la loro situazione patrimoniale. A tante richieste, non è arrivata nessuna risposta e abbiamo dovuto prendere provvedimenti per tutelare chi è in regola”.